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Per tutta la giornata di ieri i cellulari hanno squillato a vuoto: dopo una settimana di incontri riservati e interviste pubbliche, nelle segrete stanze della Camera si è lavorato alacremente per stendere il testo base della legge elettorale. Come promesso dal Pd, oggi la Commissione affari costituzionali inizia la difficile opera di mediazione per riformare l’Italicum. Un sottile gioco di compromessi, con tre parti in campo apparentemente su posizioni inconciliabili e tutti i leader pronti a dettare le loro condizioni.
IL PROPORZIONALE DI FORZA ITALIA
I vertici del centrodestra asserragliati in una riunione fiume a Palazzo Grazioli - presiedeva Silvio Berlusconi, intorno al tavolo i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, poi il fido Niccolò Ghedini e Lucio Malan - hanno stilato i tre principi cardine: nessun correttivo maggioritario; leggi coerenti tra Camera e Senato e stop al voto di preferenza. «Occorre una legge elettorale che consenta un’effettiva corrispondenza fra il voto espresso dagli italiani e la rappresentanza in Parlamento», si legge nella nota di Forza Italia. In altre parole, altolà all’ipotesi di applicare al Senato la legge in vigore per la Camera, che ha preferenze e ritocco maggioritario in favore della lista che raggiunga il 40% dei voti.
IL SISTEMA "ALLA TEDESCA" DEL PD
Difficile, con queste premesse, il dialogo con il Partito Democratico. La proposta dei dem arrivata in Commissione prevede un sistema misto, fatto per metà di collegi uninominali e per metà di liste corte proporzionali, con soglia di sbarramento al 5%. «Serve governabilità e nell’interesse dell’Italia bisogna mantenere il più possibile un impianto maggioritario», ha dettato la linea il vicesegretario del Pd e ministro Maurizio Martina. Di qui l’ipotesi di una sorta di Mattarellum rivisitato, che il capogruppo Pd in commissione Emanuele Fiano ha definito «una mediazione possibile», perché «viene incontro sia a chi vuole una legge elettorale proporzionale, sia a chi vuole dei correttivi maggioritari». Un pun- to di partenza per il testo base, insomma, dal quale partire per ragionare con gli altri schieramenti.
M5S: PARTIRE DAL LEGALICUM
Un passo avanti e due indietro, la proposta ha fatto infuriare il Movimento 5 Stelle, con cui il Pd nei giorni scorsi sembrava aver trovato una linea di dialogo. «È un inciucio tra Renzi e Verdini», tuonano i parlamentari penta- stellati, che erano pronti a discutere a partire dal cosiddetto Legalicum ( l’Italicum “legalizzato” dalla sentenza della Consulta), ma da un nuovo testo completamente diverso. «Il Pd esce allo scoperto e propone la legge elettorale di Verdini» ha attaccato Danilo Toninelli, il deputato 5 Stelle in commissione Affari Costituzionali. Dello stesso tenore anche le reazioni di Forza Italia, con il capogruppo in commissione, Francesco Paolo Sisto, che ha già anticipato il netto «no» all’ipotesi di un cosiddetto «Verdinellum». E a stretto giro è arrivata anche la risposta del segretario Matteo Renzi: «Continuano le grandi manovre parlamentari di chi chiede a parole una nuova legge elettorale ma in pratica non la vuole, e perde tempo».
ASSE LEGA NORD-PD
L’unico spiraglio per i dem arriva, invece, dalla Lega Nord: «Sulla legge elettorale siamo pronti a votare la proposta del Pd con il sistema da noi sempre sostenuto del Mattarellum, con il 50 per cento di proporzionale e 50 di maggioritario. Siamo favorevoli anche a una soglia di sbarramento seria al 5 per cento», ha chiarito il vicesegretario Giancarlo Giorgetti, responsabile in materia di legge elettorale. Del resto, Salvini non ha mai fatto mistero del suo desiderio di arrivare alle urne il prima possibile e con qualsiasi legge e Giorgetti ha sottolineato che «la nostra priorità è comunque sempre la stessa: andare al voto al più presto possibile, basta chiacchiere e perdite di tempo. In quest’ottica, rinnoviamo la disponibilità, in extremis, a votare anche un decreto sulla materia».
IL TESTO BASE IN COMMISSIONE
Stretto tra i vasi di ferro, il presidente della commissione Andrea Mazziotti ha ammesso che «è chiaro che le posizioni dei partiti più grandi sono distanti, ma si deve lavorare per arrivare a un compromesso ragionevole e poi si lavorerà anche con gli emendamenti», che dovrebbero già iniziare ad arrivare in giornata.
Il testo di partenza è una sorta di "Italicum bis",con l'estensione al Senato della legge elettorale della Camera così come modificata dalla Consulta. Il sistema estende al Senato il premio di maggioranza alla lista che abbia il 40%, con soglia di sbarramento per entrambe le Camere al 3%. Al Senato ci saranno 50 collegi plurinominali (contro i 100 alla Camera), con capilista bloccati e preferenze. Abolito il criterio del collegio per le pluricandidature.
Si incardina così il percorso alla Camera della nuova legge elettorale, e dalle battute di partenza si preannuncia come difficile e accidentato.