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Giuseppe Conte durante una pausa del Consiglio europeo
Che l’eco del risultato ottenuto da Giuseppe Conte a Bruxelles (a proposito: chapeau) si sia frantumato nel giro di poche ore non desta sorpresa. Il quadro politico era dissestato prima, lo rimane adesso. Il punto è che ora bisogna distribuire le ingenti risorse ottenute dalla Ue. Qualcuno pensa di averle già in tasca e sbaglia; qualcun altro vorrebbe farne un uso, diciamo così, “privato” e sbaglia ancor di più. Quei soldi, quando arriveranno - a proposito: che si fa con il Mes? - serviranno a ricostruire il Paese. Sotto questo profilo, il “come” è fondamentale quanto il quando. L’Italia è una e uno, dal punto di vista dell’indirizzo operativo, deve essere il centro di comando. Ma deve invece essere plurale nello stabilire dove e per cosa utilizzare i fondi. Mai come in questo passaggio deve prevalere l’interesse generale. Per capirci. Se la maggioranza si arrocca fregandosi le mani per l’ingente bottino da spartire e spartirsi, commette un errore tragico. Se l’opposizione usa il medesimo atteggiamento per mandare in malora gli sforzi di Giuseppi pensando poi di acchiappare il tesoro in un secondo momento, idem. La ricostruzione riguarda il Paese da Nord a Sud, da destra a sinistra, da lavoratori e imprenditori. Stabilire priorità è opportuno; far valere conventio ad excludendum, deleterio. Ci vorrà un anno per avere i denari europei: speriamo non passi con sfoggio di vanità e inconcludenza. P.S. La proposta di una Bicamerale per gestire l’allocazione delle risorse europee è stata avanzata in solitaria e in tempi anticipati da Pino Pisicchio usando le colonne di un piccolo giornale. E’ un riconoscimento che gli spetta. L’augurio è che lo facciano anche altri.