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«Il voto in Sardegna mostra la debacle dei 5 Stelle, il fatto che Salvini non sia ancora egemone e che il Pd è tornato concorrenziale ma comunque perde». Fabrizio Cicchitto, profondo conoscitore del centrodestra, osserva le dinamiche politiche che innescheranno le urne isolane e avverte: «Il governo salta solo se implodono i 5 Stelle».
E’ una nettissima vittoria del centrodestra. Era scontato? Nulla è più scontato, ormai. Inoltre il centrodestra correva con l’handicap di una figura sbiadita come candidato presidente. Si è verificato, tuttavia, un forte effetto di trascinamento delle varie liste del centrodestra, che ha permesso la vittoria. Con un bilanciamento atipico, però.
Si riferisce alla Lega? La Lega ha fatto flop, rispetto alle sue ambizioni di predominio.
L’egemonizzazione del centrodestra si è fermata? Diciamo che per Salvini si pone un problema. La Sardegna dimostra che non tutto ciò che tocca si trasforma più in oro e l’alleanza coi 5 Stelle gli sta aprendo delle questioni.
Eppure risulta preponderante rispetto all’alleato grillino. L’alleanza gli è servita alla conquista del potere e i grillini sono a lui subalterni, ma solo nella parte di demonizzazione di migranti, sui temi della sicurezza e anche sulla legittima difesa. Sino ad ora, però, Di Maio lo ha bloccato nella parte di programma che è il vero cuore del leghismo: le attività economiche, produttive e infrastrutturali. Rispetto a questo come la mette? I nervi del suo naturale bacino di voti, quello del centro- nord industriale, stanno per saltare.
Invece il centrosinistra è tornato concorrenziale, sta iniziando a risalire la china? Per il centrosinistra sardo vale l’esatto opposto rispetto al centrodestra. Aveva un candidato come Zedda, molto più brillante rispetto ai partiti che lo sostenevano e che probabilmente ha perso per questo: a causa del suo retroterra politico. Come personalità, infatti, risultava nettamente migliore rispetto al suo competitor.
E’ ironico, allora, che festeggino? La sinistra festeggia perchè questi risultati la rimettono in campo. Usando una similitudine calcistica, il centrosinistra era arrivata come la Roma, che in Coppa Italia ha perso 7 a 0 contro la Fiorentina. Oggi, invece, torna a perdere solo 4 a 3, quindi è tornato ad essere competitivo. Il festeggiamento, però, è indice della profondità della crisi a cui era arrivato e in cui è tutt’ora.
Il Congresso aiuterà? Tra ciò che dice Renzi, che è comunque un pezzo di sinistra importante, e quello che dice Zingaretti c’è un abisso. Un conto sono le elezioni locali, altro sono quelle nazionali. E poi l’incognita resta: bisogna vedere se il Pd tornerà competitivo nelle storiche regioni rosse e in quelle dove era alla guida da tempo. La sua crisi è partita da lì e deve cominciare a risolverla da lì: il voto in Sardegna non ha risolto questo aspetto.
Il Movimento 5 Stelle, infine, si è fermato all’ 11%. Si spiega con il solito principio della differenza tra elezioni politiche e amministrative? Quello dei 5 Stelle è oggettivamente un disastro. Si può provare a raccontare la solita storia dell’atipicità delle elezioni regionali, ma non si passa dal 40% al 10% solo per ragioni legate al tipo di campagna elettorale.
E perchè, allora? Si sommano insieme il fattore nazionale di governo e quello locale: il candidato di maggiore rilievo si è perso per strada e si è dovuto ritirare per un avviso di garanzia, pagando il prezzo del giustizialismo del Movimento. Ora si apre la questione: il Movimento 5 Stelle è capace o no di fare la sua conversione da movimento di opposizione totale a tutto e tutti, per diventare partito di lotta e governo? Per ora sembra proprio di no.
Di Maio ha annunciato cambiamenti. Non credo che loro possano risolvere il problema con operazioni partitocratiche, diventando da movimento a partito, e nemmeno mettendo in piedi segreterie o professionalizzando i candidati, eliminando il vincolo dei due mandati. Emerge un problema di fondo esistenziale, di collocazione strategica. Bisogna vedere che dibattito si apre al loro interno., vediamo che dialettica di aprirà ora all’interno.
Ci saranno ripercussioni sul governo, dopo questi risultati? Di Maio ha negato subito. Secondo me sia Lega che 5 Stelle cercheranno disperatamente di evitare qualsiasi scossa. I due vicepremier e il premier Conte faranno carte false per evitare problemi fino alle europee. Cercheranno di mettere la polvere sotto il tappeto, evitando la crisi. A innescarla potrebbe essere solo l’esplosione dei 5 Stelle ed è questa l’unica vera incognita. La Lega sicuramente sposerà la linea della cautela e punterà a garantire la governabilità.
A livello di quadro politico, invece, sembra ritornato il quadro di un bipolarismo destra- sinistra? In parte, ma con la folle contraddizione della collocazione “duble- fast” dei 5 Stelle. Si sta realizzando una tendenza bipolare, complicata da un tripolarismo sconvolgente.