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Gianni Cuperlo (Partito democratico)
«Parafrasando Norberto Bobbio: discutono delle loro alleanze senza capire che dipendono dalla loro politica, decidano qual è la loro politica, la loro identità, e avranno chiare anche le loro alleanze». Per Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del Pd, non ha senso individuare un nuovo leader senza prima interrogarsi sul senso della propria esistenta politica.
Presentando la sua mozione ha detto che è il congresso più importante della storia del Pd, perché è in gioco «l'esistenza di questa forza». Il momento è davvero così drammatico?
Abbiamo alle spalle una sconfitta molto severa, quella di settembre, preceduta da quella del marzo 2018. Questo partito ha 15 anni di vita e in questo tempo ha perso sei milioni di voti, ha subito tre scissioni e l'ultimo segretario eletto con le primarie si è dimesso pronunciando parole molto dure. Ma di fronte a questa serie di eventi e di traumi non abbiamo mai affrontato con una discussione sincera le ragioni di questa sconfitta per capire come ricollocare questo progetto nella storia del Paese. Ora è fondamentale fare questa riflessione perché al governo c'è la destra, con la sua ideologia e col suo sistema di valori, e noi dobbiamo contrastarla costruendo un'alternativa credibile.
Come?
Serve che tutte le culture storiche che hanno dato vita al Pd - quella comunista, socialista, azionista, laica, femminista, del cattolicesimo democratico, dell'ambientalismo - si sentano partecipi di questo percorso. Se anche una sola di queste culture dovesse ritenere che quel progetto non è più valido sarebbe una sconfitta per noi e un danno per il Paese. Per questo motivo al congresso non bisognerà semplicemente scegliere un nuovo segretario ma si dovrà mettere in sicurezza il nostro disegno attraverso un'opera coraggiosa e radicale di ripensamento e di rifondazione.
Ma non è stata proprio la fusione a freddo di culture politiche a volte troppo variegate ad aver limitato la capacità del Pd di assumere posizioni chiare?
No, l'errore semmai è stato quello di rinchiudere il Pd all'interno del perimetro delle istituzioni. Un grande partito del centrosinistra non può pensare che la sua funzione si esaurisca solo dentro le istituzioni, perché si crea un problema di agibilità politica per chi sta fuori da quei contesti ma vuole essere partecipe di un percorso di discussione, di decisione e di iniziativa politica.
Visto che ci siamo, ci sono altri errori da evitare per il futuro?
Ad un certo punto si è pensato pure di poter addomesticare il populismo: abbiamo tagliato ogni forma di finanziamento pubblico alla politica, abbiamo tagliato un terzo della rappresentanza parlamentare perché dovevamo dar vita a un governo con il Movimento 5 Stelle. Tutto questo non ha reso la nostra democrazia più forte, casomai più fragile. E ora dobbiamo ricostruire una partecipazione dal basso, utile anche come elemento di controllo e di selezione delle classi dirigenti. Vorrei un partito che cambiasse il suo modo d'essere e facesse del coinvolgimento reale degli iscritti un tratto caratterizzante.
Lei ha proposto di ripensare le primarie: il segretario va scelto dagli iscritti e non tramite elezioni aperte all'esterno...
Penso che le primarie siano un valore e vadano mantenute per la scelta del candidato o della candidata alla guida del governo. Ma il segretario di un partito come il nostro deve poter essere scelto dagli aderenti a quel percorso costituente che abbiamo deciso di avviare. Detto questo, un congresso non può discutere solo di regole, dobbiamo ricostruire un pensiero sul periodo che stiamo attraversando, sul futuro del Paese, sulle grandi strategie in termini di politiche economiche e sociali e soprattutto bisogna alzare lo sguardo sull'Europa e sul mondo.
Pur se con le dovute differenti sfumature, il dibattito sulle alleanze tra i candidati sembra ancora fermo alla riproposizione del campo largo. Ma il Pd non dovrebbe fare una scelta netta sul proprio posizionamento?
Il tema delle alleanze è legato strettamente alla discussione interna. Parafrasando Norberto Bobbio: discutono delle loro alleanze senza capire che dipendono dalla loro politica, decidano qual è la loro politica, la loro identità, e avranno chiare anche le loro alleanze. Io penso che dovremo costruire uno schieramento più largo di opposizione a questa destra. Ho proposto di costituire subito dopo il congresso una rete nazionale di comitati per l'alternativa che coinvolga il mondo delle associazioni, dei movimenti e del civismo. Dobbiamo creare le condizioni di un'effettiva alternativa alla destra italiana dal basso, non solo dentro i Palazzi.
Su quali basi?
Gli argomenti per far crescere un'alternativa ci sono tutti. Questa è una destra che solo dopo pochi mesi si presenta col suo volto più vero: tiene i migranti in balia di onde alte sei metri solo per dimostrare che la pacchia è finita, coltiva il rapporto con gli evasori mentre concepisce la povertà come una colpa da espiare, presenta una legge di bilancio disattendendo tutte le promesse fatte in campagna elettorale con un Paese alle prese con un impoverimento che riguarda quasi sei milioni italiani. L'elenco è lungo, ora schiena dritta per rialzarci con orgoglio ma con la chiarezza degli errori compiuti in passato.
Quindi nessuna scelta tra Conte e Calenda?
Su entrambi i fronti trovo motivi di preoccupazione. Non capisco perché nel Lazio non si potesse fare un'alleanza elettorale dopo l'esperienza della Giunta Zingaretti. Non capisco la logica dei veti incrociati portata avanti dal Movimento 5 Stelle e dal Terzo Polo. Forse non si sono resi conto che al governo non c'è Chirac o Merkel ma la Fiamma. Per questo dovremmo farci ancora carico del dialogo tra le forze dell'opposizione sperando che nessuno pensi di lucrare sulle nostre difficoltà per ottenere qualche punto in più nei sondaggi. Il problema è togliere un punto alla destra, non al Pd.
La sinistra del suo partito ha deciso di sostenere Elly Schlein al congresso e non Gianni Cuperlo. È stupito da questa scelta?
Mi ritengo a pieno titolo un esponente della sinistra del Pd e ho un ottimo rapporto con Orlando e con tanti altri compagni e amici di quella corrente. Dietro questa candidatura non ci sono potentati di nessun genere e questo è un valore aggiunto di libertà per poter dire quello che pensiamo. Una cosa mi ha colpito in questi giorni in cui ho girato il Paese come una trottola da Nord a Sud, chi viene alle nostre iniziative dice: “Ho finalmente una ragione per tornare a partecipare”.