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Onorevole Cattaneo, nella scorsa legislatura, anche a causa di maggioranze diverse da quella attuale, la proposta di legge di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere depositata dall’Unione camere penali non ha visto la luce: pensa che in questa legislatura ci siano condizioni migliori?
Nella scorsa legislatura c’era un governo di unità nazionale sostenuto da una maggioranza eterogenea, che rendeva necessarie continue e spesso complesse mediazioni. Oggi il quadro è completamente cambiato, abbiamo un esecutivo di centrodestra solido, coeso e credibile. E c’è una maggioranza che ha una comunanza di visione e di intenti. La separazione delle carriere è una svolta di sistema in direzione di una giustizia davvero giusta. Ed è un impegno che abbiamo preso con gli italiani. Lavoriamo per mantenerlo.
I testi depositati alla Camera sulla separazione delle carriere sono due, il vostro e quello di Costa, che ricalca quello dell’Unione camere penali: crede che si possa arrivare a una convergenza tra i due testi?
Noi abbiamo una proposta, a prima firma del nostro capogruppo in Commissione giustizia, Calderone, che riteniamo estremamente valida ed equilibrata. Il testo interviene sul sistema di accesso alle funzioni giudicante e requirente prevedendo concorsi separati, a cui seguiranno una formazione, un tirocinio e una carriera distinti e immuni da interferenze. Vedremo quali strade prenderà l’iter in Commissione. Ciò che ci preme è che si proceda per dare presto risposte agli italiani. La riforma della giustizia fa parte del nostro programma elettorale e la separazione delle carriere è uno dei pilastri, fondamentali, di questo percorso.
Visto che, come detto, un testo sullo stesso tema era già stato presentato e anzi già calendarizzato, è corretto interpretare l’aver depositato una vostra proposta come un segnale politico agli alleati che le riforme vanno fatte nonostante le reazioni che certamente ci saranno da parte della magistratura?
La separazione delle carriere è un obiettivo storico di Forza Italia. Non è una riforma “contro” qualcuno ma per restituire al processo la sua dimensione costituzionale, che prevede un giudice terzo e imparziale, equidistante da accusa e difesa. La nostra proposta ribadisce quello che sosteniamo da sempre: al centro del sistema giudiziario devono esserci i cittadini, con le loro garanzie e i loro diritti.
Negli scorsi giorni sia la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che il leader della Lega, Matteo Salvini, hanno messo in guardia da possibili scontri con la magistratura, eppure la separazione delle carriere è uno dei temi sui quali essa è più contraria: come se ne esce?
Con quella “leale collaborazione” tra legislatore e magistratura che lo stesso ministro Nordio ha identificato come presupposto per il percorso di riforma. Ribadisco, non c’è nessun intento punitivo nel voler migliorare il sistema giudiziario, e certamente nessuno di noi ha mai pensato di minare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che sono scritte a chiare lettere nella Costituzione. Allo stesso tempo, però, la riforma non può essere un tabù.
Un altro terreno di scontro è quello sulle intercettazioni, con il ministro Nordio che spesso è sembrato essere più difeso da Forza Italia che da Lega e Fratelli d’Italia, con l’eccezione di Meloni che l’ha fortemente voluto a via Arenula. Crede che occorra più decisione da parte degli alleati nella difesa di un ministro che non fa altro che ripetere quello che è il programma della coalizione?
Al termine della sua relazione alla Camera, la settimana scorsa, il Ministro Nordio ha ricevuto una standing ovation da tutta la maggioranza, e anche da una parte dell’opposizione. Finalmente nelle aule parlamentari abbiamo ascoltato parole chiare di garantismo. Il governo e i partiti che lo sostengono sono convintamente con Nordio e con il suo programma di riforme. E Forza Italia come sempre, anche grazie all’impegno del vice ministro Sisto, darà il suo contributo.
Mercoledì, assieme a Fratelli d’Italia, avete fermato gli emendamenti della Lega sul capitolo immigrazione, con disappunto del Carroccio. Come si tiene unita una coalizione che, in base ai temi, vede congruenze differenti tra FI, Lega e Fdi?
In realtà gli emendamenti non sono stati “fermati” ma dichiarati inammissibili per mancanza di aderenza al contenuto del decreto Ong. Un mero rilievo tecnico, privo di qualsiasi valore politico. Anzi. Nel merito condividiamo molti di quegli emendamenti, ma non era questo il decreto in cui inserirli. In generale, non è un mistero che ci siano sfumature diverse tra i partiti della coalizione, ed è normale che sia così. Non siamo un partito unico. Ma alla fine troviamo sempre una sintesi, nell’interesse del Paese.