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Il taglio dei parlamentari e la parlamentarizzazione della crisi sono stati trasfigurati, in questi giornii, da temi importantissimi ad argomentazioni puramente opportunistiche
Urla, liti, aule occupate: scoppia il caos, nel pomeriggio, nelle commissioni Giustizia di Senato e Camera. A Palazzo Madama, un folto gruppo di senatori della Lega ha fatto irruzione, bloccando l'esame del decreto intercettazioni. Tutto è avvenuto mentre la maggioranza stava per respingere un emendamento presentato dal Carroccio, per consentire l'utilizzo delle intercettazioni tramite trojan per i reati pedopornografici. In quel momento, dunque, è partita la protesta dei senatori leghisti, aiutati dai colleghi che si sono introdotti in aula al grido «votate il nostro emendamento». Un'irruzione resa possibile dallo stesso regolamento del Senato, che non può impedire l'ingresso dei senatori esterni alla Commissione. La Lega «sta impedendo l’esercizio della democrazia», ha protestato il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci. Duro anche il senatore Leu Pietro Grasso: «Sono entrati dentro al grido di "occupiamo occupiamo" - ha sottolineato -. È un fatto gravissimo interrompere l’attività di un organo istituzionale». «Sul merito» della protesta dei leghisti «non esiste nessuna remora da parte della maggioranza ad intervenire in modo pesante su quel che riguarda i bambini. Se la Lega vuole creare un testo ad hoc siamo a disposizione. Ma mi sembra che si stia facendo una bandierina propagandistica, creando un precedente gravissimo. pensare che si possa cambiare l’orientamento di una commissione occupandola è un precedente gravissimo», ha aggiunto il vicepresidente dei senatori del Pd, Franco Mirabelli. Alla Camera, invece, Italia Viva ha votato di nuovo con l'opposizione contro l'emendamento del M5s, che sopprime la proposta del forzista Enrico Costa, finalizzata a bloccare la riforma Bonafede sulla prescrizione. Un tentativo andato a vuoto: l'emendamento grillino è infatti passato per 24 a 23, ma in Commissione è scoppiata la protesta, con urla e liti. «Se fossero stati 24 voti contro 24 l'emendamento non sarebbe stato soppresso e il governo sarebbe andato sotto. Non è stato consentito al deputato Colucci (del gruppo Misto, ndr) di votare», ha protestato l'ex ministro Costa, che ha chiesto al presidente della Camera Roberto Fico di analizzare gli atti. «Chiederemo di essere ricevuti da lei - ha detto rivolgendosi a Fico - perché riteniamo che questa sia una violazione gravissima. Da parte nostra noi la consideriamo una crepa, una lesione pesantissima».