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Md e giuristi democratici. È un cielo denso di nubi quello che incombe sulla magistratura, le vicende del caso Palamara, gli attacchi al gip di Agrigento che ha deciso la scarcerazione di Carola Rackete, stanno segnando le cronache e provocando conflitti.
I magistrati si sentono accerchiati e le bordate arrivate dalla politica sul caso Sea Watch ne sono un esempio. La stessa Anm è intervenuta seccamente: «Ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico- giuridici».
Il convegno, occasione per una riflessione profonda
L’inchiesta di Perugia sulle nomine nel Csm segnano però l’esigenza di una riflessione profonda. Un tentativo che ha provato a fare Magistratura democratica ( insieme al coordinamento per la Democrazia Costituzionale e Giuristi Democratici), una delle componenti storiche dell’associazionismo dei magistrati.
Il 2 luglio presso la Federazione nazionale della stampa ( Fnsi), a Roma, si è tenuto un convegno dal titolo emblematico: “Un magistrato per il cittadino: autogoverno o eterogoverno della magistratura?
Un punto di domanda che ha significato l‘ avvio della discussione alla quale hanno partecipato personaggi come il prof. Gaetano Azzariti, Mariarosaria Gugliemi ( segr. Gen Md), l’ex procuratore Armando Spataro, il prof. Massimo Villone e molti altri.
Il caso Palamara non sia un pretesto
Tutti hanno ravvisato il pericolo che il caso Palamara possa essere il pretesto per portare avanti quelle riforme della giustizia che, come messo in luce dalla Guglielmi, vorrebbero «assoggettare il magistrato al controllo politico precipitando l’Italia in una situazione simile a quella dell’Ungheria o della Polonia». Sarebbe un aggiramento della Costituzione, unica stella polare da seguire che in questo momento si trova «sotto attacco». Anche la separazione delle carriere viene vista come il grimaldello per scardinare la separazione dei poteri e l’uguaglianza dei cittadini.
Stesso discorso per quanto riguarda la possibile rottura del principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. In questa maniera il cittadino, secondo Md, «potrebbe diventare vittima di qualsiasi abuso».
Grande risalto è stato dato, nel dibattito, all’importanza delle correnti. Le componenti associative dei magistrati sono viste infatti come valore aggiunto e simbolo di pluralismo, non certo ostacolo alla trasparenza.
Bocciate invece il sorteggio per i componenti del Csm, una proposta segnata fortemente dalla concezione di una magistratura vista solo come un organo amministrativo e perciò «ridimensionato e più facilmente controllabile dal potere politico».