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Salvini va al vertice economico, ma si allontana prima della fine; poi propone la pace fiscale e smentisce la patrimoniale; in un’intervista avverte Bonafede che «gli ha chiesto un incontro» per avviare la «benedetta riforma della giustizia» ; infine annuncia che nel week end la Lega inizierà la campagna di tesseramento.
Il ministro dell’Interno è dilagante come e più del solito, nei giorni concitati dopo i segnali allarmanti che arrivano dall’Europa, sulla procedura di infrazione contro l’Italia. Per questo, ieri, si è svolto un vertice economico con il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, i due vicepremier, i viceministri all’Economia Massimo Garavaglia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e Laura Castelli ed il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. Sul tavolo aperto alle nove in punto, la strategia da mettere a punto per evitare la procedura d’infrazione.
Eppure, la conclusione è interlocutoria, «un nulla di fatto» secondo molti. E Salvini addirittura abbandona il vertice, «per altri impegni in agenda» prima della fine. Ci saranno comunque altri vertici, fanno sapere da palazzo Chigi, per delineare la strategia che l’Italia intende portare avanti. Del resto, lo stesso Salvini ha commentato quello di ieri come una riunione in cui «Abbiamo iniziato un percorso». Un percorso che, però, potrebbe subire una drammatica accelerazione visto che il 9 luglio potrebbe scattare la sanzione europea, nonostante Salvini ritenga l’attuale Commissione «uscente e vecchia» che « non può prendere decisioni e imporre scelte e sanzioni a milioni di cittadini» e lanci lo sguardo oltre: «Si lavora alla definizione della manovra 2020 in un’ottica di crescita puntando su detassazione e investimenti».
Nel merito dell’incontro a Palazzo Chigi, il ministro Tria ha mostrato tutte le carte: «Abbiamo un debito enorme e dobbiamo cercare di abbatterlo» e «tranquillizzare» operatori dei mercati sulla traiettoria discendente dello stock del debito, oltre a «evitare procedura Ue», ha ripetuto anche ai microfoni del Messaggero. Nel negoziato tra il nostro Paese e la Commissione europea «non va cercato lo scontro, va trovato assolutamente un compromesso» ha detto il ministro dell’Economia, spiegando: «Un dialogo costruttivo è interesse per l’Italia ma anche per l’Europa, perché quello che può far male all’Italia può far male all’Europa».
Sul piatto, però, la Lega campione di voti alle Europee continua a riproporre la flat tax, con Salvini che ribadisce come «Il progetto è pronto, ne parlerò con gli alleati». Tria, però, chiarisce che è impensabile farla in deficit e vuole «coperture certe». Quindi il dilemma rimane: come scongiurare l’aumento dell’iva e nello stesso tempo tagliare le tasse. Anche in vista della contrattazione con l’Ue, quando il ministro e il premier Conte dovranno difendere la causa italiana. Anche se nessuno ha paventato l’ipotesi di nuove manovre, la parola “patrimoniale” ha iniziato a circolare insistentemente tra i corridoi di palazzo Chigi. Tanto che Salvini ha dovuto correre al riparo con una decisa smentita: «Sono prive di qualsiasi fondamento le ipotesi di una patrimoniale, di tasse sui risparmi, sui conti correnti degli italiani o su cassette di sicurezza. Siamo al governo per togliere, non per aggiungere tasse.
L’unico ragionamento in corso riguarda una “pace fiscale” per chi volesse sanare situazioni di irregolarità relative, oltre che ad Equitalia, al denaro contante». Eppure, proprio intorno all’idea della “pace fiscale” si apre l’ennesimo fronte polemico con gli alleati grillini, che privatamente hanno smentito in modo categorico anche questo tipo di ipotesi. Lo stesso Salvini, debordante in particolare sui social media, si è spinto però addirittura ad articolare i connotati della proposta: «Stiamo lavorando per estendere la pace fiscale non solo alle cartelle esattoriali di Equitalia, ma sul tantissimo denaro contante che non è in circolazione perchè è nascosto o custodito, qua e là. È un ragionamento per fare emergere quello che è nascosto. Noi non siamo qui per fare quello che ha fatto Monti con il sostegno di Pd e Forza Italia», ha affermato il leader della Lega. Altro punto del suo discorso, «un dialogo alla pari con l’Europa. Chiediamo di potere abbassare le tasse agli italiani perchè più gli italiani comprano e pagano le tasse, più il debito scende».
Parole che nessuno ha smentito ma che non hanno trovato alcun riscontro sul fronte pentastellato.
Questione non secondaria ma comunque in secondo piano in una giornata di passione a palazzo Chigi, il tema del rimpasto. Salvini ha smentito categoricamente che fosse in agenda, ma sicuramente nella mente del leader del Carroccio c’è la nomina di un ministro per gli affari Ue: «Non ne abbiamo parlato oggi, ma è condivisio- ne comune che mentre l’Europa cambia ci dovrà essere un rappresentante italiano che si occupi di politiche europee». In altre parole: una nomina serve e i leghisti si sentono legittimati a reclamarla per loro, anche in virtù degli ultimi esiti delle urne.