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«Da moderato, nella prossima legislatura sarò al fianco di Silvio Berlusconi». Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato e fondatore di Centristi per l’Italia ( in Parlamento nel gruppo di Area Popolare), però ha votato la fiducia e sostiene il governo Gentiloni: «è partito con il piede giusto, in continuità con il precedente esecutivo. Alle sue spalle c’è Matteo Renzi, che ha lavorato bene e gli ha lasciato in eredità dossier importanti da completare» .
Senatore, lei che storicamente è appartenuto alla coalizione di centrodestra, oggi sostiene un governo espressione del Partito Democratico. Come spiega la sua scelta?
Io sono da sempre e con coerenza un popolare e un moderato, per questo sostengo l’attuale governo di Paolo Gentiloni come alternativa credibile allo sfascio e alla demagogia del Movimento 5 Stelle.
Le forze di opposizione hanno riconosciuto a Paolo Gentiloni un cambio di passo rispetto al precedente governo. Condivide?
Io onestamente non vedo alcuna discontinuità. Anzi, il governo Gentiloni è partito bene proprio perché si muove in continuità con il precedente esecutivo. Alle sue spalle c’è Renzi, che ha lavorato bene e non ha perso tempo, ora Paolo Gentiloni sta completando gli importanti dossier aperti dalla passata premiership.
Ma quindi, nel suo futuro c’è un’alleanza con Partito Democratico oppure con il centrodestra?
Nella prossima legislatura saremo assieme a Silvio Berlusconi. Anche perché questa convergenza dei moderati contro la demagogia finirà per essere anche la posizione di Forza Italia e del centrodestra: non ci sono altre alternative.
Il problema, però, resta: a quale centrodestra si riferisce?
Io auspico l’unità di tutti i moderati, a maggior ragione se ci sarà una legge elettorale di stampo proporzionale. In questo caso, gli schieramenti andranno calibrati sul modello europeo e noi apparteniamo alla famiglia del Partito Popolare Europeo. Anche in Italia, auspico una convergenza di tutte le forze politiche che si riconoscono in questa collocazione.
Un centrodestra senza Lega Nord, dunque?
Per mantenere le categorie europee a cui prima mi riferivo, non vedo francamente come sia conciliabile la linea del Ppe, che in Europa sostiene la candidatura di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento europeo, con quella della Lega Nord di Matteo Salvini, che invece appoggia apertamente Marine Le Pen.
Troppo presto per chiedere chi sarà il leader? Lei ha ipotizzato di utilizzare le primarie...
Requisito necessario è la convergenza sulle posizioni del Ppe. Una volta raggiunta, credo che le primarie potrebbero essere una modalità organizzativa interessante. Ben intenso però: su questo dovrebbe esserci la convergenza di tutti i partiti che si riconoscono nella famiglia popolare e che hanno deciso di aderire alla coalizione.
A proposito di coalizioni, il tema della legge elettorale è ineludibile.
Anzitutto bisogna aspettare la sentenza della Corte Costituzionale e capire come il Parlamento si debba adeguare, con l’obiettivo di creare un contesto normativo coerente tra Camera e Senato. Detto questo, se la direzione sarà quella di una legge proporzionale, le strade possibili sono due: o un proporzionale puro oppure un proporzionale aperto alla creazione di coalizioni.
E lei quale impianto sosterrebbe?
Auspico che si converga su una legge elettorale proporzionale con un premio alla coalizione, in modo da garantire la governabilità. Questo perché considero fondamentale che i partiti abbiano vincoli politici e morali, senza cedere alle giravolte della politica delle mani libere.
Dopo aver approvato la nuova legge elettorale, Renzi vorrebbe tornare alle urne. Anche lei pensa al voto anticipato?
Io non vedo questioni ideologiche a monte. Pragmaticamente: se il governo lavora bene deve proseguire, se invece si frapporranno ostacoli insormontabili, allora si andrà alle urne. Le elezioni anticipate, sotto un profilo costituzionale, si legittimano con uno stato di paralisi del Parlamento o incapacità di esprimere un governo. Per ora il governo Gentiloni opera bene.
Meglio la linea attendista, dunque?
Se nei prossimi mesi il governo cadrà in uno stato di atarassia, è chiaro che le elezioni saranno inevitabili: non serve fare melina ma affrontare le questioni. Certo che, se il governo inizierà a perdere tempo, sarà meglio andare a votare.
A proposito delle forze in campo, la spaventa il Movimento 5 Stelle?
Il Movimento 5 Stelle è in lizza per essere il primo partito e sono stati gli italiani a renderli una forza così rilevante. Come tali, io rispetto la loro dimensione politica ma mi sento agli antipodi da loro. Inoltre sono desolato da come governano, soprattutto Roma è dimostrazione pratica del loro modo di amministrare.
Eppure la loro è una forza di rottura che sembra inarginabile. Che cosa si può opporle?
Io sono convinto che, se il corso di questa legislatura sarà ordinato e soprattutto produttivo, i cittadini lo riconosceranno e il Movimento 5 Stelle sarà ridimensionato. Altrimenti, gli faremo solo l’ennesima cortesia.