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L’Istat prevede una marcata contrazione del Pil nel 2020 (-8,3%) e una ripresa parziale nel 2021 (+4,6%). Nell’anno corrente la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte (-7,2 punti percentuali) condizionata dalla caduta dei consumi delle famiglie e delle Isp (-8,7%) e dal crollo degli investimenti (-12,5%), a fronte di una crescita dell’1,6% della spesa delle Amministrazioni pubbliche. Anche la domanda estera netta e la variazione delle scorte sono attese fornire un contributo negativo alla crescita. Alla fine del 2019, l’economia italiana presentava evidenti segnali di stagnazione, solo in parte mitigati, a inizio 2020, da alcuni segnali positivi sulla produzione industriale e il commercio estero. A partire da fine febbraio, il dilagare dell’epidemia di Covid-19 e i conseguenti provvedimenti di contenimento decisi dal Governo hanno determinato un impatto profondo sull’economia, alterando le scelte e le possibilità di produzione, investimento e consumo ed il funzionamento del mercato del lavoro. Inoltre, la rapida diffusione dell’epidemia a livello globale ha drasticamente ridotto gli scambi internazionali e quindi la domanda estera rivolta alle nostre imprese. Il Covid-19 si è manifestato in una fase del ciclo economico italiano caratterizzata da segnali di debolezza (-0,2% la variazione congiunturale del Pil nel quarto trimestre 2019). Nei primi mesi del 2020 gli indici di fiducia delle imprese mostravano una sostanziale stabilità mentre quelli delle famiglie evidenziavano una limitata flessione. Inoltre la produzione industriale aveva registrato un deciso rimbalzo congiunturale a gennaio. In questo quadro le misure di contenimento adottate dal Governo hanno determinato a marzo la sospensione delle attività di settori in cui sono presenti 2,1 milioni di imprese (poco meno del 48% del totale), con un’occupazione di 7,1 milioni di addetti di cui 4,8 milioni di dipendenti. Sulla base dei dati riferiti al 2017 tali imprese generano il 41,4% per cento del fatturato complessivo, il 39,5% del valore aggiunto e rappresentano il 63,9% per cento delle esportazioni di beni. Il blocco delle attività ha avuto effetti immediati sulla produzione. L’occupazione, misurata in termini di Ula, è prevista evolversi in linea con il Pil, con una brusca riduzione nel 2020 (-9,3%) e una ripresa nel 2021 (+4,1%).