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Non si tratta di una scelta tattica, di una pur sensibile correzione di rotta, di una revisione profonda ma limitata. Nell’arco di un mese, quello in cui di solito i palazzi della politica chiudono i battenti, il Movimento Cinque Stelle ha smantellato per intero il proprio Dna. Ma per diventare cosa ancora non si sa. Non è mutato geneticamente: è in fase di trasformazione e la sola cosa certa è che, comunque vada a finire, somiglierà a quello che era solo in superficie. Il MoVimento nato per andare al potere da solo, essendo tutti gli altri ' il nemico', ha messo da parte anche la foglia di fico del Contratto di governo per dar vita a una vera alleanza politica, e non con un partner qualsiasi ma con il partito che era stato per oltre 10 anni l’avversario da abbattere. L’opposto non solo e forse non tanto in termini politici quanto antropologici. Il partito dei ' disonesti' e dei ' corrotti' per definizione. Il Movimento populista e anti europeo che faceva tremare gli europeisti dentro e fuori i confini nazionali è oggi il rassicurante bastione della Ue. Il monolite settario che non conosceva e soprattutto non tollerava divisioni al proprio interno è dilaniato da uno scontro che regge il confronto con l’eterna guerra civile e forse si spinge anche oltre. Gli interessi terragni di dirigenti e parlamentari per la prima volta si sono fatti sentire rumorosamente, condizionando le scelte del Mo-Vimento.Dove approderà la metamorfosi però è tutt’altro che definito, e in fondo lo scontro che vede per la prima volta il fondatore contrapposto al ragazzo che lui stesso aveva scelto come leader politico, è tutto su questo fronte. E’ evidente che Beppe Grillo non considera affatto proibitiva la conclusione del percorso che, partendo dallo sdegnoso isolamento e passando per il contratto con la Lega prima e con l’alleanza con il Pd poi, potrebbe portare infine alla costituzione di una vera e propria coalizione, da mettere in campo alle prossime politiche ma forse anche prima in qualcuna o in tutte le nove elezioni regionali in agenda nei prossimi mesi. Il MoVimento si sta trasformando in un partito e la scelta di dar vita a una vera e propria coalizione coronerebbe la trasformazione genetica. Non è un percorso privo di ostacoli. E' proprio questo percorso, che farebbe dei 5S un partito di centrosinistra invece che una forza politica «né di destra né di sinistra», che Di Maio prova a ostacolare ed è evidente che lo scontro interno ai 5S condizionerà in un senso o nell’altro la vita del governo, oltre a determinare l’intero quadro politico futuro. Gli scogli oggettivi, reali e concreti, sono moltissimi. L'insofferenza tra i due ' popoli' è molto più radicale e diffusa di quanto non sia a livello di gruppi parlamentari, dove l’amalgama è più facile. I due soggetti ' pescano' inoltre almeno in parte nello stesso bacino elettorale: un alto tasso di competitività è fisiologico. Ma soprattutto esistono e sussistono, per quanto oggi nascoste sotto il tappeto, diversità progettuali profondissime nei fondamentali. La Tav, che ha siglato il divorzio tra Lega e M5S, avrebbe provocato conflitti anche più laceranti tra i 5S e il Pd. Lo spinoso capitolo dovrebbe essere ormai archiviato, ma per partiti che perseguono modelli di sviluppo molto diversi - e nel caso dell'area renziana del Pd decisamente opposti sperare che non spuntino in continuazione faccende simili e altrettanto spinose sarebbe illusorio. Lo strano incontro, però, non può muoversi solo lungo la direzione tracciata da Goffredo Bettini, ' padre nobile' dell'intera operazione, con i colti Democratici impegnati a civilizzare i barbari populisti ' rozzi, verbalmente violenti e indisponibili all'ascolto'. Questi processi, se partono davvero e non è affatto detto, sono per definizione biunivoci. Il Pd sarebbe nel caso destinato anch’esso a mutare geneticamente, e qualche avvisaglia già se ne vede perchéha fatto una certa impressione vedere i dirigenti del Pd nobilitare al rango di «procedura democratica» quella consultazione sulla piattaforma Rousseau. Però, in un partito in guerra civile permanente come il Pd e nel quale la diffidenza e l’ostilità nei confronti non solo dell’M5S ma anche della cultura politica che ha sin qui veicolato, una mutazione del genere provocherebbe inevitabilmente una serie di terremoti. La doppia trasformazione dell’M5S e del Pd, che è la principale scommessa di questo governo, sarebbe certamente salutare non solo per quei due partiti ma anche per la attualmente ben poco elevata cultura politica dell’Italia: e alcuni estremi per sperarci ci sono. Ma le ragioni che militano a favore del pessimismo sono un esercito.