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Cellulare in mano, a bordo di un elicottero di stato ungherese, con il quale ha sorvolato il muro “antimigranti” costruito da Viktor Orban ai confini con la Serbia. Così è apparso il ministro dell’Interno Matteo Salvini, al suo arrivo a Budapest dove ha incontrato il primo ministro e il ministro dell’Interno, Sandor Pinter. Appena sceso, la prima dichiarazione ai giornalisti è stata lapidaria: «Sui migranti, la nostra posizione è identica a quella di Orban», e ancora «In Italia, in Ungheria e in Europa si entra solo con il permesso». Il leader leghista ha detto chiaramente di essere andato in Ungheria proprio per «vedere con i miei occhi con quanta efficacia il suo governo contrasti l'immigrazione clandestina». Una coincidenza di vedute che ha ribadito in conferenza stampa, insieme al suo omologo Pinter, in cui ha elencato i punti di coincidenza perfetta tra le visioni italiana e ungherese di «una nuova Europa che protegge le sue frontiere, via terra in Ungheria e via mare in Italia; che non punta tanto a redistribuire i migranti presenti ma a evitare che ne arrivino altri; che vuole creare luoghi di identificazione di transito fuori dalle frontiere esterne e vigila sulle iniziative europee, come Sofia e Frontex, per la protezione della sicurezza», ma anche «una posizione comune in tema di rimpatri, con l’intento di rivedere tutti gli accordi finanziari con i paesi extra Unione che non agevolano il rimpatrio dei loro connazionali» . Del resto, il ministro italiano non ha mai fatto mistero di aver sempre guardato con molto che interesse alla sponda ungherese in Europa e di apprezzare le politiche securitarie volute da Orban, considerato al pari e forse più di salvini come il vero promotore del sovranismo. Tra gli altri obiettivi dichiarati della missione di Salvini, «sostenere le aziende italiane a nome del governo e del popolo italiano, per un futuro europeo diverso che controlli i confini, protegga la sicurezza, rilanci il lavoro, la famiglia e l'identità cristiana del nostro continente». Sul tavolo di confronto, però, c’è anche un dato politico rilevante: la possibile alleanza dei sovranisti con il Partito popolare europeo, dopo le elezioni del 26 maggio. Una strada tutt’altro che scontata - come sanno bene sia Orban che Salvini - visto che il leader ungherese potrebbe essere nel frattempo espulso dai popolari, che lo hanno già sospeso a causa delle sue politiche interne, giudicate “illiberali” dai colleghi europei. Eppure, dovendo scegliere tra popolari e sovranisti, Salvini ha già dichiarato implicitamente dove penderebbe il suo gradimento: «Vado in Ungheria per costruire una nuova Europa», ha dichiarato ancora prima di partire. Un interesse, quello del leader leghista, ricambiato dal primo ministro ungherese Orban, che alla Stampa ha detto di aver «interesse a consolidare con lui un buon rapporto. La gente qui lo vede come un compagno della stessa sorte, subiamo entrambi attacchi, ma lui è l'eroe che ha fermato per primo le migrazioni dal mare, noi sulla terra». Addirittura, nel paese dove il premier ha vinto parlando di “democrazia illiberale”, Salvini è considerato dal partito di maggioranza, Fedesz, un eroe del sovranismo.
Le reciproche dichiarazioni di stima tra Salvini e il leader del gruppo di Visegrad hanno riacceso il focolaio mai sopito di polemica con il Movimento 5 Stelle, che proprio ieri con Luigi Di Maio presentava il programma per le Europee. «È difficile combattere l’austerity se ti allei con Orban o con i paesi dell’Est Europa che invece ti fanno la guerra», ha commentato caustico il ministro del Lavoro. Duri attacchi al ministro dell’Interno sono arrivati anche da Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e candidato nel Nord- Ovest per il Partito democratico: «Il muro di Orban è una macchia per l'Europa unita», ha commentato, commentando che «I sovranisti alleati del nostro vicepremier sono solo dei nazionalisti contrari alla gestione europea dell'immigrazione, contrari alla riforma del Trattato di Dublino. Quindi paesi contro gli interessi italiani. Suona sinistro ricordare come esattamente 30 anni fa tutti gioivamo perché il muro di Berlino cadeva. Ora Salvini tesse le lodi di questo sfregio voluto da Orban. Ma questa idea di Europa non passerà».
Eppure, nonostante la pioggia di critiche, le mosse di Salvini sembrano radicarlo sempre di più nella fiducia dell’elettorato: secondo una rilevazione Emg Aqua, le intenzioni di voto segnalano una risalita della Lega, mentre rimangono stabili i cinquestelle e le forze d'opposizione.