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«L’attuale fase programmatoria rappresenta uno snodo strategico, un’occasione storica irrinunciabile per il successo dell’azione economica e per le prospettive di crescita e modernizzazione dell’Italia. Certamente la sfida che ci attende è complessa e necessaria delle migliori energie e competenze del Paese, nonché del costante dialogo e della massima collaborazione tra le Istituzioni». Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle linee guida per la definizione del piano italiano di ripresa e resilienza per accedere ai fondi previsti dal Recovery Fund, trasmesse al presidente della Camera Giuseppe Fico. Nel corposo dossier elaborato di 73 pagine, il premier Giuseppe Conte sottolinea: «Se le Camere lo riterranno opportuno il Governo è disponibile a riferire sulle linee essenziali del documento, sia nella sede decentrata delle Commissioni sia nella sede plenaria dell’Assemblea. A tale prima fase ne seguirà una di elaborazione, presentazione e adozione definitiva del Piano nazionale di rilancio, che dovrà attenersi alle indicazioni e ai parametri che saranno formulati a breve dalla Commissione europea. Successivamente verrà avviata la fase di elaborazione e approvazione dei singoli progetti di investimento e di riforma. In ciascuno di tali passaggi - si fa notare - nello spirito di massima collaborazione tra Governo e Parlamento sarà assicurato il pieno coinvolgimento delle Camere al fine di recepire indirizzi, valutazioni e proposte concrete di intervento». «Modernizzazione del Paese, transizione ecologica, inclusione sociale e territoriale, parità di genere»: sono le tre linee strategiche su cui verte il Piano di rilancio. «Modernizzare il Paese - si legge nel documento - significa disporre di una Pubblica Amministrazione efficiente, digitalizzata e sburocratizzata, veramente al servizio del cittadino. La transizione ecologica dovrà essere la base del nuovo modello di sviluppo su scala globale; per avviarla sarà necessario intervenire sia sul lato della domanda che dell’offerta. Occorre in primo luogo ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo». «Inclusione sociale e territoriale - prosegue il documento - significa ridurre le disuguaglianze la povertà e i divari che impediscono ai cittadini di partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale. La realizzazione della parità di genere richiede di intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione in essere nei confronti delle donne che riguardano prioritariamente la partecipazione al mondo del lavoro, la retribuzione e la qualità del lavoro, l’accesso alle risorse finanziarie, l’uguaglianza di genere nell’accesso alle posizioni decisionali a livello politico, economico e sociale». E ancora: occupazione su di 10 punti percentuali, «per arrivare all’attuale media Ue (73,2% contro il 63% dell’Italia», «aumentare gli investimenti pubblici per portali almeno al 3% del Pil», «raddoppiare il tasso medio di crescita dell’economia italiana (0,8% nell’ultimo decennio), portandolo quantomeno in linea con la media Ue (1,6%)». Le macro aree di intervento sono sei, dalla digitalizzazione del sistema produttivo alla cultura e alla ricerca. Ma anche rivoluzione verde e mobilità, come ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso del suo primo discorso sullo Stato dell’Unione. Le emissioni dell’Unione europea «sono calate del 25% dal 1990 a oggi», spiega, ma «la nostra economia è cresciuta del 60%» nello stesso periodo. Così, «ci stiamo già avviando verso un’economia circolare con emissioni carboniche neutre», sostiene la presidente che poi annuncia che «il 37% dei fondi del piano Next Generation EU» andrà usato «nell’attuazione del Green Deal». La presidente della Commissione ha anche evidenziato il primato Ue per emissione di bond ’verdì e ha annunciato l’obiettivo di «reperire il 30% dei 750 miliardi (del Recovery Fund, ndr) grazie ai green».