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Un presidente del Consiglio costretto a smentire il proprio sottosegretario e due vice premier che ormai comunicano solo tramite giornale. È in questo clima che Giuseppe Conte convoca l’ennesimo consiglio dei ministri “all’Ok Corral” dell’epoca del cambiamento. Sul tavolo ci sono i due nodi irrisolti del governo: decreto Sicurezza bis, imposto da Matteo Salvini, e decreto Famiglia, fortemente sponsorizzato dal Luigi Di Maio. Mentre scriviamo, entrambi i provvedimenti sembrano destinati a rimanere lettera morta, almeno fino al 26 maggio. Troppo tesi i rapporti tra alleati per forzare la mano, meglio affrontare l’argomento senza arrivare a una conta in Cdm e sterilizzare la contesa con la dicitura “inizio dell’esame” dei testi. Anche perché, soprattutto sul decreto sicurezza bis, sono troppo le incognite di costituzionalità e i 5 Stelle sembrano intenzionati a bloccare ogni fuga in avanti della Lega.
La giornata del resto si era aperta con una doccia fredda per l’avvocato del popolo, accusato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, di scarsa imparzialità, in quanto espressione dei 5 stelle. «C’è una grammatica costituzionale: se si mette in dubbio l’imparzialità e l’operato del presidente del Consiglio si mette in discussione anche l’azione di governo e allora bisogna farlo in base a percorsi chiari e trasparenti», è la replica infastidita di Conte.
«Le sedi ufficiali sono innanzitutto il Consiglio dei ministro e in prospettiva anche il Parlamento. Non possiamo accettare allusioni, insinuazioni affidate alla stampa con una mezza intervista, un mezzo video su facebook. Chi lo fa se ne assuma conseguentemente la responsabilità», aggiunge il capo del governo, che poi sfida i suoi detrattori a portare esempi concreti della sua presunta partigianeria pentastellata. «Non troverete mai una mia dichiarazione a favore dell’una o dell’altra parte politica», insiste il premier. «Vedo che in questo rush finale la vis polemica e le reazioni emotive diventano più accese. Però attenzione, lo dico a tutti, quando la dialettica trascende fino a mettere in dubbio l’imparzialità del premier la cosa non è grave ma gravissima».
E forse per concedere a tutti i contendenti del tempo in più per ragionare serenamente e stemperare i toni, Conte decide di convocare un Cdm in due riprese: una prima riunione, presieduta da Di Maio, va in scena alle quattro del pomeriggio ma sono assenti quasi tutti gli altri big della maggioranza ( ad eccezione di Bonafede, Fraccaro e Bongiorno) e dura solo 20 minuti; e una seconda alle otto e mezza di sera.
«Che Conte fosse un ministro indicato dai 5 stelle non è mistero, quando ha poi preso posizione sulla Tav non ero d’accordo», dichiara nel pomeriggio Matteo Salvini, sminuendo la portata della zuffa Lega- M5S. «Conte ha la mia fiducia, l’Italia ha bisogno di un governo. Io ho dato la mia parola e la porto fino in fondo», spiega il vice premier del Carroccio, che nella nuova bozza del decreto sicurezza bis ha fatto inserire una norma per favorire i rimpatri, come richiesto più volte dal capo politico del Movimento 5 Stelle.
È l'articolo 12, che istituisce un «Fondo di premialità per le politiche di rimpatrio», destinato a «finanziare interventi di cooperazione mediante sostegno al bilancio generale o settoriale ovvero intese bilaterali, comunque denominate, con finalità premiali per la particolare collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari presenti sul territorio nazionale e provenienti da Stati non appartenenti all’Unione Europea», si legge sul testo. Dotazione iniziale del fondo: 2 milioni di euro per il 2019. «Per me il governo va avanti per 4 anni nonostante la Lega stia perdendo un po’ la testa», fa sapere Di Maio pochi minuti prima dell’inizio Cdm serale. «L’attacco a Conte, che non ha detto una parola in campagna elettorale, credo sia un segnale di nervosismo. «Spero che, superata questa fase la Lega si calmi un po’ e si tornerà a lavorare bene come prima», aggiunge il leader pentastellato.
Il continuo tira e molla tra alleati però finisce nel mirino delle opposizioni, che accusano il governo di immobilismo. «Dopo i consigli dei ministri sulle varie ed eventuali, quelli in cui si approvano provvedimenti salvo intese che non ci sono, adesso arriva il consiglio dei ministri a “puntate”», ironizza la presidente dei deputati di Forza, Mariastella Gelmini. «La prima puntata si è tenuta nel pomeriggio ed è durata 20 minuti, la seconda si svolgerà dopo i telegiornali della sera, così da guadagnare un altro giorno di campagna elettorale senza dover certificare il disaccordo su tutta la linea fra i due contraenti del contratto di governo. Ridurre un’istituzione ad una telenovela però non è un bello spettacolo, anche se oramai siamo ai titoli di coda», conclude l’esponente azzurra. Per il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il governo si riunisce senza ordine del giorno «perché non sanno che dirsi, siamo al grottesco». L’ultima settimana di campagna elettorale è appena iniziata.