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Nella foto Ciro Maschio (Fdi) e Tommaso Calderone (Forza italia)
Il comitato dei nove della Commissione giustizia della Camera, tramite il relatore di FI Tommaso Calderone in accordo col Governo, ha dato ieri parere negativo a tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni al ddl che fissa a 45 giorni il limite delle intercettazioni. Il dibattito sul provvedimento, arrivato nell’Aula di Montecitorio venerdì scorso, sarebbe dovuto proseguire ieri con la discussione delle pregiudiziali di costituzionalità ma ha subìto una frenata dato l’ingorgo delle pdl all’ordine del giorno e le mozioni di sfiducia contro i ministri Nordio e Santanché. La norma, già passata al Senato, comunque dovrebbe essere approvata entro la prossima settimana. La maggioranza almeno su questo provvedimento sembra andare dritta verso la meta, dopo comunque un iter già abbastanza lungo. Invece altri provvedimenti restano fermi ai box di partenza.
Sempre nella II commissione della Camera ancora non si è iniziato a parlare del ddl, anch’esso già passato a Palazzo Madama, che ha lo scopo di introdurre nel codice di procedura penale l’articolo 254- ter, per cui nel caso in cui nel dispositivo siano presenti scambi di comunicazioni, carteggi mail o conversazioni telematiche e di messaggistica, vada applicata la identica disciplina che riguarda le intercettazioni. Non vi è traccia neanche da parte del governo del ddl per limitare l’uso dei captatori informatici. «Il trojan deve essere tolto, è un’arma incivile.
Può essere usato come era all’inizio, e cioè in casi eccezionali di gravissima pericolosità nazionale, come mafia e terrorismo, ma per il resto no», aveva detto all’inizio del suo mandato il Guardasigilli, ma di una stretta agli strumenti investigativi non c’è neanche l’ombra. Così come non verrà fatto nulla per limitare l’abuso della custodia cautelare: il responsabile di Via Arenula lo ha fatto chiaramente capire la scorsa settimana rispondendo ad una interrogazione parlamentare proprio del forzista Calderone che su questo ha presentato una pdl che giace sempre nei cassetti della Commissione. Neanche questa settimana proseguirà nella medesima sede la discussione sulla pdl per l’istituzione della giornata dedicata alle vittime di errori giudiziari.
Doveva essere uno dei provvedimenti in cima ai pensieri del governo dopo la sessione di bilancio, tuttavia non c’è traccia delle linee guida sui criteri dell’azione penale, che dovranno essere stabiliti sulla base di una valutazione politica, stando a quanto chiarito dal ministro Carlo Nordio nel corso di un question time lo scorso dicembre. Un provvedimento che dovrebbe mutare le abitudini delle procure, così come previsto dalla riforma Cartabia, parte rimasta, fino ad oggi, inattuata. Tant’è che il senatore di FI Pierantonio Zanettin aveva presentato un ddl per accelerare la definizione dei criteri. Tutto questo perché a Palazzo Chigi c’è una sola priorità: separare le carriere.
Tutto il resto, ossia quelle norme di maggior stampo garantista firmate Forza Italia, deve essere congelato. Vietato fornire all’elettorato, soprattutto di Fratelli d’Italia, il pretesto per dire che il Governo starebbe abbassando la guardia nella lotta alla criminalità o starebbe mettendo in atto riforme invise alla magistratura, che pure in parte raccoglie consensi in quella fetta di sostenitori.