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Il futuro del Pd, i tormenti dei piccoli partiti, la consistenza delle Sardine. In attesa di «un'emozione sempre più indefinibile», come cantavano i Cccp nell’ 85, il destino della sinistra italiana passa per l'Emilia Romagna. Attende Nicola Zingaretti, la cui permanenza al Nazareno è strettamente collegata allo scontro Bonaccini- Bergonzoni; attendono gli ex compagni di Articolo 1 ansiosi di rientrare nella casa madre “derenzizzata”; attendono gli alleati di Sinistra italiana, che a breve dovrebbero riunirsi in congresso; e attendono vecchi leader, pronti a tornare in campo, come Nichi Vendola. Tutti pronti a partire, ma tutti con l’angoscia che le 40 mila Sardine di Bologna non portino neanche un voto in più nelle urne progressiste.
Se il Pd uscisse con le ossa rotte dallo scontro con la Lega, le dimissioni di Nicola Zingaretti non sarebbero l’unica ovvia conseguenza. Il congresso slitterebbe a data da destinarsi e il partito potrebbe sfaldarsi. I renziani rimasti andrebbero a bussare alle porte di Italia viva e gli altri starebbero barricati in casa a sostenere la bandiera, con l’ausilio dei bersaniani, nel frattempo rientrati al Nazareno per rifondare i Ds. Senza contare le conseguenze sul governo: schiacciato sotto le macerie dell’ultima “Staligrado”. È lo scenario più temuto a sinistra, che farebbe saltare tutti i piani di riposizionamento. «A quel punto salterebbero tutti gli schemi», confessa un dirigente di Articolo 1.
Destino quasi segnato per il segretario del Pd anche prendendo in considerazione un secondo scenario: Bonaccini vince di misura, ma la lista dem crolla. Anche in quest’ipotesi Zingaretti sarebbe probabilmente costretto a mollare la presa, spostando il congresso ( attualmente concepito come confronto lampo da tenersi dopo le Regionali) a settembre. Giuseppe Conte potrebbe tirare un sospiro di sollievo, ma all’interno del Pd si aprirebbe una competizione vera per la successione alla guida. Sfidanti più quotati: l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Ago della bilancia: Dario Franceschini.
Per Nicola Zingaretti, l’unica speranza di restare in sella e forgiare il «partito nuovo» a sua immagine e somiglianza è vincere l’Emilia con un buon risultato del Pd. Ma al momento, sussurra chi ha visionato sondaggi riservati emiliano- romagnoli, sembra lo «scenario meno probabile, con le Sardine praticamente assenti fuori da Bologna». Unico punto fermo tra mille incognite: la voglia di tornare a “casa” dei dalemiani. A qualsiasi condizione.
IL RITORNO DI NICHI Voci sempre più insistenti parlano poi di un possibile ritorno in campo di Nichi Vendola, dopo la lunga assenza. L’ex leader di Sel starebbe lavorando a un nuovo progetto rosso- verde - di sinistra ed ecologista - insieme a Elly Schlein, ex civatiana candidata alle Regionali con la lista “Emilia- Romagna coraggiosa”, e Massimiliano Smeriglio, eurodeputato eletto col Pd ma vendoliano della prima ora. L’obiettivo sarebbe quello di creare un contenitore svincolato dalle beghe interne al Pd, radicale ma di governo. Una sorta di Leu 2.0. Anche su questo progetto, però, pende la mannaia delle urne emiliane e dalla consistenza della lista - a sostegno di Bonaccini - capitanata da Schlein, che non avrebbe di certo un ruolo di comparsa nel nuovo soggetto politico. Un contenitore del genere, però, potrebbe mandare a monte i piani di molti dirigenti di Articolo 1, spiazzati da una nuova proposta a sinistra e spaccati al loro interno. Ma un ritorno di Nichi, non lascerebbe di certo indifferente neanche Sinistra italiana, formazione nata dallo scioglimento del partito fondato dall’ex governatore pugliese.
IL BIVIO DI “SI” C’è infatti anche un terzo attore della sinistra parlamentare attraversato dal dibattitosul posizionamento: Sinistra italiana. Gli ex vendoliani dovranno riunirsi a congresso nei prossimi mesi. Non c’è ancora una data stabilita ma il confronto non potrà essere rimandato a lungo dopo le Regionali. Se Nicola Fratoianni non fosse più riconosciuto come l’uomo della sintesi tra l’anima radicale e quella dialogante del partito, è probabile che a contendersi la leadership saranno l’ex parlamentare Giovanni Paglia, vicino al vecchio blocco rifondarolo, e l’attuale deputato Erasmo Palazzotto, abituato a confrontarsi da tempo coi dem, come Lia Quartapelle.
Da domenica sera ognuno potrà fare i propri calcoli.