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Matteo Ricci, sindaco di Pesaro
l congresso del Pd prosegue il suo tortuoso percorso, incerto tra fase costituente e scontro interno tra correnti e candidati in campo. Elly Schlein, dopo avere ripreso la tessera al circolo della Bolognina, è ufficialmente in corsa e spera di essere incoronata dalla sinistra dem. Il suo competitor principale è il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, di cui è stata vice. Ma in campo c’è anche Paola De Micheli, anche se la sensazione è che le primarie possano trasformarsi in un duello tra i primi due, con annesso rischio scissione che viene agitato da più parti. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, dopo essere stato tra i papabili ad una candidatura alla segreteria da sinistra, ha scelto di sostenere Bonaccini e analizza così l’attuale fase che vive il partito, scosso anche dalle dichiarazioni al vetriolo di Gianni Cuperlo.
Gianni Cuperlo dice che con un congresso svolto con queste modalità il Pd rischia di suicidarsi. Che ne pensa?
Cuperlo ha ragione su un aspetto e cioè che il percorso è bizzarro, che non fa chiarezza. Dopo la sconfitta avevamo due strade. La prima era fare subito la costituente, portarla avanti per diversi mesi per ridefinire identità, progetto e linguaggio, e quindi posticipare il ongresso. La seconda era fare subito le primarie, così che il nuovo segretario potesse guidare la fase costituente.
Lei ha chiesto di bloccare la fase costituente e rinviarla a dopo le primarie. Ma è possibile seguire un percorso simile con un partito che potrebbe uscire ammaccato da un duro confronto interno?
Ormai la vera costituente la faccia il nuovo segretario per tutto il 2023, quindi entro la fine di gennaio si facciano le primarie. È inimmaginabile pensare ad una fase costituente senza sapere quale sia il pensiero del nuovo segretario. Facciamo diventare le primarie un traino per le elezioni regionali. Occorre cambiare il percorso messo in campo, che secondo me non funziona e rischia di creare un grande corto circuito tra l'esigenza di una nuova costituente di un nuovo Pd e la campagna per le primarie.
Che è successo alla sinistra dem, che per un attimo sembrava potesse sostenere la sua candidatura e che adesso pare essere quasi costretta a ripiegare su Schlein?
Hanno apprezzato i nostri 10 punti, ma troppi dubbi, così mi è stato detto. Tanta incertezza e un po’ troppo tatticismo. E così ho preferito fare l’ala sinistra di Bonaccini che conosco bene e che ha accettato diverse delle nostre proposte sul nuovo Pd.
Cosa in particolare l’ha convinta ad abbracciare il progetto di Bonaccini?
Ho deciso di sostenere il candidato che io ritengo più solido e più vicino come percorso personale. Stefano è un amico e un grande presidente di Regione, entrambi vogliamo cambiare le cose ognuno con le proprie idee e caratteristiche. Lui ha la sua piattaforma, io lo sosterrò mettendo a disposizione le idee che abbiamo raccolto fin qui. Venerdì 16 dicembre presenterò a Roma questi punti insieme a Bonaccini durante un’iniziativa che si chiama “Una sinistra popolare per l'unità del nuovo Pd'', alle 15 al teatro dei Ginnasi, in via delle Botteghe Oscure. Insieme a noi ci saranno amministratori locali ed esponenti politici da tutta Italia.
Il congresso si sta radicalizzando nel duello tra Bonaccini e Schlein, quanto è concreto un rischio scissione?
Il Pd deve avere molto a cuore il tema dell'unità, a prescindere da chi vincerà il congresso. Non ci sarà un nuovo centrosinistra o un nuovo schieramento democratico in grado di sconfiggere la destra in futuro se noi non saremo forti e uniti. Io ho un’idea di partito di berlingueriana memoria. Il partito si governa dal centro e il valore dell’unità è fondamentale, ma per ricostruire in questa fase storica dobbiamo tenere la barra più a sinistra.
Bonaccini ha fatto partire la sua campagna dal Sud. I governatori Emiliano e De Luca saranno dei vostri?
Lo spero. Io credo che dobbiamo contrastare l’autonomia differenziata di Calderoli. L’Italia ha bisogno di essere ricucita, non differenziata. Dobbiamo ricucire: Nord e Sud, grandi citta e piccoli comuni, costa e aree interne. Dobbiamo ridurre i divari territoriali non ampliarli e aver un modello policentrico del Paese.
Si evita il più possibile la discussione sulle alleanze, ma le Regionali incombono e servono intese larghe se si vuol tornare forza di governo…
Sono convinto che la sinistra si possa rigenerare dall’opposizione e il Pd può esserne ancora il perno, per la sua forza e con un nuovo radicamento sociale. L’obiettivo che si deve dare per le prossime elezioni europee è quello del 25 per cento, altrimenti la destra vince per decenni. Attualmente ci sono tre opposizioni: Pd, M5S e terzo polo. Le alleanze, in questa fase, si faranno con chi fa opposizione sul serio contro il governo della destra. Non certo con chi giocherà a fare un giorno l’opposizione e l’altro la stampella del governo. Anche nelle elezioni comunali e regionali si vedrà chi si unisce su obiettivi, per vincere. Perché l’alternativa alla destra si fa con l’unità.
Le priorità che servono al Pd per recuperare quel senso di identità di cui si parla tanto e che pure rimane assai sfumato?
Negli ultimi mesi ho girato l’Italia con un’iniziativa che si chiama “Pane e politica”, vado a cena a casa delle famiglie, incontro elettori del Pd ma anche delusi, astenuti. Trasmettiamo questi incontri in diretta Facebook, con una media di 10mila visualizzazioni. Da questi incontri ho raccolto tanti spunti, messi nero su bianco, per la ripartenza del Pd.
Dieci punti concreti da cui ripartire: per l’Ucraina e per la pace e rilanciare il sogno degli Stati Uniti d'Europa; per il benessere equo e sostenibile e il diritto alla ricerca della felicità; per essere una forza del lavoro e del riscatto sociale; per una sinistra veloce e garantista; per ricucire l'Italia, contro l’autonomia differenziata.
L’Italia ha bisogno di una forza progressista del fare, capace di rappresentare i più deboli. Ci vuole una sinistra di prossimità che faccia una politica della porta accanto, che torni a “toccare” le sofferenze, le emarginazioni, i bisogni fondamentali. Nel partito si deve stare per fare e per decidere: più azione concreta, meno personalismi. In questo senso io penso ad un Pd aperto, combattivo e sorridente. Che ritrova missione e passione.