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Ventitré a ventidue. La partita sulla prescrizione in commissione Giustizia finisce come pronosticato. Pd, M5S e Leu votano compatti per cancellare la proposta di legge Costa che chiedeva l’abrogazione della riforma Bonafede, e Italia Viva invece, si unisce alle opposizioni di centrodestra e vota contro il governo. Risultato: la maggioranza ha la meglio solo grazie alla presidente Francesca Businarolo, che a dispetto della grammatica parlamentare partecipa al voto, e tra gli alleati volano gli stracci. I renziani accusano i dem di essere andati «a rimorchio del Movimento 5 Stelle anche sulla giustizia» e il Pd imputa a Iv di essere andata «a rimorchio di Salvini». Non solo, il responsabile giustizia del Nazareno, Walter Verini, si dice «stupito» dall’atteggiamento degli alleati. «Respingiamo ogni maldestra accusa di Iv che in commissione ha tenuto un atteggiamento ambiguo».
A esultare con convinzione rimane il solo Guardasigilli Alfonso Bonafede, che su Facebook prende «atto che la proposta di Forza Italia sulla prescrizione è stata bocciata» e annuncia novità sulla riforma del processo penale: «Nei prossimi giorni manderò il nuovo testo della riforma», dice, «sulla base di quanto emerso nell’ultimo vertice di maggioranza».
Ma il ministro della Giustizia dovrà fare i conti con l’esito del voto di ieri in Commissione, che di fatto ha creato una crepa profonda all’interno della maggioranza. Anche perché nonostante l’approvazione dell’emendamento M5S che ha soppresso la proposta di legge Costa, il testo del deputato forzista approderà comunque in Aula il 27 gennaio, come stabilito dalla Conferenza dei capigruppo.
Quello di ieri è stato «solo il primo tempo», ironizza il padre della proposta respinta in Commissione. «Il secondo si giocherà in Aula e siamo sicuri di poter ribaltare il risultato», aggiunge Enrico Costa, comunque soddisfatto per aver sollevato la questione ed evidenziato le divisioni in seno maggioranza. E proseguendo con la metafora calcistica, il parlamentare di Forza Italia commenta così il “match” sulla prescrizione: «La maggioranza ha segnato un gol decisivo grazie all’arbitro», dice Costa, riferendosi al voto espresso dalla presidente della Commissione. «È come se all’improvviso l’arbitro si mettesse a giocare per una della squadre in campo. Finora la presidente della Commissione non aveva mai votato».
La diretta interessata, Francesca Businarolo, replica alle critiche con regolamento alla mano. «A noi spetta il compito di portare avanti il lavoro della maggioranza e in questo senso ho ritenuto di partecipare alla votazione», spiega, «una scelta coerente con il regolamento e già fatta dai miei predecessori e da altri miei colleghi attuali», è la difesa. Ma la presidente non si limita a parare i colpi sulle sue scelte, stigmatizza il comportamento di una parte della maggioranza, quella renziana, che in qualche modo ha obbligato Businarolo a prendere parte alla contesa. «La scelta politica del gruppo di Iv deve essere oggetto di valutazione nelle sedi appropriate», puntualizza.
E in attesa di individuare le sedi appropriate del confronto tra alleati, la “verifica” al momento avviene a colpi di dichiarazioni e accuse reciproche tra ex compagni di partito. I renziani organizzano un fuoco di fila imponente. Inizia Lucia Annibili, capogruppo Iv in Commissione. «Il Pd mostra che si sta “grillizzando”», è la prima cartuccia a segno. I dem «oggi si sono rimangiati tutto e mostrato la evidente subalternità alla linea giustizialista dei grillini che umilia la civiltà giuridica che ha segnato il nostro paese da decenni», commenta Roberto Giachetti. «L’anima del grillismo si sta impossessando del Pd che oggi ha votato per il processo a vita», è il colpo sparato dal capogruppo Iv al Senato, Davide Faraone. «Che il Pd abbia scelto di abbracciare il giustizialismo a 5 Stelle lascia senza fiato», rincara la dose la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova.
La replica dem è affidata al capogruppo il Commissione, Alfredo Bazoli. «Dopo aver votato con la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, facendosi scudo della responsabilità del Partito democratico, mi sarei aspettato da Italia viva un silenzio pudico», è il contrattacco. E se il vice capogruppo Pd alla Camera, Michele Bordo, esorta i renziani a chiarire se intendono rimanere in maggioranza, il vice segretario del partito ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, replica a Iv in modo pacato ma puntuale.
«Abbiamo fatto questa scelta per non mischiare i nostri voti a quelli della destra, sempre compatta in questa legislatura nell’approvazione delle norme più illiberali», spiega, prima di aggiungere: «Chi ha affossato, tra l’altro, la riforma del sistema penitenziario non merita alcuna patente di garantismo». E mentre le opposizioni si godono lo spettacolo, gli avvocati penalisti annunciano sciopero e manifestazione nazionale contro la prescrizione per il 28 gennaio. Diverso l’atteggiamento dell’Ocf, l’Organismo congressuale forense, che , pur critico nei confronti della riforma della prescrizione, esprime soddisfazione per la disponibilità al dialogo mostrata dal Guardasigilli con l’estensione all’ Ocf dei tavoli di consultazione indetti sulla risoluzione alternativa delle controversie e sull’equo compenso.