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Uno dei vertici di maggioranza sulla prescrizione, con Alfonso Bonafede, Giuseppe Conte, Andrea Orlando e Andrea Giorgis
Il vertice di oggi tra il presiedente del Consiglio e i capigruppo di maggioranza, se confermato, sarà forse la più singolare - per alcuni addirittura surreale - verifica degli ultimi tempi. Intanto per il termine stesso usato: prima sbandierato, poi rinnegato (troppo lessico Prima repubblica...) e infine accolto con un misto di rassegnazione e noncuranza. E poi per i contenuti dell’incontro. I quali sono tanti e corposi ma - ecco il punto - trascurati fino a diventare impalpabili come incorporei ed inafferrabili ectoplasmi. Questo perché il vero oggetto del confronto è tutto e squisitamente politico. Si tratta infatti di stabilire chi tra il Pd, ringalluzzito vincitore dell’ultima tornata amministrativa ma numerico junior partner; e l’M5S, perdente per antonomasia ma detentore del 33 per cento dei seggi parlamentari, debba - come si diceva un volta - dettare la linea. Più brutalmente: chi deve comandare e fino a che punto. La questione, di per sè esplosiva, è resa ancora più urticante da un singolare elemento di paradossalità. Se infatti fino a poche settimane fa il Nazareno (e la sua leadership) era accusato di essere eccessivamente “grillinizzato”, pedissequo esecutore di direttive pentastellate; ora l’immagine si è rovesciata ed è il MoVimento che si spacca perché troppo “pidinizzato” e a rimorchio del partner di governo. Ricomprendendo nell’intemerata anche Giuseppe Conte. Il quale, a rigore dovrebbe essere l’elemento di equilibrio e invece finisce nel mischione delle polemiche. Che tipo di “Fase 2” possa emergere, che profilo di cronoprogramma, sorretto da quali provvedimenti, possa scaturire da una tale reciproca sospettosità, è difficile comprendere. Eppure non c’è alternativa: la minestra governativa è questa e gli ingredienti non sono destinati a mutare. Con una postilla. L’esecutivo che ha fatto del rinvio una delle modalità d’azione più gettonate, forse può allungare la lista con uno particolarmente significativo: posticipare di un paio di anni, come richiesto dal presidente del Cnf, la cancellazione della prescrizione. Per riparlarne una volta eletto il successore di Mattarella.