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«Non so quale espressione giusta usare. Perciò lo dico semplice: siamo in una fase di guerra, aleggia in Italia e nel mondo uno spirito di guerra che mette i brividi».
Claudio Petruccioli osserva attonito i fatti politici e spiega di avvertire «un senso di impotenza. Più si va avanti e meno si capisce. Prendiamo la gran parte dei commenti dopo le elezioni europee. Un appuntamento presentato come un discrimine: sono passati 30 giorni e continua ad incombere lo spettro di elezioni politiche anticipate mentre si prolunga una virtuale campagna elettorale; si direbbe che il 26 maggio non ha cambiato nulla. Dunque bisogna partire dall’evidenza: il dopo voto europeo conferma che Lega e M5S vogliono continuare a governare assieme. Dato ultra significativo proprio perché tanti strologavano il contrario se fossero cambiati i rapporti di forza. Invece no. Lo spostamento elettorale, anzi il rovesciamento dei rapporti di forza, è avvenuto: ma dentro l’alleanza gialloverde. Non dice niente la disinvoltura con la quale in un anno milioni di elettori sono passati dai Cinquestelle alla Lega? Se gli italiani percepissero una così grande differenza, quella disinvoltura non ci sarebbe stata. E continuando: non dice niente la disinvoltura con la quale centinaia di migliaia di italiani hanno votato il candidato sindaco del Pd e poi la Lega per il voto europeo? Il caso limite è stato Bari, ma il fenomeno si è prodotto in molti luoghi».
Proseguiamo. «Insomma non ci sono stati travasi di consensi dall’area di governo a quella delle opposizioni. Anzi la prima cresce di più di un punto. Si dice che le opposizioni, Pd e FI indifferentemente, sono inesistenti. Il motivo vero è che ristagnano in una crisi intellettuale e culturale. Provo una certa pena quando sento dire: dobbiamo tornare nei territori, riavvicinarci alla nostra gente... Macché. Quel che serve è far funzionare le meningi, ferme ormai da troppo tempo. Le narrazioni di Berlusconi e del Pd sono fuorvianti: convergono nel sostenere che Lega e M5S sono divisi su tutto e non possono andare avanti. Invece accade il contrario: vanno avanti pur essendo divisi ( non su tutto). La verità è che tra Salvini e Di Maio è avvenuta una saldatura che va al di là del Contratto di governo. Interessi e convenienze esistono, ma non spiegano il cemento unitario che tiene insieme i due vicepremier. E la Casaleggio, e ciò che ruota attorno, è il cardine di questa unitarietà. Per Salvini non c’è alleato migliore di Di Maio, e viceversa; ambedue vogliono collocarsi oltre la destra e la sinistra. Né gli elettori di entrambi dicono: separatevi e fate un governo con FI o con il Pd. Dicono esattamente il contrario. C’è qualcuno della cosiddetta sinistra dei Cinquestelle che dica rompiamo con la Lega? Mai e poi mai.
Insomma: va bene tutto, anche lo scontro continuo e ripetitivo tra Lega e M5S basta che non tornino il Pd e Berlusconi...
E’ così. La vecchia antitesi destra/ sinistra dell’ultimo quarto di secolo non è più vissuta come dirimente. La gente non la capisce più. Gli operai che da sinistra votano Salvini non si sentono di destra e non li metti in difficoltà se gli dici che Salvini è fascista».
Ci stiamo avvicinando al nocciolo del problema, che è capire qual è la dimensione politico- sociale che aleggia intorno a noi. Il punto è l’ordine mondiale dopo la caduta del Muro di Berlino anche se molti sfuggono dall’analizzarlo. Lo dico con parole semplici. Il nuovo ordine mondiale non c’è perché viviamo, anche se non vogliamo vederla, in una fase di guerra: la visita di Trump in Gran Bretagna e lo sprezzo per la Ue cui ha fatto seguito l’attacco a Mario Draghi, le celebrazioni dell’anniversario dello sbarco in Normandia e in contemporanea l’incontro Putin- Xi. Tutti fatti che contraddistinguono uno scenario caratterizzato dallo spirito di guerra; o, se vogliamo essere cauti, dalla politica di potenza che ne è l’immediata anticamera. Certo, almeno nei nostri Paesi la guerra non è quella conosciuta nel secolo scorso, di tipo convenzionale. E’ una guerra di altri tipo. Il terreno su cui si svolge lo scontro è quello dei flussi. Flussi finanziari, flussi di dati, flussi dell’informazione, dell’energia con gas e metanodotti. I flussi di persone e di merci; le infrastrutture, la via della Seta. E poi Libra di Google… Significa che ci si sta attrezzando per il passaggio sul web dei servizi oggi in mano alle banche. Così come sono stati disintermediati in politica i partiti, così possono essere disintermediate le banche. Rispetto a questo panorama, lo scontro destra- sinistra del passato non ha significato.
Siamo sicuri, Petruccioli? E’ uno scenario da brividi...
Lo spirito di guerra si diffonde. Non ci si affida più a trattative o a patti agli assetti di medio- lungo periodo, ma solo al presunto vantaggio immediato e alla forza. America First: ma poi uno dopo l’altro tutte le Nazioni First. In questo quadro, il punto debole, il bersaglio vero è l’Europa. La ricchissima, civilissima e debolissima Europa. E’ il bersaglio di tutti perché tutti sarebbero felici di dividersene le spoglie, di controllarne le ricchezze. Se l’Europa è – come è sotto attacco, tutti gli Stati che ne fanno parte dovrebbero difendersi in un fronte comune.
Una specie di sovranismo europeo...
Esattamente. Per una incredibile deformazione ottica accade il contrario: il sovranismo che c’è è nazionale e contribuisce all’attacco all’Europa. Qui è la debolezza del legame giallo- verde. Per entrambi i contraenti la collocazione oltre la destra e la sinistra è integrata ( io penso necessariamente) da un sovranismo nazionalistico e antieuropeo che non sa guardare un palmo oltre il naso. Il sovranismo praticato dalla attuale maggioranza finisce per far perdere sovranità e alimentare lo spirito di guerra. Su questo a mio avviso si andrà a sbattere; anzi si sta già friggendo». E allora l’opposizione può gioire: bene o male tornerà in gioco... Non è così. La prospettiva evocata non è affatto rassicurante. Pochi giorni fa Federico Fubini ci ha ricordato che dal 2000 ad oggi la produttività media oraria di un operaio tedesco è aumentata del 61 per cento; quella di Francia, Inghilterra e Spagna del 16/ 18 per cento; in Italia siamo inchiodati al 4. Le ricette della maggioranza attuale ignorano questo che è il problema essenziale e si abbandonano a promesse demagogiche che loro stessi sanno inverosimili. Si preparano così allo scontro che considerano – evidentemente - decisivo nel quale le difficoltà dovute principalmente alla loro ( anzi nostra) ignavia saranno imputati alla malevolenza degli ‘ altri’ fino al punto di mettere in conto l’uscita dell’Italia prima dall’euro e poi dalla Ue. Puntando apertamente alla dissoluzione dell’Unione. E’ questa la guerra dei nostri tempi. Se il conflitto si concludesse nel modo che sto dicendo, l’Europa subirebbe una sconfitta che avrebbe conseguenze per i prossimi secoli; e ciascuno può immaginare quale sarebbe la collocazione di noi italiani in un siffatto disastro europeo. E’ questo il tornante da affrontare.
E come si può superare senza deragliare?
Bisogna innalzare la bandiera della sicurezza, per il presente e – ancor più – per il futuro. E’ su questo, cioè su chi sarà più credibile nel difendere conquistare o riconquistare la sicurezza, si gioca la partita vera. Allora la sinistra ha già perso. La sicurezza è la bandiera identitaria della destra di Salvini e della destra dell’M5S. E chi l’ha detto? Sicurezza è una parola, una idea di sinistra, sicurezza è stata la ragion d’essere della sinistra, la sinistra è cresciuta rivolgendosi a persone che non avevano alcuna sicurezza ( di lavoro, di istruzione, di assicurazioni, di salute) né alcuna tutela. E la sinistra ha prevalso e si è affermata strappando per questi milioni di persone meccanismi di sicurezza. La libertà e l’uguaglianza sono l’impianto ideale ma è sulle sicurezza che si è costituito il movimento della sinistra, lo Stato sociale e le conquiste che comporta. Sicurezza che riguarda la concreta vita quotidiana delle persone in carne e ossa, questo è il punto! Oggi la sicurezza è in discussione in una parte grande della società che riteneva di averla conquistata, di averla a portata di mano sempre e comunque, e di poterci fare affidamento per tutta la vita.
Per cui la retorica degli ultimi...
E’ un abbaglio, una sciocchezza. Magari il problema fosse solo far entrare nel circuito di potenziali sicurezze chi ne è escluso. Oggi il problema è che ci sono milioni di persone che la sicurezza ce l’avevano e l’hanno persa o – meglio - temono di poterla perdere. E’ questo che smuove le dinamiche sociali e politiche in Occidente. La sicurezza, ovviamente, riguarda anche l’immigrazione che va affrontata con determinazione, realismo e nel rispetto delle leggi, non opponendo alle irrazionali chiusure xenofobe ( se non peggio) una sorta di generica ricetta cosmopolita. Ma certo la sicurezza non può fermarsi lì come avviene nella cultura e nella propaganda salviniana. La sicurezza comprende il lavoro, l’istruzione, la salute, la vecchiaia. La sicurezza del risparmio in un Paese come l’Italia! E’ su questo che occorre fare una gigantesca battaglia - che non riguarda solo “gli ultimi” - perché se il risparmio viene attaccato la maggioranza degli italiani fa un balzo indietro di un paio di generazioni. Gli Stati nazionali sono stati il perimetro, l’ambito anche territoriale sul quale la sicurezza si è costituita: si può capire che di fronte alle minacce per la sicurezza la reazione immediata sia “torniamo a prima” e mettiamoci in posizione di difesa verso pretese e minacce degli ‘ altri’. Ma è questa la tragica deformazione ottica; la sicurezza è sempre più conseguenza di accordi, scambi, relazioni, regole, governo concordato e condiviso dei processi e dei flussi. Bisogna attaccare Salvini srotolando la bandiera della sicurezza in tutta la sua dimensione. E’ così che si sbriciola lo spirito di guerra che ci circonda».