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«Servono più immigrati per pagare pensioni... cancellare L. Fornero costa troppo... servono più immigrati per fare lavori che gli italiani non vogliono più fare? Il Presidente Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare di tantissimi italiani. Vive su Marte?». Matteo Salvini reagisce male alle parole pronunciate da Tito Boeri durante la presentazione della relazione annuale Inps al Parlamento. I dati contenuti nell’analisi dell’istituto di previdenza, infatti, bocciano nei fatti buona parte del programma elettorale leghista: dalla chiusura ai migranti alla legge Fornero, passando per l’età pensionabile a quota cento. «La mia risposta è nei dati e nei documenti che sono stati presentati oggi», replica il presidente dell’Inps al ministro dell’Interno. «Queste sono le verità che bisogna dire all’Italia. Non c’è nessun modo di intimidire i dati, i dati parlano da soli».
E i dati contenuti nella relazione annuale dell’Inps smentiscono gli slogan più cari alla retorica salviniani, a cominciare da quel “prima gli italiani” che tanto ha contribuito al successo elettorale del Carroccio. «Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni. Questo avviene anche in altri Paesi, ma la deviazione fra percezione e realtà è molto più accentuata da noi che altrove. Non sono solo pregiudizi. Si tratta di vera e propria disinformazione», recita il documento presentato da Boeri. «Diversi esperimenti dimostrano come sia possibile migliorare in modo sostanziale la cosiddetta demographic literacy degli italiani. Basta dire loro la verità. Purtroppo è anche possibile peggiorare la consapevolezza demografica, ad esempio agitando continuamente lo spettro delle invasioni via mare quando gli sbarchi sono in via di diminuzione. La classe dirigente del nostro Paese dovrebbe essere impegnata in prima fila nel promuovere consapevolezza demografica». Sono solo alcuni dei passaggi che fanno saltare sulla sedia il segretario della Lega, da tempo infastidito dalle analisi proposte da Boeri, definito «fenomeno» dal vice premier solo poche ore prima. «Ma ci sarà tanto da cambiare anche in questi apparati pubblici», aveva dichiarato Salvini in tv la sera prima, annunciando, senza troppi giri di parole, la rimo- zione dei vertici Inps. La “minaccia” non piace neanche all’alleato di governo, costretto a intervenire a “protezione” del capo dell’istituto previdenziale. «Il presidente Boeri per ora, fino al 2019, resta in carica e per quanto mi riguarda è il mio interlocutore per l’Inps. Poi non abbiamo affrontato il tema dei rinnovi», dice il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, prima di precisare che quella sui migranti è «un’opinione» personale di Boeri.
Ma il capo dell’Inps non esprime pareri, cita numeri, elabora dati. «Tutti sono d’accordo sul fatto che bisogna contrastare l’immigrazione irregolare», spiega. «Ma si dimentica un fatto importante: per ridurre l’immigrazione clandestina il nostro Paese ha bisogno di aumentare quella regolare». Per quale motivo? Sono «tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere», nel lavoro manuale non qualificato ci sono il 36 per cento dei lavoratori stranieri in Italia, contro l’ 8 per cento degli italiani». Dunque, «c’è una forte domanda di lavoro immigrato in Italia. In presenza di decreti flussi del tutto irrealistici, questa domanda si riversa sull’immigrazione irregolare degli overstayer, di chi arriva in aereo o in macchina, non coi barconi ma coi visti turistici, e rimane in Italia a visto scaduto». Ma non solo, senza lavoratori stranieri sarà impossibile pagare le pensioni nel giro di pochi anni. «Dimezzando i flussi migratori in cinque anni perderemmo una popolazione equivalente a quella odierna di Torino, appesantendo ancora di più il rapporto fra popolazione in età pensionabile e popolazione in età lavorativa», recita il rapporto. «Azzerando l’immigrazione, secondo le stime di Eurostat, perderemmo 700.000 persone con meno di 34 anni nell’arco di una legislatura». Il nostro sistema pensionistico non sarebbe in grado di reggere a una perdita di nuovi ingressi lavorativi di queste proporzioni. Ma nel mirino di Boeri finisce anche il progetto salviniano sulle pensioni. «Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 ( o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più» con un costo, nella versione “pura” «fino a 20 mld all’anno» . Troppo per Salvini, ma troppo anche per la Cgil che contesta a Boeri i calcoli dei costi di “quota cento”.