La crisi di governo? «Uno spettacolo che è degenerato». E sul sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione, «deve valere la Costituzione, come per chiunque altro». Parola di Andrea Marcucci, il renzianissimo capogruppo dem al Senato che assieme ai colleghi del Partito democratico a Palazzo Madama ha depositato una mozione di sfiducia all’esecutivo, chiedendo immediati chiarimenti sulla salute della coalizione gialloverde. «Da quando Salvini e Di Maio sono al Governo l'Italia è più debole e più isolata nel mondo- ha sottolineato via Twitter - l’occupazione è diminuita, la crescita si è fermata, l’insicurezza è cresciuta. Per questo i senatori Pd hanno depositato al Senato una mozione di sfiducia al governo Conte. Questo continuo braccio di ferro fra Lega e M5s fa ulteriori danni al Paese».

Senatore, questa crisi di governo è reale o è una strategia mediatica in vista delle europee?

È nato come uno spettacolo, dove ognuno dei due attori aveva la sua parte. Su ogni provvedimento i due vicepremier hanno occupato rispettivamente la maggioranza e le opposizioni per massimizzare il profitto. Ora, però, lo spettacolo è andato in tilt e siamo passati alla lotta nel fango in attesa del 26 maggio.

Il caso Siri ha offerto al Pd il pretesto per presentare una mozione di sfiducia: è un modo per smascherare l’ambiguità del M5s sui temi della giustizia?

Intanto è una mozione di sfiducia in senso classico. Il Paese è al tappeto e questa maggioranza non è più palesemente in grado di governare. Poi, certo, è un ultimo avvertimento col quale diciamo ai partiti al governo di provare ad assumersi le proprie responsabilità. Il giochino di dividersi su tutto non regge più. La giustizia, come il tema della sicurezza, è solo uno dei tanti tasselli.

Che risultati vi aspettate da questa mozione?

Intanto mi aspetterei finalmente un po’ di chiarezza: il governo ha l’onere di governare, le opposizioni di proporre un’idea diversa di Paese. Finora il governo ha fatto tutto meno che rispettare questo onere.

Il sottosegretario Armando Siri deve dimettersi, secondo lei?

Per me vale la Costituzione, vale per Siri come valeva per la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Poi sia il sottosegretario a decidere sul suo futuro.

Ecco, appunto, il caso Marini. L’ex governatrice, che dopo l’indagine si è dimessa, se l’è presa col Pd, dicendo che è diventato giustizialista. Cosa le risponde, considerando anche com’è finita la vicenda di Ignazio Marino?

Rispondo dicendo che avrei difficoltà a militare in un partito giustizialista, lo dico senza enfasi. Alcune interviste sul caso Umbria, in effetti, mi hanno preoccupato, ma pensando più in generale sono convinto che il Pd non potrà mai diventare un partito giustizialista.

Cosa farà il suo partito nel caso in cui davvero Conte dia le dimissioni, chiederà di tornare al voto o punterà ad un governo di “responsabilità”?

Per fortuna è una responsabilità che attiene al solo capo dello Stato. I gruppi parlamentari possono esprimere i loro pareri e le loro valutazioni, ma decide il Presidente della Repubblica.

Quale sarebbe secondo lei l’alternativa migliore?

Purtroppo M5s e Lega ci hanno trascinato alla crescita zero, stiamo vivendo una situazione economica molto grave e molto complessa. L’alternativa migliore sarà quella che oggettivamente conviene di più all’Italia.

Cioè?

Non credo sia possibile indicarla ora.

Nel caso in cui si tornasse alle elezioni non crede che la Lega avrebbe la strada spianata per governare da sola? Oppure la sinistra ha qualche speranza? E il M5s che fine farà?

Non si possono fare previsioni basandosi solo sui sondaggi. Certo è che, o prima o dopo, chi ha responsabilità di questo dramma economico pagherà un conto elettorale salatissimo. E Salvini condivide le stesse responsabilità dei 5 stelle.

Il Partito democratico ha recuperato l’unità che aveva perso? Può essere competitivo?

Il Pd deve fare lo sforzo di essere più incisivo, di parlare al Paese reale e di non specchiarsi più nei microcosmi che ci circondano. Da questo punto di vista, anche per il Pd il voto del 26 maggio sarà determinante anche per i percorsi futuri.