«Se non vogliamo che l’avvocato sia sostituito dall’algoritmo è urgente tornare all’oralità del processo», afferma il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama e promotore di un disegno di legge, a firma anche della leghista Erika Stefani, che punta ad “archiviare” il rito cartolare nel processo penale. Il provvedimento, in particolare, riscrive l’articolo 598- bis c. p. p., “Decisioni in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti”, introdotto dalla riforma Cartabia.

La norma attualmente prevede che “la corte provvede sull’appello in camera di consiglio. Se non è diversamente stabilito e in deroga a quanto previsto dall’articolo 127, essa giudica sui motivi, sulle richieste e sulle memorie senza la partecipazione delle parti. Fino a quindici giorni prima dell’udienza, il procuratore generale presenta le sue richieste e tutte le parti possono presentare motivi nuovi, memorie e, fino a cinque giorni prima, memorie di replica”. La “cartolarizzazione” del giudizio penale di appello, ovvero la previsione di un rito non partecipato per la trattazione “scritta” dei processi, è stata una delle tante conseguenze della legislazione emergenziale per il contrasto alla pandemia da Covid- 19.

Senatore Zanettin, ieri, su questa riforma, avete udito in Commissione l’avvocato Francesco Petrelli, presidente delle Camere penali, e il dottor Cesare Parodi, presidente dell’Anm. Perché bisogna tornare al contraddittorio orale?

Il motivo è molto semplice: il contraddittorio orale fra le parti non può non valorizzare la collegialità delle decisione. Collegialità che rischia invece di essere compromessa se la decisione di appello è adottata solo in base alla sintesi degli atti processuali di primo grado e dell’impugnazione che viene condivisa dal relatore con gli altri componenti del collegio. Il rito cartolare deve essere l’eccezione.

Il Parlamento ha approvato la scorsa settimana la modifica delle intercettazioni telefoniche, stabilendone la durata in 45 giorni.

Sì, e purtroppo si sono scatenate polemiche fuori luogo, accompagnate da una massiccia campagna mediatica di disinformazione.

Dopo 45 giorni i telefoni non saranno spenti?

Assolutamente no. Il tetto di 45 giorni alle intercettazioni non è una “tagliola” come dice qualcuno. Semplicemente, per prorogare gli ascolti si dovrà motivare. Oggi si reiterano le intercettazioni sulla base di richieste a “stampone”. La polizia giudiziaria fa la richiesta, il pm la fa propria con il tradizionale “copia e incolla”, e lo stesso fa il gip che poi autorizza le intercettazioni. E così si va avanti per anni ed anni.

Adesso cosa cambia?

Se di proroga si deve parlare, questa deve essere di volta in volta motivata.

Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri in uno dei suoi interventi sui media è arrivato addirittura a dire che questa riforma “aiuta i criminali” e “rende complicato cercare le prove”. “Dopo 45 giorni”, è l'accusa di Gratteri, anche gli autori di “un omicidio potranno parlare a ruota libera”.

È falso. Nel motivare la richiesta di proroga degli ascolti i pm dovranno indicare i motivi specifici che emergono dalle indagini perché non si può pensare di continuare ad avere un sistema di intercettazioni a strascico “sine die” come quello odierno. Troppe volte ci si dimentica dell’articolo 15 della Costituzione che dice come corrispondenza e conversazioni siano inviolabili. Con questa riforma si è voluto bilanciare due valori di rango costituzionale: da una parte, la necessità di indagare e trovare i responsabili dei reati. Dall’altra, la tutela delle intimità dei cittadini nella loro privacy. E tale punto di equilibrio è stato individuato con questa norma.

Per il professor Gian Luigi Gatta, ex super consulente dell’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia, la riforma sarebbe invece “anticostituzionale”.

Ogni volta che il centrodestra fa una riforma ecco arrivare l’accusa di incostituzionalità. Dove viene violata la Costituzione nel tutelare la privacy ed imporre l’obbligo di motivazione a pm e gip? Me lo devono spiegare.

Si può dire che le intercettazioni da mezzo di ricerca della prova del reato erano diventate mezzo di ricerca del reato?

Certo. Le cronache sono piene di casi del genere. Si individua il bersaglio e si aspettano settimane, mesi, anche anni, come nel caso di Giovanni Toti in Liguria, per cercare un reato che poi magari neanche si trova. Nessuno poi comunque ricorda che sono esclusi dal tetto dei 45 giorni i reati gravi, come mafia e terrorismo.

Nei partiti di maggioranza ci sono sensibilità diverse su questi temi. Lei è espressione dell’ala più garantista.

Il garantismo fa parte del mio Dna. Faccio l’avvocato e sono liberale da quando avevo 17 anni: per me viene prima di tutto la tutela del cittadino.

Quale è il bilancio in materia di giustizia fino ad oggi?

Penso sicuramente positivo e sono contento di essere fra i protagonisti di questo importante percorso riformatore. Le riforme che abbiamo varato sulle intercettazioni, ad esempio, viaggiano su tre gambe, su tre disegni di legge che ho presentato al Senato. Il primo, già approvato, ha riguardato il divieto di intercettare le conversazioni tra gli indagati e i propri avvocati. Pare una cosa normale ma non era così normale nel nostro Paese. Quando ho proposto questo disegno di legge, qualche collega, in particolare il senatore pentastellato Roberto Scarpinato, arrivò ad affermare che ci sono avvocati collusi con la mafia. È un modo di ragionare inaccettabile. Intercettare avvocati e assistiti è illegale in tutte le parti del mondo e doveva esserlo anche in Italia. La seconda gamba della riforma delle intercettazioni ha riguardato, come detto, la loro proroga. È una delle più importanti riforme della giustizia degli ultimi 30 anni. Le intercettazioni torneranno ad essere uno strumento di investigazione così come sono state concepite a suo tempo. Infine, la terza gamba riguarderà il sequestro dello smartphone e lo smartphone connesso al virus Trojan. Tutto sempre per tutelare la privacy dei cittadini.

A che punto siamo con questa riforma?

Attendiamo che il ministro Carlo Nordio ci faccia sapere. Il testo è pronto. Abbiamo fatto anche le audizioni. Da via Arenula hanno fatto però sapere che presenteranno una loro proposta. Speriamo in tempi rapidi.