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«Non ho agito da solo ma insieme al Governo». Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini parlando con i giornalisti a Palermo a margine dell’udienza del processo che lo vede imputato accusato per sequestro di persona e abuso di atti d’ufficio. Interpellato da un cronista sul fatto che non abbia agito da solo, Salvini ha risposto: «Questo mi sembra evidente», anche «secondo Conte non ho agito da solo ma insieme al governo». Il gup di Palermo, Lorenzo Jannelli, ha dato il via all’udienza preliminare per decidere se rinviare o prosciogliere Matteo Salvini, chiamato a rispondere dell’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso "Open Arms", la nave dell’ong spagnola con oltre 100 migranti salvati nel canale di Sicilia a cui, nell’agosto 2019, fu negato un «place of safety» in Italia per oltre sette giorni. L’ex ministro degli Interni è arrivato al bunker dell’Ucciardone - blindato come non mai - senza rilasciare dichiarazioni. Con lui, in aula, il difensore di fiducia, l’avvocato Giulia Buongiorno. L’accusa è rappresentato dal procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi , dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Calogero Ferrara. Ammesse le seguenti parti civili: 7 migranti, tra cui un minore, e undici tra associazioni. Si tratta di Legamebiente, Arci, Ciss, Associazione studi giuridici, Giuristi democratici, Cittadinanza attiva, Open Arms, Mediterranea, AccoglieRete, Oscar Camps e il capitano della nave. «Imputato per avere, nella sua qualità di ministro dell’Interno pro-tempore, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 107 migranti di varie nazionalità giunti in prossimità delle coste di Lampedusa nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2019». Questo l’atto di accusa della Procura di Palermo all’ex vicepremier. «In particolare - scrivono i magistrati - in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani», dicono. «Ed abusando dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza, ometteva senza giustificato motivo, di esitare positivamente le richieste di Pos inoltrate al suo ufficio di gabinetto da Imrcc il 14, 15 e 16 agosto 2019, così provocando l’illegittima privazione della libertà personale dei migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave». Nelle carte che il Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha esaminato c’è molto materiale probatorio a carico del leader leghista. A partire dall’esito dell’ispezione sanitaria guidata dal Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio che testimonierebbe l’omissione di quegli atti d’ufficio che il Viminale avrebbe dovuto adottare, al decreto cautelare d’urgenza del presidente di sezione del Tar del Lazio Leonardo Pasanisi che, alla vigilia di ferragosto, accolse il ricorso della Ong spagnola annullando il provvedimento di divieto di ingresso in acque territoriali italiane firmato da Salvini e dai ministri Toninelli e Trenta in applicazione del decreto sicurezza-bis. C’è poi la mail con la quale il comando della Guardia costiera comunica al Viminale il suo «nullaosta allo sbarco». Perché il comandante di Open Arms Marc Reig Creus, nel luglio 2019 accusato dalla procura di Repubblica di Ragusa di violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha preferito restare in mezzo al Mediterraneo per settimane anziché accettare l’aiuto di Malta e soprattutto della sua Spagna? È questo uno dei dubbi che vengono sollevati dalla memoria difensiva di Salvini, mentre il leader della Lega. Secondo la difesa di Salvini, guidata da Giulia Bongiorno, sono tanti gli interrogativi che potrebbero essere sciolti nel processo sul caso Open Arms. Il comandante - nella ricostruzione proposta dalla difesa agli inquirenti palermitani - dopo aver rifiutato l’offerta di Malta di far scendere almeno parte degli immigrati a bordo, aveva detto no ai Pos offerti da Madrid e ha declinato di essere accompagnato verso le coste iberiche da una nave italiana che avrebbe garantito una navigazione più tranquilla. Ecco la ricostruzione della vicenda, con la cronaca di quei gironi su cui si sofferma la difesa dell’ex ministro dell’Interno: «I fatti risalgono all’estate 2019. Open Arms è una nave mercantile battente bandiera spagnola e affittata dalla ong Pro-Activa Open Arms: i primi Paesi che contatta e informa dopo alcune operazioni di salvataggio in mare sono la Spagna e Malta (zona più vicina al punto dei salvataggi, il primo dei quali avvenuto al largo delle coste libiche)». «L’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini - ricorda chi ha redatto la memoria di Salvini - ha già spiegato che l’Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza». A dimostrarlo, lo scambio di corrispondenza tra La Valletta e Madrid nei primi giorni dell’agosto 2019 a proposito del Pos: c’è un reciproco palleggio di responsabilità ma non viene mai citata Roma. «Per Salvini è sicuramente lo Stato di bandiera della nave che ha provveduto al salvataggio che deve indicare il Pos nei casi di operazioni effettuate in autonomia da navi ong. Open Arms ha chiesto il Pos all’Italia la sera del 2 agosto ma, secondo Salvini, non può ricadere sullo Stato italiano l’onere di una risposta di competenza di altri Stati. Open Arms poteva dirigersi verso altri Paesi che avevano l’obbligo di accoglierla«.