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Sul finire degli anni 70 del secolo scorso, Dc e Pci si incontrarono perché erano troppo forti, tutti e due. La Dc risultava inamovibile dal governo e dal potere, cosa insopportabile agli occhi di un buon numero di italiani. Il Pci risultava in crescita e minaccioso, cosa altrettanto insopportabile per un numero ancora maggiore di persone. Le elezioni le avevano vinte tutti e due, e la penalità per entrambi consistè nel doversi mettere d’accordo.
Oggi, invece, l’attuale maggioranza e l’attuale opposizione sono, per ragioni diverse, tutte e due troppo deboli. Nessuna delle due immagina neppure lontanamente di governare i propri elettori.
Semmai li rincorre. Senza peraltro riuscire ad acciuffarli. Per giunta nessuno di questi due blocchi sembra disporre di uno straccio di idea che vada oltre i sussidi a pioggia e il diluvio degli slogan.
Già, ma se la politica produce solo lo stallo di se stessa, il vuoto diventa pericoloso. Cambiare questo registro, lo vediamo, appare ormai come una velleità. E dunque, che si fa? O si cambia il popolo, come suggeriva Bertolt Brecht, oppure gli si chiede come la pensa.
Nell’estrema difficoltà il rischio diventa l’involucro della prudenza.