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Un’accusa e una possibile condanna che se confermata potrebbe cambiare lo stesso diritto all’asilo in Europa per i migranti. E’ la storia di Abdul ( nome di fantasia cambiato per motivi di sicurezza) la cui storia è stata raccontata ieri dal quotidiano inglese Guardian. Il ragazzo 25enne era partito dalle coste turche presumibilmente nello scorso fine settimana, una barca con altre 25 persone, diretto verso la Grecia, secondo le cronache rintracciabili su diverse fonti giornalistiche elleniche il gommone si è rovesciato. Il figlio di 6 anni di Abdul è stato trovato privo di vita sulla spiaggia di Samos accanto ad una donna incinta che ha partorito pochi giorni dopo.
Una storia tragica nella quale molto ha contato l’inerzia delle autorità nel mettere in campo i soccorsi mettendo in crisi sia l’accoglienza che il dovere di soccorsi in mare. Ora però il ragazzo afgano rischia anche una condanna oltre al dolore della perdita. Per la giustizia greca infatti Abdul è accusato di aver messo in pericolo ( rivelatosi fatale) la vita del figlio e vedersi comminata una pena di 10 anni.
Eppure la vicenda è stata segnata da mancanze come le ore di ritardo per il salvataggio dei superstiti compresa la mancata allerta dell’agenzia europea Frontex. Dimitris Choulis, l'avvocato di Abdul, ha spiegato che «la preoccupazione per questo caso non è solo il ritardo nella missione di salvataggio. Ma che queste accuse vengano utilizzate come un ulteriore ostacolo per qualsiasi richiedente asilo». Un ostacolo ulteriore e definitivo per chiunque tenti di arrivare in Europa spinto dal bisogno.
Vassilis Kerasiotis, avvocato e direttore dell’organizzazione HIAS Grecia, che offre consulenza legale gratuita ai richiedenti asilo, ha affermato che il caso non ha precedenti. «In altri casi di naufragi avvenuti dal 2015, compresi quelli che hanno provocato la morte di persone, non abbiamo mai assistito a denunce penali sui richiedenti asilo durante il loro ingresso nel paese. Questa volta abbiamo le accuse per aver esposto un minorenne al pericolo … Abbiamo assistito a tali accuse per le stesse ragioni nei campi profughi nel paese prima, ma mai prima in un punto di ingresso. Quindi questo indica chiaramente un cambiamento di approccio» . Attualmente Abdul si trova in quarantena, una procedura che riguarda tutti i migranti da quando è scoppiata la pandemia. I legali del 25enne afgano sperano che venga sottoposto presto al test del coronavirus per conoscere le sue condizioni in odo da poter organizzare il funerale del figlio.
Secondo Josie Naughton, CEO dell'ong Choose Love «La criminalizzazione di un padre che stava cercando di mettersi in salvo insieme a suo figlio in Europa, riflette chiaramente il fallimento della politica europea in materia di migrazione e asilo. Con l'incapacità di stabilire rotte sicure e legali per cercare sicurezza, i politici stanno consapevolmente costringendo le persone a intraprendere viaggi pericolosi via mare. Queste accuse contro un padre in lutto sono ingiuste e un attacco diretto al diritto di chiedere asilo. L'Unione europea ha urgente bisogno di trovare una soluzione umana e basata sui diritti».