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Acquisiti i risultati delle elezioni europee, il politologo e storico della Luiss Giovanni Orsina analizza la fase che attraversa il centrodestra italiano e le prospettive di tenuta del governo giallo- verde.
E’ davvero possibile che Lega e Fdi, come dice Giorgia Meloni, mettano fuori dai giochi Silvio Berlusconi?
Secondo me esistono i margini. E’ vero che ci potrebbero provare, considerato che Lega e Fdi insieme arrivano quasi al 41%. Se a questo si aggiunge la divisione tra gli altri soggetti politici e i Cinque Stelle molto ridimensionati, Lega e Fdi rischiano di prendere quasi tutti i collegi uninominali. In questo modo potrebbe bastare il 41% per provare a vincere le elezioni politiche.
Matematicamente, dunque, sarebbe un tentativo da fare…
In realtà stiamo facendo un ragionamento molto meccanico che trasferisce i risultati delle europee nei risultati delle politiche. E’ chiaro, però, che se viene tirato dentro anche Berlusconi ci sono margini molto più ampi in quanto la coalizione potrebbe contare su un ulteriore 8% di consensi che porterebbe il centrodestra praticamente al 50% e, quindi, se non con la sicurezza, almeno con una ragionevole certezza di vincere le elezioni politiche. In ogni caso si aprirebbero tutta una serie di problemi».
Il primo sarebbe?
Berlusconi è un personaggio ingombrante. Il secondo è rappresentato dal rischio che averlo come alleato possa far perdere voti. Pensiamo a tutti i voti che sono passati dal Movimento Cinque Stelle alla Lega. Questi voti rimangono anche se la Lega si allea nuovamente con Berlusconi? Questo è un grande punto interrogativo. Magari guadagni 8 punti dall’alleanza e ne perdi 4 per colpa di Berlusconi. L’altra opzione è quella di prendersi Forza Italia a pezzi.
Sta dicendo che vede il rischio di implosione per Forza Italia?
Forza Italia non è andata bene alle elezioni. In qualche modo è riuscita a tenere, ma rispetto alle politiche ha perso ancora parecchi punti. Potrebbe accadere che alcuni “senatori” di Forza Italia che hanno dei voti sul territorio decidano di andare via dal partito e possano portare altri 3 o 4 punti ad un’alleanza con Meloni e Salvini che potrebbero essere sufficienti per raggiungere l’obiettivo, senza pagare il prezzo di mettersi in casa Berlusconi.
Immagina una costola di Fi che dà vita a un altro soggetto politico?
Ma sì, un qualcosa di nuovo. Magari aggregando altri gruppi che gravitano nell’area di centrodestra. In questo modo si lascia un’altra opzione all’elettorato che vede troppo a destra Lega e Fdi. Una sigla che potrebbe rappresentare la gamba moderata della coalizione. Praticamente una specie di Forza Italia senza Berlusconi. Ma queste, naturalmente sono tutte illazioni da analista: bisogna vedere che cosa succederà dentro Fi dopo il voto.
Giorgia Meloni si è esposta di più rispetto a Salvini nel lanciare un progetto senza Berlusconi. Come mai?
Credo che la Meloni pensi di capitalizzare nell’Italia meridionale dove la Lega ancora non sfonda per ragioni storiche e senza Berlusconi Fdi potrebbe ancora recuperare consenso. In ogni caso scaricare Berlusconi rappresenta comunque un rischio perché la coalizione sarebbe al limite. Certo se poi se si riproducessero questi risultati anche alle politiche, probabilmente Lega e Fdi vincerebbero lo stesso.
Sulla tenuta del governo invece che effetto avrà il voto?
Le possibilità di crisi sono più alte adesso perché, tralasciando la volontà degli attori, c’è uno squilibrio talmente forte che la logica politica non lo sopporta. La politica ha delle regole e in questo momento esiste un differenziale di potenza tale che impone a Salvini di passare all’incasso. In particolare mi pare ci sia un punto che non è negoziabile ed è la Tav. Mentre la Flat Tax si può realizzare in diversi modi o in diversi step, la Tav o si fa o non si fa e la Tav per i Cinque Stelle è una questione identitaria. Se dovesse venire accettata vuol dire davvero che il Movimento è diventato una succursale della Lega.
Sulla Tav immagina la crisi di governo dunque…
Quanto meno immagino la possibilità di una crisi di governo. La Tav sarebbe per Salvini un buon terreno di rottura. E’ il suo terreno, quello delle infrastrutture e dello sviluppo. Poi, per carità , tutto può succedere e ci sono elementi che possono portare alla continuità del governo, primo fra tutti la difficoltà di costruire un percorso alternativo e poi il voto a settembre con la finanziaria da approvare. Però se prima delle elezioni europee avrei dato la prosecuzione del governo al 70%, oggi per me quella percentuale scende al 50%.