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«Renzi è amareggiato, ma non preoccupato: sa che questi attacchi sono tipici di quando un partito sale nei sondaggi». David Ermini, deputato dem toscano tra i più vicini a Matteo Renzi, è stato tra i primi a difendere il segretario dopo la pubblicazione in esclusiva su Il Fatto Quotidiano della telefonata con il padre.
Onorevole, quella telefonata non doveva finire sui giornali?
Guardi, non è un giudizio mio: lo dice la legge che quella telefonata non era pubblicabile. E non è difficile capire il perché: è chiaro che se tutti gli atti potessero essere pubblicati, allora addio indagini giudiziarie.
La responsabilità è dei giornalisti che l’hanno data alle stampe?
No, io non me la prendo con i giornalisti, ma con chi passa le veline e le carte coperte dal segreto istruttorio alla stampa. Il giornalista fa il suo mestiere, il problema sono invece quelli che dovrebbero fare bene il loro lavoro e che invece passano sottobanco atti riservati.
Renzi ha definito “politicamente un regalo” la pubblicazione.
Certo, ma un regalo nel senso che dall’intercettazione emerge un Matteo Renzi che chiede al padre di dire la verità. Quelle parole l’hanno rafforzato e reso affidabile nei confronti sia delle istituzioni democratiche che di tutti i cittadini che hanno fiducia in lui. L’elemento peggiore della pubblicazione, però, è quello che riguarda la sfera personale.
Si riferisce al rapporto di Renzi con il padre?
Quella era una telefonata tra padre e figlio e, al di là della legittimità o meno della pubblicazione, toccava tasti molto forti sotto l’aspetto umano del loro rapporto. Va tenuto conto che Renzi in quel momento aveva da una parte il proprio padre, e dall’altra il suo impegno con una nazione intera e con tutti i cittadini. Penso al passaggio nel quale parla della sua esperienza politica e dalla possibilità di abbandono delle primarie: lì fa riferimento a milioni di persone che lo se- guono da anni e che hanno fiducia in lui. Ecco, immagino che non sia una situazione facile quando si ha un genitore dall’altro capo del filo. Eppure Renzi ha dimostrato il proprio rispetto per le istituzioni.
Alla luce di tutto ciò che si è letto dell’inchiesta Consip, lei come giudica le accuse mosse dalle procure?
Mi pare che, lentamente, l’impianto accusatorio nei confronti di Tiziano Renzi si stia dimostrando per quello che è. Non spetta però a noi che la seguiamo dall’esterno giudicare questa inchiesta: spetta a chi conosce gli atti, né mi piace fare i processi sui giornali. I processi li devono fare i giudici, presto e bene: questo è il compito che affida loro la Costituzione.
Prima il caso Banca Etruria, ora gli strascichi del caso Consip. E’ in atto uno scontro tra Pd e la magistratura?
Assolutamente no, non esiste alcuna frizione tra il Pd e la giustizia. Io credo che la questione sia più lineare: se qualcuno ha dubbi sulla condotta altrui, è bene che le sue affer-mazioni siano supportate da elementi credibili. Poi, se davvero esistono ipotesi di reato, interviene la magistratura. Ma nessuno scontro è in atto.
Eppure, dopo gli ultimi sviluppi delle inchieste, lo stesso Renzi è stato personalmente molto attaccato dalle opposizioni.
Ma certo, Renzi e il Pd ricevono attacchi perché, quando un partito o una persona iniziano a salire nei sondaggi, gli avversari usano tutti i mezzi a loro disposizione per combatterli.
E Matteo Renzi come vive questa situazione? E’ preoccupato?
No, non parlerei di preoccupazione. L’ho trovato però molto amareggiato per come sono stati strutturati questi attacchi.
E il Governo subirà qualche contraccolpo?
No, io credo non ci sarà alcuna influenza sul governo Gentiloni, anche perché nessun membro del governo ha problemi con il caso Consip.
Avanti con la legge elettorale, quindi?
Certo, la legge elettorale è importante, ma vorrei ricordare che stamane abbiamo approvato la legge sul cyberbullismo. Dico di più, in questi anni abbiamo portato a casa moltissime leggi che toccano davvero la vita dei cittadini e anche sul fronte della giustizia, ma purtroppo poco o nulla è finito sui giornali. La polemica si fa sempre su altro.
A proposito dei provvedimenti in materia di giustizia, lei crede che il Governo porrà la fiducia sul ddl Penale?
La scelta di mettere la fiducia è una prerogativa del Governo e ad oggi non sono in grado di dirle se verrà fatto. Aggiungo però che il ddl Penale contiene moltissime norme importanti per l’ordinamento: alcuni elementi andrebbero forse limati, ma la mia valutazione sulla stragrande maggioranza del testo è molto positiva.