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Questo governo ha dimenticato il nord, «è il più a sinistra e il più meridionalista di sempre». Il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, attacca l’esecutivo e spiega: «Siamo all’opposizione non per ingenuità, ma per coerenza».
Ora che il governo è completato, che giudizio ne dà?
Io non valuto le persone, quindi non commento i nomi. Preferisco analizzare il discorso programmatico pronunciato dal premier Conte in Aula e tutte le sue contraddizioni. Prima tra tutti, il fatto di nascere dopo che per 14 mesi il Pd si è opposto a tutti i provvedimenti presentati dal Conte I: come fa ora a governare insieme a un pezzo di quello stesso governo?
Si è passati dal verde al rosso, però...
Evidentemente l’intenzione è quella di rivedere tutte le posizioni prese in precedenza. Proprio questo mi preoccupa di Conte: gli aspetti di cambio di rotta sono evidenti su due temi cruciali come le autonomie e la sicurezza. Vogliono smantellare il decreto Sicurezza e addirittura in Aula il premier ha accusato il Parlamento di averlo modificato troppo. Sulle autonomie invece, la scelta di Boccia come ministro è eloquente e, se non bastasse quella, Conte ha parlato della nascita di una nuova cassa del Mezzogiorno e di livelli essenziali delle prestazioni. Questi tre fattori significano rimandare alle calende greche l’autonomia delle regioni.
Teme che il nord trovi poco spazio tra le priorità del governo?
Sicuramente questo è un governo spostato a sinistra e al sud. Basta guardare la composizione e la poca attenzione alle regioni del nord, dove si produce il 60% del Pil italiano. Sono curioso di vedere cosa farà questo governo su fiscalità e giustizia: ho già sentito parlare di patrimoniali e di regole sempre più manettare. Insomma, la direzione opposta quella chiesta dal ceto produttivo.
Col senno del poi, Salvini ha peccato di ingenuità nell’aprire la crisi?
Assolutamente no. Noi sapevamo perfettamente che, staccando la spina al nostro governo, la possibilità di andare al voto non era scontata. Anzi, eravamo consapevoli che la cosa più probabile era che nascesse un nuovo governo e che noi tornassimo all’opposizione.
E preferite l’opposizione al governo?
Preferiamo l’opposizione al fatto di non avere la coscienza a posto. Noi non potevamo più far parte di un governo in cui i 5 Stelle lavoravano contro di noi, nè potevamo più votare provvedimenti indigeribili. Prenda il caso della Spazzacorrotti, una legge contro ogni principio giuridico, visione e sensibilità politica. La abbiamo accettata nel primo anno di governo, perchè i 5 Stelle avevano il doppio dei nostri voti. Dopo il nostro successo alle Europee, però, come potevo io tornare a Novi Ligure dai miei elettori e dire che avevo votato un provvedimento che li avrebbe fatti licenziare, solo per andare dietro a Di Maio? E come potevamo, come gruppo, accettare che Bonafede menasse il can per l’aia sulla riforma della giustizia, non accogliendo nemmeno una delle nostre istanze?
Opposizione per coerenza, quindi?
Opposizione perchè a noi non interessa la gestione del potere ma di tener fede a ciò che diciamo agli elettori. Forse, all’inizio, qualcuno non ha condiviso la scelta di Salvini. Ora che il nuovo governo si è insediato, però, secondo me la gente sta capendo.
Ieri Salvini e Berlusconi si sono incontrati. Torna il centrodestra unito?
Guardi, a mio avviso il tema della ricomposizone del centrodestra è un tema più che altro giornalistico. Se lei vede le ultime campagne elettorali, dove il centrodestra ha vinto tutte le regionali e le amministrative, nota che il centrodestra è sempre stato compatto. Quanto al governo gialloverde, si è trattato di un esperimento che ha avuto il via libera preventivo sia di Forza Italia che di Fratelli d’Italia e che aveva l’obiettivo di portare al governo le istanze del centrodestra. Cosa che, per altro, in parte siamo riusciti a fare.
Ora tutto come prima, quindi?
Adesso si tratta di chiarire i ruoli nel centrodestra. Rispetto al 2018, è chiaro ora a chi spetta la leadership: la Lega è diventato il partito centrale, insieme al segretario Salvini. Ora dobbiamo riadattare i programmi a questo nuovo equilibrio, per un centrodestra vincente.
Le regionali saranno il primo tentativo di spallata contro il governo?
Le regionali saranno prima di tutto un bel test, per vedere se l’alleanza Pd- 5 Stelle è organica oppure solo di scopo per il governo. Se i 5 Stelle si alleassero definitivamente coi dem, sarebbe un altro elemento di chiarezza per tornare a un sano sistema politico bipolare. Così, forse, i grillini la smetterebbero di prendere in giro gli italiani, incanalando solo il voto di protesta ma senza fare scelte politiche.
Basta alleanze coi 5 Stelle anche pro futuro, quindi?
In politica mai dire mai. L’anno scorso mai avrei pensato di fare un governo coi 5 Stelle. Sono loro, però, a dover fare chiarezza al loro interno. Anche perchè un conto è parlare con Luigi Di Maio, con cui ci sono punti di contatto e visioni comuni, un conto sono altre anime del movimento. Insomma, ai 5 Stelle serve coerenza politica programmatica.
Per voi, invece, le regionali non saranno determinanti?
E’ chiaro che noi ci metteremo tutta la nostra energia, ma non possiamo prescindere dal fatto che si vota in regioni storicamente difficili per noi. Se vinciamo sarà un segnale forte, però.
La maggioranza chiede che voi lasciate le presidenze delle commissioni, lo farete o sarà uno strumento di opposizione?
Non useremo la presidenza delle commissioni per fare opposizione, perchè non è quello il ruolo. La maggioranza, però, è strana: da un lato loda i regolamenti parlamentari e la Costituzione, dall’altra chiede ai nostri di dimettersi. Forse non hanno letto i regolamenti, ma lì c’è scritto che i presidenti scadono dopo 2 anni e mezzo, quindi non si capisce perchè i nostri devono dimettersi.
In ballo c’è anche la nomina del Copasir, storicamente destinata alle opposizioni. I governo sembra intenzionato a darla a Fi...
Io invece penso che spetti alla Lega, anche perchè Fi ha già la presidenza della Commissione di vigilanza della Rai. La Lega è il primo partito di opposizione ma non ha nessuna presidenza di minoranza, mentre prima al Copasir per la minoranza c’era il dem Guerini. Non dare il Copasir alla Lega sarebbe una vera forzatura.
Il 19 ottobre sarete in piazza, sarà lo strumento cardine della vostra opposizione?
Noi in piazza ci andavamo anche quando eravamo in maggioranza, perchè la Lega è caratterizzata da un rapporto costante con la sua gente. La piazza è il nostro modo di fare politica: lo abbiamo fatto quest’estate e ora che siamo all’opposizione metteremo ancora più energie nei territori. Ce lo chiedono i militanti, che vogliono poter protestare contro un governo che è nato su presupposti intollerabili.