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Che Silvio Berlusconi abbia una notevole confidenza con i grandi numeri è cosa notoria. Che riguardino il suo patrimonio o le promesse elettorali non ha certo paura di fornire cifre notevoli e, a volte, francamente poco verosimili. Era il 1994 quando durante la sua prima campagna elettorale, nel suo storico discorso video, sparò l’ormai famoso milione di posti di lavoro. All’epoca questa propaganda venne abbondantemente presa di mira dalla satira ma nonostante questo la storia finì con la sua vittoria. Stesso copione sette anni più tardi, con il suo contratto con gli italiani firmato durante la trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa, i posti di lavoro diventarono un milione e mezzo. Ora, dopo un lungo periodo nel quale la sua stella sembrava definitivamente tramontata, Berlusconi è nel pieno del suo habitat naturale: una nuova campagna elettorale. A giudicare dalle promesse e dai numeri propagandati massicciamente, l’ex Cavaliere sembra in forma. Anche questa volta ogni argomento è buono da cavalcare solo che il mondo politico intorno è cambiato. Anche i competitors di Berlusconi hanno imparato la lezione e in quanto a cifre e proposte irrealizzabili non lesinano energie. Così, in un gioco al rialzo, anche l’uomo di Arcore è costretto a inseguire l’agenda di qualcun altro. Dopo i gravissimi fatti di Macerata, in televisione e sui giornali, sono rimbalzate dichiarazioni tese ad attaccare il governo circa una sua responsabilità nell’aver provocato l’azione di Traini. Per Berlusconi, alleato-nemico di Salvini, tutto deriva dalla presenza di immigrati irregolari nel nostro paese. Conseguenza: una volta al governo il centro destra li espellerà tutti. Ed è su questo argomento che inizia il balletto di cifre. Si comincia il 4 febbraio, il leader di Forza Italia gioca in casa, e durante il Tg5 delle ore 20 dichiara: « Oggi in Italia si contano almeno 630mila migranti, di cui solo il 5%, ha il diritto di restare da noi o in Europa perché rifugiati». Partecipando alla trasmissione Agorà Berlusconi ribadisce il concetto e fornisce altri dati e specifica: «sono sbarcati in Italia 170000 clandestini nel 2014, 153mila nel 2015, 181mila nel 2016, 119mila nel 2017». Ora, secondo il Ministero dell’Interno tra il 2014 e il 2017 le persone sbarcate in Italia si avvicinano effettivamente alla cifra di 630mila anche se sarebbe meglio citare numeri esatti e cioè 623mila. Ma coloro che hanno diritto di restare sul suolo italiano non sono solo quelli che hanno lo status di rifugiato bensì anche chi gode della protezione umanitaria e sussidiaria cioè circa 119000 persone. Come ha riportato correttamente il sito del quotidiano La Stampa il 6 febbraio, “rispetto al numero totale considerato, la percentuale corretta di chi ha diritto di restare in Italia passa dal 5% calcolato da Berlusconi al 18,88%”. Questo perché i 30mila immigrati regolari dei quali parla il capo del centrodestra sono riferibili al solo 2017 al netto dei rifugiati. Fino a questo punto le cifre di Berlusconi possono essere considerate grossolane ed errate ma naturalmente la campagna elettorale tende ad evitare gli occhi di un pubblico esperto. In questo senso sia da esempio il fatto che la Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) parla di una cifra di immigrati notevolmente più bassa, calcolando 491mila persone. Chiaramente si tratta di un dato che andrebbe in contrasto con l’intento di Berlusconi che è quello di spaventare per poi proporsi come risolutore. Ma è proprio considerando ammissibili le cifre fornite. che l’idea di respingere e rimpatriare coloro che non avrebbero diritto di stare in Italia mostra la corda. Innanzitutto una tale deportazione di massa durerebbe anni (otto per la precisione). L’operazione potrebbe funzionare solo se si riuscisse a mettere 200 migranti su un aereo ogni giorno. Cosa che sembra francamente ardua da realizzare. Ma quello che si omette di dire è quanto costerebbe una mole di espulsioni così grande? In un suo post su facebook del 5 febbraio la giornalista di Rainews Angela Caponnetto ha fatto un rapido conto: almeno due miliardi di euro tutto compreso. Innanzitutto dovrebbero essere impiegati circa 1.200.000 poliziotti visto che dovrebbero essere due ad accompagnare ogni migrante. Poi occorrerebbe il consenso dei paesi di origine e qualora vigessero accordi bilaterali, questi prevedono spesso l’esborso di una cauzione in denaro per ogni persona rimpatriata. E’ il caso della Tunisia che per esempio chiede 3000 euro per ogni migrante rispedito a casa. Come fa giustamente notare Angela Caponnetto c’è chi tenta il viaggio verso l’Italia anche sette volte e così la cifra si moltiplicherebbe esponenzialmente. E una volta rimpatriati dove andrebbero tutti? Servirebbero centri di detenzione o smistamento che alla fine equiparerebbero chi ha commesso crimini e chi no, E chi finanzierebbe questi centri. Ma soprattutto dei 600mila “irregolari di Berlusconi” non c’è nessuna certezza molti attualmente non si troverebbero neanche più in Italia.