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Un monito, ma anche un altolà a chi vorrebbe far passare il suo governo come un esecutivo pronto ad alzare l’Iva, e dunque in procinto di aumentare le tasse. A quanto apprende l’Adnkronos, nel teso vertice di maggioranza andato in scena nella notte di domenica a Palazzo Chigi sulla nota di aggiornamento del Def, il premier Giuseppe Conte è intervenuto sui rapporti tra dem e renziani di Italia Viva, che hanno superato i livelli di guardia: «Non fate giochini, nessuno vuole aumentare l’Iva - le parole del premier riportate all’Adnkronos - nessuno vuole alzare le tasse. Manca qualche miliardo? Lo troveremo, ma è inutile fare caos».
Insomma, la partita della legge di bilancio è appena cominciata. La Nadef ( Nota di aggiustamento al documento economico finanziario) varata ieri, dopo una notte di tregenda a palazzo Chigi tra domenica e lunedì, è solo il primo passo e proprio per questo permette al premier Conte d fingere che tutto stia andando benissimo. Per definire nel concreto le misure della prossima manovra c'è un mese di tempo e dunque, per il momento, meglio brindare all'aumento dell'Iva evitato.
Nella realtà, o meglio sulla colonna dei conti, la situazione è molto meno rosea, nonostante un deficit che in realtà si avvicinerà più al 2,3% che al 2,2% del Pil, anche se la commissione europea, in nome della santa crociata antisovranista fingerà di non accorgersene. L'aumento dell'Iva si può effettivamente evitare, anche nella formula obliqua che aveva in mente il ministro Gualtieri, quella cioè di un aumento per l'aliquota media e massima legato all'uso del contante e con uno sconto, sempre collegato all'uso della carta di credito o del bancomat invece che del cash, anche sull'aliquota minima.
Ma per farcela, con le coperture rintracciate sinora, bisogna rinunciare all'intervento sul cuneo fiscale, o più precisamente all'intervento dimezzato perché in ogni caso la riforma, partirebbe da giugno in modo da portare a 2,5 invece che a 5 i mld necessari. Bisogna anche sacrificare il Family Act, le misure a sostegno della famiglia, e soprassedere sui fondi per Istruzione e Sanità. Mancano infatti all'appello 5 mld, senza i quali oltre la totale sterilizzazione dell'Iva non si può andare. La coperta è quella che è: o si sacrifica la bandiera dell'assoluta assenza di aumenti dell'Iva, comunque declinati e/ o camuffati, oppure si rinuncia a qualsiasi altro intervento.
Lo stress test delle manovre di bilancio è da sempre il più sincero e affidabile. La fragilità della maggioranza è in effetti emersa in pieno. Nella notte tra domenica e lunedì sono volati stracci in quantità, sono state messe sul tavolo, dai renziani, minacce esplicite di far mancare i voti in aula. Le scintille hanno rischiato di incendiare la navicella giallorossa soprattutto nello scontro tra il Pd, a sostegno della proposta Gualtieri, e Italia Viva, rappresentata rumorosamente, anzi molto rumorosamente, dalla ministra renziana Bellanova.
I renziani sono infatti contrarissimi a qualsiasi intervento sull'Iva e l'ex compagno d partito Dario Franceschini li ha accusati senza mezzi termini di coprire gli evasori. Poi però anche renziani e pentastellati, ultimamente per lo più alleati, hanno finito per darsele, essendo renzi favorevole a posporre l'intervento sul cuneo fiscale pur di evitare l'aumento ( travestito) dell'Iva.
Lo stato della maggioranza, alla prova della legge di bilancio, per ora è un classico ' tutti contro tutti', capovolto però rispetto al quadro del governo gialloverde. Lì, infatti, le riunioni del governo filavano lisce e gli incidenti si verificavano poi sullo schermo. Qui la concordia regna in pubblico, e la discordia in privato. Non a caso, poche ore dopo la fine della battaglia notturna. Conte ha annunciato giubilante di aver ' trovato i 23 mld per evitare l'aumento dell'Iva'.
La situazione è rimasta immutata: senza intervento sull'Iva, collegato alle misure anti- contante, i fondi per cuneo fiscale, Famiglia e Scuola non ci sono. Una parte essenziale della Nadef, più o meno lo 0,4%, è volutamente vaga. La decisione e il correlato scontro sono stati rinviati alla vera e propria legge di bilancio.
Se ne parlerà, e non sempre con toni pacati e calmi, in ottobre.