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La prima direzione del Partito democratico post scissione vede un parterre da grandi occasioni: in prima fila il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non lontano anche il commissario europeo Paolo Gentiloni. All’ingresso si ferma a salutare prima di prendere posto anche Rosy Bindi, che da tempo disertava l’appuntamento col partito.
Nella relazione di apertura il vicesegretario Andrea Orlando ha usato parole dure contro Renzi: «Se c’è una cosa di cui non si avvertiva la necessità è una scissione. Abbiamo parlato, per retorica e cortesia, di ragioni incomprensibili. Ma in realtà sono riconducibili a malessere individuali e legittime aspirazioni personali e collettive» e ancora: «Nell’immediato questa scelta rischia di avere un riverbero negativo sulla stessa esperienza di governo», ma «ogni tentazione di indebolire o di interrompere questa esperienza troverebbe nel Paese una reazione durissima».
Infine, il vicesegretario ha indicato una roadmap per l’attività di governo: «Un piano straordinario sulla casa, salario minimo ed equo compenso per i professionisti». In direzione è intervenuto tra gli applausi anche Gentiloni, che ha ringraziato «il partito perchè ha messo in condizione il governo di assegnarmi un incarico che cercherò di svolgere al meglio» e ha spronato il Pd a «riconnettersi con il popolo, non certo con il populismo.
Serve un partito esploratore che abbia coraggio, fantasia, legami con la realtà e insediamento nel territorio». E’ intervenuto anche Gianluca Benamati, vicepresidente della commissione attivita' produttive della Camera: «Facciamo ripartire il Paese, garantendo però giustizia ed equità sociale nelle scelte e nell'azione di governo».