Approvati ieri dalla Camera tutti gli 8 articoli del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere. Oggi si voteranno gli ordini del giorno e poi dichiarazioni di voto finale. L’approvazione definitiva del testo tra stasera e domani. Dunque il Governo e la maggioranza hanno accelerato e bocciando tutti gli emendamenti delle opposizioni sono quasi arrivati al primo importante traguardo.

La giornata si era aperta con la protesta delle opposizioni che reclamavano la presenza del Ministro Nordio vista la discussione su un provvedimento così importante . «Il fatto che il ministro non sia in Aula non è solo un dispiacere per noi, ma è anche una brutta figura per il Parlamento», ha affermato la responsabile Giustizia dem, Debora Serracchiani.

Il Guardasigilli arriva allora alle 13: «Il rammarico è anche mio di non aver potuto partecipare» a tutte le sedute. Poi ha precisato: «Pascal diceva che è orribile parlare di sé stessi, ma di una cosa non mi si può accusare: di avere cambiato le mie idee. Da 27 anni patrocino la riforma per la separazione delle carriere, il sorteggio del Csm e l’Alta Corte disciplinare. Ciò che contiene questa riforma è stato scritto da me in un libro nel 1997».

Poi ha replicato ai detrattori della riforma: «La ragione della separazione delle carriere è tecnica, sistematica e dogmatica. Che da qui si dica che si intende sottoporre il Pm all’esecutivo è un processo alle intenzioni che non fa onore a chi lo espone». E rivolto all’Anm: «Non c’è nessuna lesione di maestà, non c’è nessuna blasfemia. La separazione delle carriere esiste nei Paesi dove è nata la democrazia, il sorteggio è consustanziale al nostro sistema giudiziario». Ma comunque resta la polemica.

Infatti se le opposizioni si sono divise sulla riforma Pd, M5S e Avs sono contrari, mentre Iv, Azione e + Europa sono favorevoli - tutte si sono mostrate anche ieri compatte nella netta critica al governo sull’impossibilità di modificare il testo. Federico Gianassi del Pd ha sottolineato, in riferimento alle iniziali parole di Nordio che ha rivendicato di aver sostenuto da sempre la separazione, che «la coerenza per un ministro dovrebbe valere per tutte le battaglie storiche: se lei continua a sottoscrivere provvedimenti che mandano bimbi di sei mesi in galera la coerenza non può rivendicarla. Lei ha detto che la riforma non ha un intento punitivo, ma Salvini dice che i magistrati di sinistra fanno politica e allora si candidino ed è per questo che ci vuole la separazione delle carriere. Il vicepremier fa parte del governo in cui anche lei siede e dichiara trasparentemente che c’è un intento punitivo».

Anche per Filiberto Zaratti di Avs «le dichiarazioni del ministro sono difformi rispetto a quelle di altri ministri del governo di cui fa parte e della sua maggioranza». Roberto Giachetti di Iv ha puntato il dito contro il fatto «molto grave che non consentite un vero dibattito sulla riforma e che in prima lettura il provvedimento arrivi blindato».

Benedetto Della Vedova di + Europa ha accolto con favore le parole del ministro che, però, «non colmano il vuoto drammatico di assenza di confronto sulla riforma ma lo rende più inquietante. Sono favorevole alla separazione delle carriere, ma votiamo con sofferenza per tutto quello che fate in tema di giustizia».

Infine, Elena Bonetti di Azione: «Siamo a favore ma evidenziamo alcune criticità. Vorrei fare appello alla sensibilità istituzionale, al dovere di aprire un dialogo parlamentare sulle riforme costituzionali, non è accettabile che arrivi una riforma del governo di tale importanza e la si porti blindata in aula in prima lettura». Poi bagarre e toni accesi sulla figura di Silvio Berlusconi, difeso a spada tratta da Pietro Pittalis di Forza Italia, che interviene e, con un tono della voce sempre più alto, ha accusato le opposizioni e, in particolare Avs, di pronunciare «maldicenze e pattume».

Marco Grimaldi di Avs aveva infatti detto: «Il ministro Nordio lo ha detto esplicitamente: la separazione delle carriere è un tributo a Silvio Berlusconi. Di certo, questa proposta sulla giustizia non esisterebbe se non fosse esistito Berlusconi o, meglio, se non fossero esistiti i problemi di Berlusconi con la giustizia che scelse, ad esempio, come uomo chiave della sua ascesa economica e politica Marcello Dell'Utri, condannato a 20 anni per rapporti accertati con la mafia e che a 83 anni è ancora indagato come mandate esterno per le stragi del ' 93 e ' 94».

Al Ministro Nordio ha replicato anche il segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro: il Guardasigilli ha sostenuto che il sorteggio «' rappresenta il momento più alto della giurisdizione: la pena più alta, l'ergastolo, viene irrogata dalla Corte di assise dove i giudici sono sorteggiati, il tribunale dei ministri è sorteggiato, l'Alta corte di giustizia prevede il sorteggio’». Dunque, per Zaccaro, «niente più studio per avvocati e magistrati, niente più motivazione, giochiamocela ai dadi. Lo aveva già pensato Rabelais nel ‘ 500, ma era un romanzo satirico e non un dibattito parlamentare in una moderna Repubblica democratica».