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«Se il Movimento ha come via maestra la legalità io mi definisco lo spermatozoo che ha fecondato l’ovulo del Movimento. Sono uno di loro». Parola di Raffaele Marra, ex vice capo di gabinetto della sindaca Raggi, finito ieri in arresto con l’accusa di corruzione. La frase, riportata nel luglio scorso all’Huffington Post, è stata pronunciata quando la Giunta capitolina era già nella bufera proprio per la nomina dell’ex collaboratore di Alemanno, considerato una sorta di sindaco ombra capace di influenzare, e parecchio, le scelte della titolare del Campidoglio.
A rispondere alle dichiarazioni del dirigente comunale ci aveva pensato Roberta Lombardi, anti- Marra della prima ora, con un post su Facebook: «Qualcuno si è autodefinito lo spermatozoo che ha fecondato il Movimento, io penso che la definizione esatta sia il virus che ha infettato il Movimento». E nonostante i richiami di Beppe Grillo, le ostilità di gran parte del gruppo parlamentare e la costante attenzione mediatica Virginia Raggi non ha mai voluto mettere in discussione il ruolo di uno dei suoi più stretti collaboratori, esponente di punta di quello che verrà de- finito “Raggio magico”, di cui farebbero parte anche il vice sindaco Daniele Frongia e il capo della segreteria politica della prima cittadina Salvatore Romeo. Ma chi è Raffaele Marra? E perché la sindaca non ha mai messo in discussione la sua figura? Il dirigente comunale è solo una delle varie sfumature di nero in cui ci si imbatte quando si osserva il percorso amministrativo e professionale di Raggi. Nero nel senso politico del termine. Perché anche se Marra è tecnicamente un ex finanziere diventato dirigente comunale nel 2008, è con le Giunte di destra che assume gli incarichi più importanti. La sua ascesa “politica” inizia con Gianni Alemanno, grazie all’intercessione di un prelato: prima portaborse al ministero dell’Agricoltura ( nel 2006), poco dopo direttore dell’Area galoppo all’Unire ( Unione nazionale incremento razze equine) di Franco Panzironi, nel 2008 capo del dipartimento Patrimonio del Comune di Roma grazie alla destra al potere. Nel 2010 i rapporti con sindaco ex missino si incrinano e Marra si prende una piccola pausa dalla politica di Palazzo: si trasferisce momentaneamente in Rai come assistente del direttore generale Mauro Masi. La lontanza dura poco, fortunatamente un’altra Giunta di destra si è appena insediata in Regione. E il “Rasputin a 5 stelle” raggiunge Renata Polverini nella nuova amministrazione, alla guida di un dipartimento. Ma l’esperienza amministrativa dell’ex sindacalista finisce presto e Marra è costretto a tornare in Campidoglio, dove però nel frattempo è arrivato un “marziano”, Ignazio Marino, che non gli fa “toccare palla”. L’ex finanziere però non si scoraggia e annusa l’aria politica.
È in questo preciso istante che il suo destino si intreccia a quello del Movimento 5 stelle. Marra stringe legami con i quattro consiglieri pentastellati d’opposizione e li aiuta nella campagna di delegittimazione del nuovo sindaco. Lentamente guadagna la fiducia dei suoi nuovi referenti e diventa consigliere stretto di Daniele Frongia. Un rapporto che per Virginia Raggi è sinonimo di garanzia.
Del resto, perché non fidarsi? Marra proviene da quegli stessi ambienti politici di destra che la sindaca 5 stelle ha già conosciuto durante la sua attività professionale. È Pieremilio Sammarco, civilista ed ex professore universitario della prima cittadina, a introdurla nello studio legale di Cesare Previti come praticante. Ed è sempre nel corso della sua carriera giuridica che Virginia Raggi ricopre l’incarico di presidente del Cda di Hgr, società legata a Franco Panzironi, uomo di fiducia Alemanno, finito nell’inchiesta “Mafia Capitale”. Si tratta dello stesso uomo che accolse Raffaele Marra all’Unire.