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L’ordine di Matteo Salvini è chiaro: «arrestateli». Non le manda a dire il vicepresidente del Consiglio, che contesta diverse violazioni di legge a i membri dell’equipaggio della nave Mare Jonio, della Ong Mediterranea. La nave, ieri, ha atteso per ore a 300 metri da Lampedusa con a bordo 49 migranti, tra i quali 12 minori, salvati mentre si trovavano su un gommone sgonfio a largo della Libia, lasciando solo in serata il punto di fonda per entrare nel porto di Lampedusa e consentire lo sbarco delle persone a bordo, che sono scese al grido di "libertà, libertà"..
La procura di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha intanto aperto un fascicolo a carico di ignoti, con l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e ha acquisito le comunicazioni tra la nave e la Guardia di Finanza. Un atto che ha portato, in serata, al sequestro della nave, come auspicato poche ore prima dal vicepremier Luigi Di Maio, intenzionato a fermare le ong fuori legge «e tutelare le vite umane». L'inchiesta mira ad accertare se la nave ha operato illegittimamente soccorrendo i migranti a largo della Libia, ma anche i comportamenti del Viminale, per comprendere se c'erano i presupposti per impedire l'ingresso in acque territoriali italiane ad una nave battente bandiera italiana, così come ha tentato di fare la Guardia di Finanza imponendo l'alt.
Ma sono state le parole di Salvini, ieri, a tenere banco. A partire dalle accuse rivolte a Luca Casarini, capo missione dell’operazione di soccorso ed ex leader del movimento no global. «Noto tra l’altro per aver aperto l’osteria “Allo sbirro morto”, pluripregiudicato, coccolato da Pd e sinistra, oggi alla guida del centro sociale galleggiante arrivato davanti a Lampedusa. E noi dovremmo cedere a questi personaggi? Porti chiusi», ha twittato il ministro mentre la nave attendeva ordini. «L’Italia non deve cedere ai ricatti della nave dei centri sociali - ha aggiunto - e di chi si rende complice dei trafficanti di esseri umani».
Secondo Salvini, la Mare Jonio non avrebbe «soccorso navi che rischiavano di affogare», bensì sarebbe «inserita in un traffico di esseri umani, organizzato, programmato e concordato». Per il ministro sarebbero diversi i reati commessi, evidenziati durante il tavolo tecnico convocato d’urgenza nella mattinata di ieri: aver ignorato per due volte l’alt della Guardia di Finanza, essere passati di fronte a Malta senza chiedere di attraccare e «tracce evidenti di contatti con altri soggetti», motivo per cui «il presunto salvataggio di questa nave gestita dai centri sociali era organizzato da giorni». La rotta naturale, secondo il ministro, sarebbero state le coste della Libia, della Tunisia o di Malta, motivo per cui la scelta di virare verso l’Italia avrebbe rappresentato un rischio per 50 vite «per fare propaganda politica. La cosa squallida - ha concluso - è che provano a farsi passare per buoni quelli che mettono a rischio la vita delle persone».
Lunedì dal ministero dell’Interno è partita la nuova direttiva per il contrasto dell’immigrazione illegale che, di fatto, dichiara fuori legge il modus operandi delle ong e, soprattutto ipotizzando un complotto da parte delle ong, che effettuerebbero salvataggi non autorizzati con il fine «di introdurre migranti irregolari» provenienti «da paesi stranieri a rischio terrorismo». Un’ipotesi, com’è nato, finora smentita dalle indagini aperte sulle navi non governative, ma che Salvini rilancia. E proprio in virtù di questa nuova direttiva, dunque, la Mare Jonio avrebbe commesso violazioni simili al forzo di un posto di blocco. «Se un cittadino forza un posto di blocco stradale di Polizia o Carabinieri, viene arrestato - ha dichiarato - Conto che questo accada».
Alle 6 del mattino la nave, scortata da due unità militari, in balia del mare forza 7, si è avvicinata alla costa, ricevendo l’ordine della Guardia di Finanza di spegnere motori. Richiesta disattesa, proprio per via delle avverse condizioni meteo, al punto che un’ora dopo è stato assegnato un punto di fondo. «Non potevano fare altrimenti. I migranti sono provati», ha spiegato Casarini. Ieri mattina è stato fatto evacuare uno dei 49 migranti soccorsi, un 25enne affetto da sospetta polmonite. A bordo, inoltre, è salita la Guardia di finanza per accertamenti sulla documentazione di bordo e per verificare la situazione sul natante, ispezione conclusasi con un verbale nel quale non è stato segnalato nulla di sospetto.
«Siamo andati avanti perché sono tutti in condizioni difficili, sono stati male per il mare in tempesta - ha aggiunto Casarini - abbiamo chiesto un porto sicuro, ma non è stato autorizzato lo sbarco: noi abbiamo una bandiera italiana e lo chiediamo con forza».
Per Salvini la linea di governo non cambia. I migranti «possono essere curati, vestiti, nutriti, ma in Italia con il mio permesso non mettono piede». Di Maio, invece, ha assicurato che «non sarà un nuovo caso Diciotti. Spero che il prima possibile si possa eseguire il sequestro della nave. Se navi come quelle delle Ong non rispettano le regole, bisogna fermarle».