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Corte costituzionale
La norma che preclude l’iscrizione anagrafica ai rifugiati esprime irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficili ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche ad essi garantiti. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai tribunali di Ancona, Milano e Salerno sulla norma in questione introdotta con il primo decreto “Sicurezza”, approvato nell’autunno 2018 dal primo governo Conte. La disposizione, fa sapere la Consulta, non è stata ritenuta in contrasto con l’articolo 77 della Costituzione sui requisiti di “necessità e urgenza” previsti dai decreti-legge. Tuttavia, la Corte ne ha dichiarato l’incostituzionalità per violazione dell’articolo 3 della Carta, oltre che per la disparità di trattamento, anche perché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto. Dura la reazione dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che fece dei decreti- sicurezza la propria bandiera politica durante il governo gialloverde. «Qualche giudice, come accade troppo spesso, decide di fare politica sostituendosi al Parlamento – ha detto il leader della Lega – La sicurezza e il benessere degli italiani, degli immigrati perbene e dei veri richiedenti asilo vengono prima di tutto». Ma l’attuale maggioranza passa all’incasso e attacca. «Un Paese che non investe in integrazione è un Paese che non investe in sicurezza – ha scritto Marco Di Maio, capogruppo di Italia Viva in commissione Affari costituzionali alla Camera – Dopo la sentenza della Corte subito in calendario la modifica dei decreti Salvini». Ancor più duro Matteo Orfini, parlamentare del Partito democratico da sempre molto ostile ai decreti-spot del leader leghista. «Alcune norme dei decreti sicurezza oltre che orribili sono anche incostituzionali – ha twittato – Un’ulteriore ragione per abrogarli (e non modificarli). E per farlo subito (non a settembre)». Ma nella maggioranza c’è chi si trova tra due fuochi, cioè il Movimento 5 stelle, che oggi plaude alla sentenza ma che due anni fa avallò i decreti con tanto di cartello in mano al presidente del Consiglio Conte durante una conferenza stampa. «La pronuncia della Corte non ci stupisce affatto, perché più volte sollevammo il problema dell’incostituzionalità della norma – ha detto Vittoria Baldino, capogruppo del Movimento in commissione Affari costituzionali a Montecitorio – Ovviamente non ci ascoltarono, perché per la Lega era più importante la propaganda che i diritti delle persone». Soddisfazione per la sentenza è stata invece espressa dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e da Antonio Mumolo, presidente degli Avvocati di strada, che parla di «coronamento di una battaglia». Il primo decreto “Sicurezza” è entrato in vigore il 5 ottobre 2018 e la principale misura contenuta al suo interno è l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituita da altri permessi più specifici. Tra le norme , il decreto vieta anche l’iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo, norma sulla quale è intervenuta la Consulta. Come annunciato dalla coalizione di governo, nelle prossime settimane il testo dei due decreti (il decreto “Sicurezza-bis” è stato approvato nell’estate 2019) dovrebbe essere modificato, ma sull’effettiva volontà di metter mano alle norme ci sono ancora molti dubbi.