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«Sospendo il giudizio su Zingaretti: per ora non è ancora chiaro in cosa consista la sua discontinuità», è il commento interlocutorio di Stefano Ceccanti, costituzionalista dem vicino a Matteo Renzi, che affronta con forza anche il tema della giustizia: «Servono una riforma elettorale del Csm e la separazione delle carriere»
Il risultato ai ballottaggi ha fatto tirare un sospiro di sollievo?
Il Pd è andato molto meglio alle Comunali, rispetto che alle Europee. Durante il primo turno, abbiamo avuto alcuni comuni che hanno scelto il centrodestra alle Europee con il 60% e il nostro sindaco con la stessa percentuale: questo ci dice che l’elettorato è molto mobile. Ai ballottaggi, invece, si nota come l’elettorato dei 5 Stelle si sia molto contratto e al secondo turno si sia astenuto. Di fatto, dunque, ha vinto che è riuscito a rimobilitare l’elettorato del primo turno.
Il segretario Zingaretti ha parlato di Pd come forza di alternativa. Il Pd è il miglior secondo?
Contestualizziamo: nelle comunali il nome del candidato sindaco pesa molto e il sistema elettorale è a doppio turno, quindi arrivare al ballottaggio può consentire di vincere e il Pd, dalla Toscana in giù, ha ancora un vantaggio competitivo rispetto alla Lega, che in quei territori non ha una classe dirigente formata. Non riportiamo tutto questo, però, su un sistema nazionale a turno unico con collegi uninominali ampi, dove il candidato pesa obiettivamente di meno.
Lei non è certamente assimilabile all’ala vicina a Zingaretti. Che giudizio dà di quello che il segretario chiama “nuovo Pd”?
Io francamente sospenderei il giudizio, perchè ancora non possiamo dire in cosa consiste questa discontinuità.
Perchè non si è ancora vista?
La maggioranza che ha portato all’indubbio successo di Zingaretti è internamente molto eterogenea e si è momentaneamente aggregata più in negativo rispetto alla gestione Renzi che non su un progetto preciso di discontinuità. Bisognerebbe cominciare ad avere un approccio più laico rispetto al recente passato e non contrapporre due posizioni ideologiche: quella di azzerare l’esperienza di Renzi per tornare al prima, perchè prima di Renzi il Pd andava malissimo; quella di non capire che, se abbiamo perso alle scorse politiche, un’analisi seria va fatta. Tagliando gli estremi di discontinuità assoluta e continuità rigida, abbiamo lo spazio politico per ragionare in modo serio.
Ipotizza che la maggioranza interna del Pd possa modificarsi?
Mi limito a notare che la maggioranza interna va da Minniti, che ha posizioni simili a quelle con cui la Danimarca ha vinto le elezioni, a quelle della sinistra tradizionale che si rifanno a Corbyn e, sul lungo termine, queste non combaciano bene. Zingaretti dovrà pianificare una politica a partire da questo, che però non è chiarissima in positivo.
Da che parte si potrebbe cominciare?
Fossi in Zingaretti, invece che pensare a come creare artificialmente dal Pd dei partiti satelliti per partenogenesi, come più di uno erroneamente gli consiglia magari per nostalgia sbagliata dell'Unione. Rilancerei invece, come ha fatto nell'ultima direzione, proprio sulla vocazione maggioritaria, di un Pd ad ampio spettro.
Rilancia sulla vocazione maggioritaria?
Conosco l'obiezione: il sistema nazionale è ormai a prevalente base proporzionale, ma eviterei determinismi. La politica a volte curva i processi. Berlusconi nel 1994 curvò in chiave maggioritaria un sistema che era stato pensato per frenarla e oggi Salvini a destra che cosa sta facendo?
E sul fronte di quella che lei chiama la sinistra tradizionale?
Mi sembra che quelle posizioni vadano ridimensionate, anche perchè i casi inglese e francese mostrano che non pagano. La sinistra tradizionale che parla di statalismo nazionale e accarezza quasi l’euroscetticismo non funziona.
Renzi è impegnato coi comitati civici, ma anche Zingaretti parla spesso di società civile. Partendo da punti diversi, potrebbero incontrarsi?
La società civile non è una cosa neutra. Partendo dal fatto che serve un cambiamento interno di classe dirigente, bisogna capire su quale asse politico- culturale la società ci vile scelta si muove. Per quel che riguarda le Europee, le candidature hanno cercato in tutte le direzioni è questo è andato bene: sul versante più liberal con Irene Tinagli, su quello di sinistra tradizionale con il medico Pietro Bartolo. Sul piano nazionale delle Politiche, occorrerà però un più chiaro messaggio di orientamento di governo.
Lei è uno dei pochi dem che ha affrontato la questione del caos dentro il Csm. Esiste una questione morale nel Pd?
Partiamo da un assunto: stiamo parlando di una inchiesta di cui noi nè gli stessi membri del Csm conoscono i fatti. Quindi, qualsiasi ragionamento deve essere rinviato. Ciò che sappiamo è che questo meccanismo distorsivo nel sistema elettorale del Csm favorisce il correntismo tra le toghe, che si mischia con gli equilibri numerici dovuti alla componente non togata dell’organo.
Insomma, il segreto di Pulcinella?
Si sapeva che queste distorsioni ci sono sempre state, in cui le anomalie del sistema elettorale hanno trascinato rapporti altrettanto anomali con la politica. Se vogliamo risolvere i problemi anzichè cercare capri espiatori, partiamo da qui: dal sistema elettorale del Csm a costituzione invariata e, in prospettiva, dalla separazione delle carriere tra giudici e pm e dalla creazione di due Csm. Giudica re e accusare sono due mestieri diversi.
Che giudizio dà di ciò che si è letto in questi giorni, sia dei magistrati che dei politici?
Che l’opinione pubblica si è formata dei giudizi sulla base di stralci di un’inchiesta di cui si ignora il contesto. Solo la mentalità distorta italiana fa considerare i fatti della pubblica accusa come verità definitive e indiscutibili. Questo, anche a causa del fatto che le carriere sono unite: le notizie che vengono dall’accusa vengono prese per sentenze di un giudice terzo.
Condivide che sia avvenuto qualcosa di anomalo, tuttavia?
Ma certo, lo dimostra il fatto che ero membro di una commissione indipendente, voluta dal ministro Orlando, per riformare il sistema elettorale del Csm. Si tratta di un nodo noto da tempo e, forse, proprio a partire da questi stralci giudiziari distorti, il sistema politico potrà prendere energia per proporre un cambiamento.
E’ stato proposto il sorteggio...
La Costituzione parla di “elezione”, quindi considero il sorteggio incostituzionale. Inoltre, il sorteggio delegittima la magistratura stessa: con un buon sistema elettorale, con collegi uninominali dove si crea una maggioranza in sede locale, i magistrati sono in grado di scegliere bene.