PHOTO
Migranti nessun boom. I dati non mentono e il Garante dei detenuti e delle persone private della libertà Mauro Palma li espone davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
Nei primi sei mesi del 2019 i rimpatriati dall’Italia sono 2.839, «in linea con gli anni precedenti», tanto da far presumere che, per fine anno, i rimpatri saranno circa 6mila.
Un trend, dunque, «del tutto analogo con quello degli ultimi 10- 15 anni» e nonostante il vicepremier Matteo Salvini avesse parlato di un obiettivo di 90mila migranti da espellere.
La parola “rimpatrio” viene ripetuta a oltranza, nei giorni infuocati dello scontro tra il governo e la Sea Watch 3.
Le valutazioni critiche del garante
Oggetto di propaganda ma anche strumento giuridico presente nel nostro ordinamento.
Il sistema dei rimpatri è seguito da vicino dall’Ufficio del Garante nazionale dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà.
Ieri Mauro Palma ha presentato i dati in audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
Non solo, il Garante ha aggiunto anche una serie di valutazioni critiche sull’attuale situazione nei Centri per il rimpatrio e sull’efficacia delle misure stabilite dal governo, come il decreto Sicurezza.
Nessun boom di rimpatri
Nei primi sei mesi del 2019 le persone rimpatriate dall’Italia sono 2.839.
«Un numero in linea con gli anni precedenti», tanto da far presumere che, per fine anno, i rimpatri arriveranno ad essere circa 6mila.
La maggior parte di essi avviene in «esecuzione di atti di natura penale».
Un trend, dunque, «del tutto analogo con il panorama monitorato negli ultimi 10- 15 anni».
Proprio su questo, non è sfuggita la nota polemica posta da Palma: «Qualcuno aveva parlato, a seconda dei casi, di 500mila o di 90mila da espellere».
Metodi di rimpatrio
Quanto al metodo di rimpatrio, dall’inizio dell’anno sono stati utilizzati 26 voli charter ( 4 per l’Egitto, uno per il Gambia, 4 per la Nigeria, 17 per la Tunisia).
Hanno portato all’espulsione di 566 persone, con l’impiego di 1.866 operatori.
Ma è impellente lavorare a «nuove forme di incentivazione per i rimpatri volontari, a cui dovrebbero essere destinate risorse, le quali sono invece impiegate per pochi rimpatri forzati».
Palma ha appena completato una serie di visite nei centri per il rimpatrio e ha fornito alcuni numeri.
I centri per i rimpatri
A Palazzo San Gervasio, in Basilicata «sono state trattenute per periodi vari 491 persone, ma solo 80 rimpatriate» .
I centri dovevano essere «piccoli e vicino all’aeroporto», cosa che li non è possibile.
A Bari, invece, su 267 trattenimenti «in 120 casi non erano stati convalidati» e «il rischio è che tutto questo diventi solo una misura di carattere simbolico e di avvertimento: non venite in Italia perchè rischiate di essere trattenuti».
Sulle modalità di trattamento dei rimpatriati, Palma ha denunciato di nuovo l’utilizzo delle fascette ai polsi dei migranti imbarcati sui voli Frontex.
«Mentre per esempio il Belgio non le accetta. Stiamo lavorando perchè si arrivi a una uniformità di trattamento».
I dati
Quanto ai numeri dei migranti trattenuti nei Centri per il rimpatrio, da inizio anno sono stati 2.267, di cui solo il 39,3% è stato rimpatriato.
Proprio questo dato solleva un problema giuridico di non facile soluzione.
«La legittimità della privazione della libertà di chi non è stato rimpatriato», ha spiegato Palma.
Una questione tuttora irrisolta, infatti, riguarda gli hotspot, ancora al centro di un «limbo giuridico».
«Nel primo decreto sicurezza è prevista una convalida del trattenimento in hotspot solo se il richiedente asilo resta per 30 giorni» - ha osservato Palma.
Ma per chi non è richiedente asilo tale convalida da parte del magistrato non è prevista», producendo un vuoto legislativo.
Dramma Ponte Galeria e Torino
A porposito dei Centri per il rimpatrio, Palma ha stigmatizzato le condizioni delle strutture, definendo «deplorevoli in maniera assoluta» le condizioni in cui vivono le donne nel Cpr di Ponte Galeria a Roma.
«Nel corso della mia visita - ha raccontato - ho ritenuto di portare il viceprefetto nell’area dei servizi igienici per chiedergli se li avrebbe mai utilizzati: c’era un nugolo di zanzare e moscerini sulle pareti».
Si tratta, ha ricordato il Garante, di un centro situato «in una zona sotto il livello del mare: sono stati fatti alcuni lavori, qualcosa è migliorato ma la situazione è segnata dal fatto che in tutto il 2018 solo il 13% delle donne è stato rimpatriato».
Condizioni «indecorose», ha poi sottolineato Palma, sono state registrate anche nei Cpr di Bari e Torino.
Il decreto sicurezza
Il Garante, infine, ha commentato i contenuti del decreto Sicurezza già in vigore.
Il problema centrale sia l’individuazione di «luoghi idonei» per il trattenimento dei migranti.
Sottolineando come «in almeno tre casi finora non è stato possibile avere l’indirizzo anche dopo la conferma del trattenimento da parte del giudice di pace».
E’ in corso un dialogo con il ministero dell’Interno, con il quale «si sta stabilendo la definizione» dell’idoneità dei luoghi.
«Il primo punto dunque è che bisogna avere una mappa e fare delle verifiche per definirli tali».
La legge sui minori non accompagnati
Inoltre, la legge sui minori stranieri non accompagnati «non viene applicata».
Di fatto, «Quando il minore sa indicare solo l’anno di nascita e non il giorno o il mese viene sempre scritto che è nato il primo gennaio e viene fatta solo la radiografia della mano» per determinarne l’età anagrafica.
Infine, Palma ha sottolineato come la sua consultazione anche per i provvedimenti legislativi in via di approvazione come il decreto Sicurezza bis sia «un obbligo di legge».
Dunque dovrà «essere consultato sul decreto sicurezza bis sia alla Camera che al Senato. Quindi mi riservo di venire con una serie di valutazioni scritte».