A decidere sul destino dei migranti intercettati nel Mediterraneo e trasportati in Albania saranno ancora loro, i giudici “estromessi” con il decreto Flussi e quindi “riammessi” per colmare i vuoti di organico. È la beffa servita nei confronti del governo Meloni, che dopo il braccio di ferro con la magistratura aveva deciso di trasferire alcune competenze in materia di trattenimento dei migranti richiedenti asilo dai giudici delle Sezioni specializzate dei tribunali alle Corti di appello.

Lo aveva fatto con il cosiddetto “emendamento Musk”, dal nome del patron di SpaceX, ora “super ministro” di Donald Trump, che dopo il no del tribunale di Roma al trattenimento di 6 migranti nei centri albanesi, aveva attaccato via social i giudici italiani scatenando l’ira delle opposizioni. E anche l’intervento del presidente della Repubblica.

«Questi giudici devono andarsene», tuonava il miliardario sudafricano. Ma le cose non sono andate così. Come Il Dubbio aveva previsto oltre un mese fa, quando aveva immaginato il risvolto paradossale che la decisione del governo avrebbe prodotto: applicare presso le Corti di appello gli stessi magistrati privati della competenza in materia. Quella che allora appariva solo come un’ipotesi astratta, ora è confermata dai fatti: come riporta Repubblica, infatti, il presidente della Corte d’Appello di Roma Giuseppe Meliadò ha deciso di “arruolare” quattro magistrati provenienti dalle Sezioni Immigrazione dei tribunali, che torneranno ad occuparsi delle convalide dei provvedimenti di trattenimento adottati dal questore. Toghe in “prestito”, dunque, per far fronte alla mole di lavoro prevista: «Una vera e propria situazione di emergenza per l’ufficio», spiega Meliadò nel provvedimento del 18 dicembre, dal momento che «la Corte d’Appello di Roma, presso la quale attualmente sono pendenti circa 25mila processi civili e oltre 40mila processi penali, è impossibilitata a far fronte, con i suoi attuali organici, a queste nuove competenze».

Di qui la decisione di pubblicare un interpello per “soccorrere” le Corti di appello. Per sei posti disponibili, hanno dato la propria disponibilità nove “volontari”. Di cui quattro provenienti dalla sezione immigrazione del Tribunale di Roma: Antonella Marrone, Maria Rosaria Ciuffi, Cecilia Cavaceppi e Giuseppe Molfese. Le cui domande sono state accolte, si legge nel provvedimento, «perché hanno una specifica competenza». I due posti rimanenti sono assegnati d’ufficio ad altre due magistrate competenti in materia, Lilla De Nuccio e Maika Marini. E ora altre Corti potrebbero seguire la stessa via di Roma. Quando la nave Libra farà ritorno nel Mediterraneo per trasportare in Albania i migranti intercettati in mare: al momento non c’è una data ufficiale, ma si ipotizza che il progetto del governo ripartirà dopo l’ 11 gennaio, quando diventerà operativa la nuova norma approvata nel dl Flussi.

L’obiettivo annunciato dalla premier, infatti, è riprendere al più presto i trasferimenti dei migranti, «anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione - ha annunciato Meloni - che ha indicato le competenze relative all’individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale». Resta dunque da sciogliere il “nodo” sollevato anche dal Csm, che dopo l’approvazione del decreto flussi aveva espresso il proprio parere contrario. Proprio rispetto alla decisione del governo di trasferire le competenze alle Corti di appello, con la conseguenza di dover ripensare l’intera distribuzione delle risorse umane per superare la potenziale incidenza negativa sui tempi di definizione dei procedimenti relativi agli altri affari civili.