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Gli esiti d’aula rimarranno incerti fino all’ultimo, quel che è certo è che la mozione di sfiducia individuale presentata da Azione, Più Europa e Forza Italia farà passare una mattinata difficile al Guardasigilli, Alfonso Bonafede. «Non nutro fiducia nel fatto che la maggioranza abbia un sussulto di dignità e la voti», premette Matteo Richetti di Azione, «ma chiunque creda nello stato di diritto dovrebbe condividerla, il Pd e Matteo Renzi per primi».
La vostra è stata definita la mozione “garantista” contro Bonafede.
La nostra è una mozione che si oppone alla concezione manettara della giustizia che il ministro Bonafede ha messo in campo sin dal primo giorno, scardinando l’impianto garantista del nostro stato di diritto. Mi chiedo, anzi, come possano le forze di maggioranza continuare a sostenere un Guardasigilli che mina all’idea stessa della presunzione di innocenza dei cittadini.
Se si riferisce allo stop alla prescrizione, si tratta di un provvedimento cardine per uno dei partiti di governo, il Movimento 5 Stelle.
Azione ha intrapreso da subito una durissima battaglia contro quel provvedimento, che risponde a un’idea di persecuzione pregiudiziale dei cittadini da parte dello Stato. Ha ragione a dire che si tratta di un’idea coerente coi valori dei 5 Stelle, infatti la nostra contrapposizione con il ministro è radicale: non ci possono essere punti di incontro con chi ragiona in questo modo. Per altro, quella legge è stata approvata con una forzatura unilaterale da parte del ministro, che ha destato critiche e perplessità in tutto il mondo della giustizia.
Il ministro ha passato un paio di settimane di fuoco, a partire dalla polemica con il magistrato Nino Di Matteo. Lo scontro ha inciso sulla presentazione della mozione?
Ha inciso nella misura in cui riteniamo che quello scontro abbia portato la credibilità nel sistema giustizia al suo punto più basso.
Con chi dei due di schiera?
Guardi, in quella contesa non mi interessa prendere posizioni ma proporre un ragionamento. Se Di Matteo dice il vero e Bonafede ha impedito il suo percorso di nomina perchè influenzato dagli ambienti della criminalità, allora Bonafede dovrebbe dimettersi immediatamente. Se invece Di Matteo dice il falso, il ministro della Giustizia non può rimanere in un angolo e consentire che lo Stato sia sottoposto a un’insinuazione di questa gravità, ma dovrebbe chiedere che il Csm intervenga. Non esistono terze vie.
La mozione di sfiducia presentata dalla Lega e da Fratelli d’Italia punta il dito contro Bonafede per i domiciliari ai presunti boss. Anche voi lo considerate uno degli errori del ministro?
Io trovo che si stia ancora una volta giocando a chi fa la proposta più manettara: Bonafede fa i decreti postumi, Salvini accarezza la pancia del Paese chiedendo che i boss “marciscano in galera”. Il problema, invece, è opposto: lo Stato deve assicurare alla giustizia i colpevoli, ma non deve mai perdere il senso della dignità. La funzione riabilitativa della pena è scritta in Costituzione e garantire ai detenuti condizioni dignitosi di vita è un imperativo. Invece, il ministro ha scatenato la corsa alla gogna, buttando di nuovo la giustizia nel caos.
Oggi in Senato si voterà la vostra mozione e Italia Viva ha già detto di considerarla molto condivisibile, ma non ha sciolto le riserve su che cosa voterà. C’è il rischio che venga strumentalizzata, magari per far leva sull’esecutivo?
Mi auguro di no, ma il forte sospetto che sia così. Dispiace, perchè se Italia Viva e il Pd leggessero la mozione per contenuti che porta, non potrebbero che condividerla. A meno che Renzi e Zingaretti non abbiano cambiato idea sullo stato di diritto e sulla presunzione di innocenza.
Eppure Italia Viva non si sbilancia, aspettando il risultato degli incontri con Conte.
E qui sta la strumentalizzazione. Per come la vedo io, Italia Viva ha espressamente detto che la nostra mozione, che viene dall’opposizione liberale e garantista e non certo dai sovranisti, muove da considerazioni giuste. Quindi logica vorrebbe che la voti. Se la respinge, invece, vuol dire che avrà prevalso l’atteggiamento di convenienza: i renziani assicureranno il sostegno a Bonafede in cambio di qualche concessione nei rapporti di forza dentro il governo. Spero sinceramente che non vada così.
In Italia Viva si è anche parlato di una terza ipotesi: le dimissioni spontanee di Bonafede, senza necessità di un voto di sfiducia. Fantapolitica?
Sarebbe epilogo più serio di questa triste vicenda, anche per la maggioranza che sostiene Conte: un cambio di ministro, con il governo che prosegue. Del resto, la mozione di sfiducia individuale è uno strumento anomalo e io per primo non ne avevo mai sottoscritta una. In questo caso, è stato fatto in considerazione della pericolosità di un singolo ministro nell’esercizio della sua funzione e in considerazione delle gravissime polemiche pubbliche in cui è stato coinvolto.
Quella delle dimissioni sarebbe quindi una strada che placherebbe anche voi, come fronte liberale di opposizione?
Se Bonafede prendesse atto che sono venute meno le condizioni per proseguire il suo mandato, nessuno di noi chiederebbe anche le dimissioni dell’intero governo. L’azione è stata fatta in modo circoscritto contro un singolo ministro e, senza di lui, il governo ne uscirebbe con un elemento di imbarazzo in meno. Mi sembra però che Bonafede abbia dimostrato un eccessivo attaccamento alla potrona, quindi credo che una soluzione del genere sia di difficile realizzazione.
Non la sento ottimista. Si concluderà tutto con un nulla di fatto?
Io spero che il tutto possa concludersi con la nomina di una persona all’altezza alla guida del ministero della Giustizia. Però sono pessimista e ho poca fiducia in un sussulto di dignità da parte di questa maggioranza. Temo, anzi, che in queste ore si confezionerà un accordo di potere.
E cosa conterrà questo accordo, secondo lei?
Probabilmente un impegno da parete di Conte per riformare la custodia in carcere, qualche correttivo di riequilibrio per la riforma del processo penale e la riapertura del tavolo per modificare lo stop alla prescrizione. Bonafede rimarrà al suo posto, con la promessa di mettere mano a questi dossier. Peccato che la maggioranza per incidere su questi temi non ci sia, quindi rimarrà tutto comunque fermo.
Però è stato lei stesso a dire che quella contro lo stop alla prescrizione è anche una sua battaglia. Si potrebbe dire, pragmaticamente, che se la vostra mozione servisse almeno a modificare quella norma sarebbe comunque una mezza vittoria?
Tutte le volte che vince un principio di diritto è una vittoria, ma non per una singola forza politica, per tutti gli italiani. Forse ha ragione lei e si otterrà una revisione dello stop alla prescrizione, ma non cambierebbe la totale incapacità di affrontare i problemi concreti della giustizia. Un ministro senza alcuna capacità rimarrebbe al suo posto, continuando a lasciare inascoltate le grida dei giovani laureati in giurisprudenza che vogliono diventare avvocati e aspettano risposte sull’esame, ma anche quelle di avvocati e magistrati che denunciano il caos dentro i tribunali.