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Bonino funziona, forse anche troppo. A venti giorni dal voto i sondaggi impazzano e, strano ma vero, i macchiavellismi della legge elettorale potrebbero provocare un’inedito danno al Pd: se la lista + Europa dovesse superare la soglia del 3%, i dem perderebbero ben 12 seggi al proporzionale. Non un colpo da poco, considerando lo psicodramma della composizione delle liste con i numerosi illustri esclusi e, soprattutto, il fatto che il Rosatellum - per bene che vada il 4 marzo - ridurrà di circa 150 unità la truppa del Pd. Oggi, Piepoli e Ixè danno Bonino già al 3% e, se la previsione si rivelasse esatta, il Pd perderebbe il “bottino di coalizione” previsto dal Rosatellum, ovvero il travaso dei voti presi dalle liste di coalizione che non hanno superato la soglia dei tre punti percentuali.
Per ora, la galassia renziana si limita a guardare freddamente la galoppata di Emma, ricercatissima dalle trasmissioni televisive e forte del susseguirsi di endorsement di peso. Passi la quota “cultura” - rappresentata da Renzo Arbore, Franca Valeri, Dacia Maraini, Ornella Vanoni, Oliviero Toscani e Lella Costa ma, si chiedono i dem con in mano sondaggi e pallottolieri, che bisogno c’era della dichiarazione d’amore a + Europa di un ministro di peso come Carlo Calenda oppure del prodiano Silvio Sircana? Nomi che non rappresentano solo se stessi ma intere aree del Pd che, se dovessero tirare la volata a + Europa, rischierebbero di danneggiare il partito. Una tensione che non può che rimanere sottotraccia per il bene di una coalizione tanto faticosamente composta, ma che non manca di serpeggiare, soprattutto tra i candidati dem di più incerta elezione. E del resto il campanello d’allarme sul fascino “alternativo” di Bonino è stato riscontrato da più d’un candidato a caccia di voti nei territori: «Non è bello sentirsi dire: “votiamo per la coalizione, ma non vogliamo votare Pd e quindi scegliamo + Europa”», raccontano, confermando i sondaggi. Insomma, + Europa è attenzionata da quanti nel Pd sono chiamati a fare i conti della serva: «Se supera il 3% sarà un problema, non tanto per i candidati all’uninominale quanto per chi corre al proporzionale», spiegano.
Non solo, il diabolico meccanismo del Rosatellum impicca il Pd anche sull’altro fronte alleato, quello di Civica Popolare e Insieme: Bonino corre troppo, loro troppo poco. Risultato: se, a fronte dell’exploit di + Europa, le due liste non riuscissero a raggiungere la soglia dell’ 1%, i dem potrebbero perdere addirittura 19 seggi. Sotto l’ 1%, infatti, i voti andrebbero dispersi e non si sommerebbero al bottino di coalizione, portando il Pd ( dato dall’ultima media dei sondaggi al 23,1%) a 86 seggi.
Sul fronte di Civica Popolare, però, serpeggia cauto ottimismo. L’ultimo sondaggio noto li colloca al 2% e la leader, Beatrice Lorenzin, fa su e giù per l’Italia dal suo collegio di Modena e punterebbe addirittura ad avvicinarsi al 3%. Nella sua direzione, tuttavia, non si vedono mani tese da parte del Pd. Lei punta a distinguersi dagli alleati, forte di un profilo moderato e di una sua forte riconoscibilità personale grazie al suo ruolo di ministra della Salute, ma la lotta è improba a fronte di un Pd che punta all’ognun per sè e Dio per tutti. Tra le fila degli alleati, infatti, tutti hanno mangiato la foglia e sussurrano: «I dem puntano a fagocitarci col “bottino di coalizione”, ma per farlo non possono ucciderci del tutto. Puntano a tenerci tra l’ 1% e il 3%». Una forbice “salvezza” per il Pd, che così capitalizzerebbe i voti dei tre rami della coalizione, non regalando loro i preziosi posti al proporzionale. Ad analizzare a viso aperto i precari equilibri dell’alleanza di centrosinistra è Fabrizio Cicchitto: «La segreteria del Pd ha preferito che gli alleati si spezzettassero in tre liste e poi è stato assai stitico nella condivisione sia di collegi uninominali vincenti sia di quelli contendibili o perdenti, perchè essi avrebbero fatto da propellente per il raggiungimento del 3% da parte delle liste minori. È forte l’impressione che una parte del Pd preferisca che le liste alleate superino l’ 1% ma che non raggiungano il 3%. Per questo, dal nostro punto di vista, bisogna far di tutto per far sì che tutte le liste alleate con il Pd ( in primis per quel che ci riguarda la lista Civica Popolare) raggiungano il 3%». Per ora i sondaggi premiano solo + Europa e lasciano nell’incertezza soprattutto Insieme, cui manca una figura forte come Bonino o Lorenzin per catalizzare l’attenzione mediatica. E al Pd non resta che guardare avanti: in casa propria, Renzi ripete che il 25% si può raggiungere con «uno straordinario sforzo» e una campagna «casa per casa» ; con gli alleati, invece, l’ordine occulto di scuderia deve essere di dosare con sapienza la linfa da travasare. Non troppa, ma nemmeno troppo poca. Diciamo, tra l’ 1 e il 3 per cento.