PHOTO
Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
L’inaugurazione dell’anno giudiziario a Venezia ha visto l’intervento del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, che ha affrontato con profondità i principali nodi del sistema giustizia in Italia. Mentre i magistrati protestavano in tutto il Paese contro la separazione delle carriere proposta dal ministro Carlo Nordio, Pinelli ha ribadito la necessità di un dialogo istituzionale per riformare la giustizia senza compromettere l’autonomia della magistratura.
L’impegno per l’efficienza e la trasparenza del CSM
Aprendo il suo intervento, Pinelli ha sottolineato il lavoro svolto dal CSM per migliorare l’efficienza e la trasparenza del sistema giudiziario. «Il Consiglio Superiore, sotto la guida del Presidente della Repubblica, ha inteso perseguire la via dell’efficienza e della trasparenza, intrapresa lo scorso anno. Si è continuato a percorrere la strada di una più intensa programmazione dei lavori delle Commissioni, per garantire agli uffici giudiziari tempi sensibilmente più contenuti», ha affermato.
Questo approccio, ha spiegato Pinelli, è stato essenziale per ridurre l’arretrato delle pratiche, dalle nomine di direttivi e semidirettivi alle valutazioni periodiche dei magistrati, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il dramma dei suicidi in carcere
Uno dei passaggi più toccanti del discorso ha riguardato l’emergenza carceraria, definita da Pinelli un dramma umano e istituzionale che richiede interventi urgenti. «Il numero di suicidi – non solo di detenuti, ma anche di appartenenti alle forze di polizia penitenziaria – rende ineludibile una riflessione della politica, in attesa dei tempi inevitabilmente lunghi dell’adeguamento dell’edilizia penitenziaria», ha dichiarato.
Nel 2024, i suicidi nelle carceri italiane hanno toccato livelli drammatici, sintomo di un sistema incapace di garantire condizioni di vita dignitose. «Non si tratta di rendere ineffettivo il principio di certezza della pena, ma di non ridurre la reazione dell’ordinamento a una sterile vendetta che, senza risarcire le vittime e la società, tradisce il senso che alla pena attribuisce la Costituzione come strumento di rieducazione e di recupero sociale del reo», ha aggiunto.
Pinelli ha richiamato l’attenzione sulla necessità di misure che coinvolgano detenuti responsabili di reati minori. «Occorre favorire l’adozione di provvedimenti urgenti, che coinvolgano in particolare i detenuti per reati meno gravi, cioè coloro che il carcere potrebbe cronicizzare come criminali recidivi», ha sottolineato, avvertendo che la gestione inadeguata del sistema penitenziario rischia di trasformare il carcere in un luogo di disperazione anziché di riscatto.
Ha inoltre evidenziato le difficoltà affrontate dal personale di polizia penitenziaria, spesso vittima di un carico emotivo insostenibile. «I suicidi tra gli agenti evidenziano una situazione di pressione intollerabile. È essenziale che la politica e l’intero sistema giudiziario intervengano per migliorare le condizioni lavorative e supportare chi è in prima linea», ha dichiarato, lanciando un appello alla politica per una riforma strutturale e non solo emergenziale del sistema carcerario.
Riforme costituzionali
Pinelli ha poi affrontato il tema della crescente sovraesposizione della magistratura, legata alla disapplicazione delle norme nazionali in conflitto con il diritto europeo. «La disapplicazione ha finito per trasformarsi in un larvato giudizio di illegittimità costituzionale da parte del giudice comune, anziché della Corte costituzionale. Questo rischia di mettere in crisi il principio di separazione dei poteri», ha spiegato, auspicando un dialogo più solido tra le istituzioni nazionali ed europee per ridurre l’incertezza normativa.
In merito alle riforme costituzionali, tra cui la separazione delle carriere, Pinelli ha ribadito l’importanza del dibattito pubblico e scientifico. «Si tratta di interventi di ampia portata, che devono essere accompagnati da un confronto approfondito per garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, pilastri dello stato di diritto», ha affermato.
Un sistema penale per il cittadino
Pinelli ha concluso il suo discorso richiamando i principi fondamentali che devono guidare ogni riforma della giustizia. «Impegniamoci, ciascuno per la propria parte e nel rispetto delle prerogative, per un sistema penale “della Costituzione”, che prevede il rispetto della persona coinvolta nel processo, l’attenzione per i principi di ragionevolezza e la garanzia della prevedibilità delle conseguenze giuridiche», ha detto.
Ha poi richiamato il ruolo della magistratura, della politica e dell’avvocatura, invitandole a collaborare per migliorare il sistema giustizia. «La giustizia non fa miracoli; può riequilibrare ma non risanare. Il risanamento spetta alla comunità, che deve ricostruire legami sociali basati su valori condivisi», ha concluso.
Mentre Pinelli affrontava i nodi critici della giustizia, il contesto rimaneva segnato dalla protesta dei magistrati contro la separazione delle carriere. Anche a Venezia, come in altre città italiane, i magistrati hanno manifestato il loro dissenso, indossando toghe e coccarde tricolori, e sottolineando i rischi che la riforma potrebbe comportare per l’indipendenza del sistema giudiziario.