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Crescita 0,1 per cento. Ma che crescita è? Crescita zero. Dobbiamo rifare i conti? La realtà bussa alla porta della campagna elettorale infinita e alle lenzuolate di propaganda che la avvinghia. Una realtà col volto della sofferenza. Matteo Salvini se la cava con una battuta: «Sono gufi», condito con il consueto “tanto non ci azzeccano mai”,; Di Maio è meno tranchant: «Preoccupazioni serie». La verità è che i dati della Confindustria fotografano una situazione economica disastrosa. L’Italia è ferma, i consumi sono al palo, lo spread ha falcidiato le risorse. Il crollo della fiducia delle imprese è diserbante per l’occupazione che infatti mostra segnali regressivi. I lavoratori dipendenti, scrive Confindustria, «sono tendenzialmente fermi, c’è un calo del lavoro a termine ma non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato». Quanto a quota 100 e reddito di cittadinanza si tratta di misure che «daranno un contributo seppure esiguo» alla crescita, ma sono fatte in deficit, cioè con soldi che non ci sono. E perciò hanno avuto un impatto negativo sulla fiducia e sulle potenzialità di sviluppo.
Il governo correrà ai ripari con un provvedimento ad hoc che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare domani. Chissà se basterà. Il nodo vero, tuttavia, è il Documento economico- finanziario che il ministro Tria deve predisporre per legge entro il 10 aprile. Il fatto è che il governo ha costruito la legge di Bilancio prima e su di essa lo scontro con la Commissione Ue dopo, sulla base di previsioni di crescita all’epoca considerate ultra ambiziose del 2 per cento, poi dimezzate.
Adesso i peggiori incubi sembrano materializzarsi. La crescita è fantasmatica, il rapporto deficit- pil è tornato sul livello giudicato mesi addietro inaccettabile e ora al contrario confermato. Su queste basi è l’intero impianto dei conti pubblici che va rivisto. La domanda è: chi lo fa?
In teoria la risposta è ovvia: il governo in carica. Però, appunto, è lo stesso governo che ha puntato su pilastri rivelatisi farlocchi. E poi dopo le elezioni europee di fine maggio, che governo ci sarà: quello attuale o un altro, rimpastato o sostitutivo? O addirittura si precipiterà verso elezioni anticipate?
Sia Salvini che Di Maio, e a maggior ragione il presidente del Consiglio Conte, assicurano che nulla cambierà e che la maggioranza gialloverde arriverà compatta a fine legislatura. Può essere. Tuttavia il cuore del problema non cambia. Se il binomio Lega- M5S proseguirà appaiato, dovrà presumibilmente mettere mano ad una manovra correttiva entro l’estate, e poi per forza di cose allestire una Finanziaria per l’anno prossimo che se non proprio lacrime e sangue dovrà contenere interventi drastici per riportare i conti sotto controllo e impedire fiammate sui tassi e manovre speculative dei mercati.
Se e come ci riuscirà, non è facile stabilire. Per prima cosa, in un quadro siffatto le incursioni a favore della flat tax appaiono fin troppo disinvolte. Per non dire lunari. E poi solo per disinnescare l’aumento dell’Iva che il governo si è giocato come una fiche alla roulette servirebbero 32 miliardi. Da prendere dove? L’idea iniziale, appunto, era che la crescita avrebbe consentito di centrare il traguardo. Adesso che la crescita è sparita, che si fa?
Le diminuzioni annunciate dei prezzi di gas e luce sono manna dal cielo per le pencolanti fortune gialloverdi. Ma rischiano di evaporare dinanzi alla necessità di interventi assai impopolari. Di qui nascono i boatos di possibili elezioni politiche anticipate: classico stratagemma per aggirare le problematicità. Che però hanno la tendenza a ripresentarsi. Senza contare che rimane inevasa la domanda principale: anche se Conte dovesse cadere, quale altro governo potrebbe prendere sulle spalle un fardello così gravoso e quale altra maggioranza darebbe il via libera a nuove tasse e rincari?
Insomma un gioco dell’oca pure questo infinito e stucchevole. La crescita del debito pubblico e l’azzeramento della crescita producono un mix micidiale. La politica dovrebbe aiutare a risolvere: quando è parte del problema sono guai per tutti.