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Un grande partito, il Pd, quello che doveva essere il partito dei partiti” appeso al vaticinio dell’oroscopo di Grillo, nella speranza che il comico riesca a tenere in riga i suoi.
Un grande movimento di protesta, il M5S, che cammina sui trampoli del politicismo vecchia maniera tentando di barcamenarsi tra le più svariate opzioni che la sua collettiva fantasia suggerisce. Due crisi di identità che si intrecciano l’una nell’altra, con l’effetto di moltiplicarsi a vicenda.
Sullo sfondo, un’emergenza dopo l’altra. Dall’Ilva all’Alitalia fino al drammatico sbriciolamento del territorio. Tutte crisi che affondano nel passato, ma che dal presente governativo non sembrano trarre un briciolo di soluzione. Forse è arrivato proprio il momento di calare il sipario e di restituire la parola agli elettori. Lo dice Salvini, e si capisce. Ma comincia a dirlo anche chi vorrebbe affrontare Salvini a viso aperto e magari batterlo senza concedergli il vantaggio di una passerella che i suoi avversari gli stanno involontariamente costruendo. Tenere in piedi le cose come sono sta diventando infatti il più grande regalo che si può fare al leader della Lega.
Tanto più che in piedi non ci stanno.