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Zaccaro consegna i dadi a Sisto
L’inaugurazione dell’anno giudiziario a Bari ha visto protagonista un gesto simbolico che ha acceso le tensioni tra magistratura e governo. Giovanni Zaccaro, consigliere della Corte d’Appello di Roma e segretario generale di Area democratica per la giustizia, ha consegnato al viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, un paio di dadi come simbolo di protesta contro la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, che prevede il sorteggio per la scelta dei membri.
Un gesto accolto con disappunto da Sisto, che ha definito l’accaduto «un agguato mediatico, una brutta caduta di stile». Il viceministro ha criticato duramente l’iniziativa durante la cerimonia nell’aula magna della Corte d’Appello, accusando Zaccaro di minare il dialogo tra magistratura e governo.
La replica di Zaccaro
Intervenendo a Mattino Norba su Telenorba, Zaccaro ha spiegato le ragioni del gesto e replicato alle critiche di Sisto: «Apprendo che il viceministro è contrario al sorteggio, ma col sorteggio si va avanti. Mi dispiace che si sia sentito offeso dalla vicenda dei dadi. Non lo definirei un litigio quello tra me e Sisto. Lui deve difendere ciò che, lui stesso sa, è indifendibile. Del resto oggi ha ammesso che è contrario al sorteggio, però lo vota lo stesso, è strano».
Il magistrato ha motivato la sua protesta, sottolineando come il gesto simbolico rappresenti il malcontento diffuso nel mondo giudiziario:
«Per mesi c'è stata una campagna martellante, unidirezionale di delegittimazione del potere giudiziario ed è difficile trovare spazi di ascolto rispetto alle critiche, diffuse tra tutti gli operatori del diritto».
Contrarietà alla riforma e alla separazione delle carriere
Zaccaro si è poi espresso duramente contro la riforma del Csm e la prospettiva della separazione delle carriere: «Secondo me, un Paese liberale e democratico come l’Italia non può sottrarre il diritto di voto a un organo così importante come il Consiglio Superiore della Magistratura. Non capisco come si possa affidare alla lotteria il compito di scegliere i componenti». Ha inoltre aggiunto che la riforma non affronterà i problemi reali della giustizia italiana: «Questa riforma non serve a nulla, non risolverà il problema della lunghezza dei processi, non renderà più giuste le decisioni. È uno spot elettorale, un feticcio ideologico».