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«Il Pd deve far emergere la propria agenda e c’è ancora molto da fare. Ma la modifica ai Decreti Salvini è un primo passo verso un Paese più civile». Matteo Orfini, deputato dem, commenta così il colpo di spugna del governo su quanto rimane del passaggio di Matteo Salvini a Palazzo Chigi. Una scelta obbligata, per il deputato, ma solo la prima lungo il cammino della legislatura: «Ora smettiamo di criminalizzare le ong».
Dopo un anno la promessa è stata mantenuta: i Decreti Sicurezza sono cambiati. Ma basta?
Credo sia un buon inizio e che come tale vada considerato. È molto buona la parte su accoglienza e integrazione, perché si ripristina una meccanismo di protezione più ampio, in qualche modo ridando vita al sistema degli Sprar e favorendo un’integrazione vera.
Cosa si può migliorare?
Sicuramente la parte che riguarda il rapporto con le ong che operano nel Mediterraneo, su cui ci sono ancora degli elementi che meritano qualche correzione. Però mi sento di dire che ora l’Italia è un Paese un po’ più civile.
Anche l’attuale governo ha però bloccato le ong.
Per questo sostengo la necessità di un salto di qualità. Abbiamo avuto un atteggiamento punitivo, a causa di procedure amministrative a mio avviso, discutibili nel merito, nei confronti di chi salva vite. Basti pensare che a settembre ci sono stati circa 200 morti nel Mediterraneo. Dobbiamo aiutare chi salva vite, non criminalizzare, e aprire un tavolo di confronto con le ong per stabilire procedure e regole di ingaggio chiare che consentano a chi salva vite di continuare a farlo.
Cambiano gli equilibri di maggioranza?
Penso che in questo risultato ci sia una presa di consapevolezza del Pd del ruolo che deve avere. Per tanti mesi ho chiesto su questo più coraggio, oggi penso di poter dire che quel coraggio è arrivato. È una vittoria del Pd e a questo punto possiamo entrare nel vivo della discussione sullo Ius Soli, tanto per fare un esempio, o sul superamento della Bossi- Fini. Ma anche su altri settori il protagonismo del Pd si deve vedere di più, perché questo rafforza il governo.
Questo esempio può valere anche per altri temi?
Deve essere così: noi abbiamo fatto una scelta complicata - quella di dar vita a questo governo - e però dentro questa discussione ci dobbiamo stare con le nostre idee e le nostre battaglie, consapevoli che è un governo di coalizione e quindi implica dei compromessi. Però su alcune cose il profilo riformista del Pd deve emergere di più. Penso, ad esempio, alla necessità dell’utilizzo del Mes per rafforzare il nostro Sistema sanitario nazionale, tanto più in un momento delicato come quello attuale.
Tra le novità introdotte con i nuovi dl Sicurezza ci sono inasprimenti di pena per la movida violenta, conseguenza della tragica vicenda di Colleferro. Non è un modo sbagliato di affrontare i problemi?
Credo di sì. Capisco la volontà di certe scelte, di fronte a fatti di cronaca drammatici come quello che ha portato alla morte di Willy, ma bisogna individuare le ragioni più profonde. Abbiamo interi pezzi della nostra città sotto il controllo della criminalità organizzata, che organizza lo spaccio e il “recupero crediti” che ne deriva, e interi pezzi di popolazione vittime della dipendenza da stupefacenti, mentre negli anni le risorse che miravano al contenimento e alla prevenzione del fenomeno sono state ridotte, con un effetto devastante. Bisognerebbe andare alla radice dei problemi, perché quando si agisce solo sull’inasprimento, assecondando la pancia del Paese, difficilmente si risolvono.
Come sulla legittima difesa, intesa in senso “salviniano”?
Ecco, quella è una delle prossime norme da abolire.
Di Maio ha rivendicato l’alleanza col Pd come vincente, in merito alle ultime elezioni. Può diventare strutturale?
La trovo una lettura un po’ forzata, nel senso che dove c’è stata un’alleanza esplicita delle forze di governo, come in Liguria o in Umbria, il risultato è stato un disastro. Dobbiamo concentrarci sulla capacità di costruire un progetto convincente per gli elettori, poi vengono le alleanze: dove sono naturali si fanno, dove non lo sono danneggiano.
Il governo si trova a dover affrontare una possibile seconda ondata. Le precauzioni del governo sono giuste?
C’è bisogno di fare tutto il possibile per evitare di tornare a quanto accaduto nei mesi scorsi: non possiamo permettercelo, sia da un punto di vista sanitario sia economico. Quindi meglio un po’ più di rigidità e cautela oggi che dover tornare al lockdown domani. Naturalmente, nel momento in cui si chiede questo ai cittadini, bisogna fare di tutto per essere all’altezza come istituzioni: aumentare la capacità di screening rapido, gestire nel miglior modo la ripartenza della scuola, del lavoro, i meccanismi di gestione dei trasporti pubblici… Qualcosa si può migliorare, ma mi sembra che lo sforzo collettivo ci sia.
Qualche giorno fa criticò la scelta di fare il concorso per la scuola. È ancora di quest’avviso?
Ritengo che se da anni si viene sfruttati dallo Stato per mandare avanti la scuola pubblica e dopo tanti anni c’è la possibilità di ragionare su un percorso di stabilizzazione non si possa pensare ad una procedura nella sostanza simile a quella che svolge chi non ha mai messo piede in una scuola. Ed è ancora più allucinante in piena pandemia, quando avremmo avuto bisogno di mettere in cattedra subito quei docenti per ridurre il numero delle classi. Nel momento in cui chiediamo di limitare gli assembramenti e svolgere tutto in situazioni di sicurezza, dovremmo essere i primi a dimostraci conseguenti con gli obiettivi che ci diamo.