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Politica dei piccoli passi, ma soprattutto riconoscimento dell’impegno altrui: Nicola Zingaretti guida i dem coi guanti di velluto, al governo ma anche nella gestione della vittoria in Emilia. Per questo, tra le prime dichiarazioni del segretario del Pd c’è stato il ringraziamento alle Sardine. «Dalle Sardine è arrivato un contributo straordinario, che deve essere ritenuto tale da tutti», ha detto in conferenza stampa, sancendo di fatto il ruolo centrale avuto dal movimento dei ragazzi che ha riempito le piazze emiliane e nazionali. La presa d’atto del ruolo giocato dai movimenti nella tenuta dell’ultimo vero baluardo culturale del centro- sinistra è il simbolo della linea politica di Zingaretti, che si muove in due direzioni: la prima, quella di puntellare l’esecutivo nazionale cullandolo in un clima depotenziato dalle polemiche interne, con l’obiettivo di portare sempre più verso il centrosinistra i 5 Stelle suonati dalla batosta elettorale; la seconda, coagulare intorno ai dem una galassia fatta di società civile, movimenti ( e perchè no, i meetup dei 5 Stelle) ma anche le forze scissioniste, ma senza la pretesa di inglobarli. E con questa modalità affronterà le prossime tornate di elezioni regionali: «Abbiamo davanti il voto in altre 6 regioni: Veneto, Toscana, Marche, Puglia e Campania. Dobbiamo puntare ad alleanze le più larghe possibili,rivolgendoci alle forze di maggioranza, ma anche alle forze civiche. Rispettando autonomia regionali noi però auspichiamo e lavoreremo affinché si costruiscano progetto comuni regione per regione», ha spiegato in conferenza stampa. Parola chiave: collaborazione. «Non userò mai la parola “imporre” per i miei alleati. Ma vorrei che ci fosse uno spirito di maggiore collaborazione. Siamo disponibili ad aprire una stagione di confronto sui problemi». La dimensione del leader si vede da come interpreta la vittoria, ecco dunque la cifra di Zingaretti, che ancora una volta punta sulla tattica della forza tranquilla. Una linea, questa, che si sposa pienamente proprio con la linea delle Sardine, che dalla pagina ufficiale del movimento hanno parlato dell’inizio della «fase più dura». «Non ci siamo montati la testa quando abbiamo riempito 142 piazze in tutta Europa, non ce la monteremo adesso che arriva la prima buona notizia da tanto tempo a questa parte», assicurano, aggiungendo che «Saremo attenti e vigili dove si è già votato, saremo presenti e agguerriti dove si voterà. Soprattutto - sottolineano i fondatori del movimento antisovranista - se lo stile a cui ci della vittoria, tuttavia, le Sardine si inabisseranno per un po’.Basta talk show, basta interviste. «Ora è tempo di riflettere per arrivare preparati, il 14 e 15 marzo all’incontro nazionale di Scampia - ha spiegato Mattia Santori-. Insieme a tutti i referenti dei territori si farà il punto sulla strategia da intraprendere». Gli interrogativi riguardano anche la struttura: rimarrà “liquida” o dovrà assumere contorni diversi? Infine, la politica: continuare a scendere in piazza slegati dai temi oppure sposare battaglie specifiche. Molta carne al fuoco, per non far evaporare la ricetta di un successo che ora è tangibile: affluenza alle urne in Emilia Romagna pari al 67,6 per cento, quasi 30 punti percentualiin più rispetto al 2014, e la vittoria schiacciante del candidato di centrosinistra Stefano Bonaccini in una fase di leghismo dilagante. Ora l’obiettivo delle Sardine ( e la speranza del Pd) è che la formula magica diventi esportabile alle prossime Regionali e, perchè no, alle future politiche.