PHOTO
Con la Leopolda numero 10 che inizia oggi, Matteo Renzi si lancia in una nuova avventura. E ogni nuova avventura che si rispetti, oltre che un eroe deve avere anche un drago. Che il prode Matteo ha subito trovato: Quota 100, la «legge iniqua» approvata come vessillo leghista nel governo gialloverde. Una bandiera da ammainare sulle spoglie del precedente esecutivo come primo atto di esistenza del nuovo movimento renziano, Italia Viva. A proteggerla, però, si è frapposto il premier Giuseppe Conte, sempre più protagonista in forma di garante della manovra economica. «Quota cento c'è, è un pilastro della manovra», ha ribadito Conte da Bruxelles, sottolineando che «C'è un iter parlamentare e dobbiamo rispettare le opinioni ma confido da presidente del Consiglio che questa manovra mantenga la sua coerenza intrinseca». Tradotto: niente scherzi in Aula. Proprio questa, invece, è la spada di Damocle che Renzi vuol far cadere sul governo, dopo averla brandita alla Leopolda. Italia Viva, infatti, punta a “parlamentarizzare” lo scontro su Quota 100, presentando un emendamento che la elimini. I vantaggi tattici di un campo di battaglia del genere sono evidenti: scontro fuori dalle segrete stanze del Cdm nel centro del dibattito pubblico, un attacco frontale a Salvini che fu ispiratore della norma ma indirettamente anche a Conte e ai 5 Stelle. I pentastellati hanno subodorato la trappola ed è già stato convocato un consiglio di guerra dei loro ministri. Ma non solo: l’argine va posto anche rispetto all’attivismo di Conte, utilizzando la stessa minaccia di Renzi di porre il veto alla manovra. «Senza il voto del M5s non si va da nessuna parte», è la minaccia che compare sul blog, con riferimento ai provvedimenti avversati gai grillini: «Dal tetto al contante alla multa sul Pos: qui il punto è che l’inserimento di queste misure non solo non fa recuperare risorse, ma addirittura rischia di porre questo Governo nello stesso atteggiamento di quelli del passato, che pensavano di fare la lotta all’evasione mettendo nel mirino commercianti, professionisti e imprenditori». Insomma, quel «salvo intese» nel testo di manovra approvato è più vivo che mai. Con buona pace dei dem, che si limita a chiedere con Nicola Zingaretti uno «Stop alle polemiche», perchè «La legge di bilancio è stata votata in cdm e non va rimessa in discussione», ma definisce la Leopolda «contributo di idee che deve essere preso in considerazione», Matteo Renzi ha trovato il suo grimaldello per scardinare la pax governativa sotto l’egida di Conte e vuole farlo in grande dal palco della Leopolda, dal quale lancerà ufficialmente Italia Viva e il suo simbolo votato online: «Partiamo con la presentazione del Family Act, con Elena Bonetti. E spiegheremo perché secondo noi quella misura, che investe 20 miliardi in tre anni guardando solo ai pensionandi, è ingiusta: quei soldi dovrebbero andare ai giovani, alle coppie, alle famiglie, agli stipendi e ai servizi. Noi voteremo un emendamento per cancellare Quota 100 e dare quei soldi alle famiglie e agli stipendi: vediamo che cosa faranno gli altri», scrive il leader nella sua newsletter per scaldare gli animi. Per Italia Viva è scoccata l’ora x e Matteo Renzi sa che la Leopolda 10 avrà gli occhi di tutto il mondo politico addosso: non ricapiterà più un momento come questo, in cui dare forma e spirito (competitivo) al movimento. E, nel farlo, potrebbe trovare una sponda quantomeno insolita: l’altro Lucignolo ex dem, Carlo Calenda, alle prese con la fondazione del suo movimento “Siamo Europei”, ha scritto la sua contromanovra e tra i punti cardine c’è proprio l’eliminazione di Quota 100. A non avere ancora una collocazione chiara, invece, è il Pd, sempre più stretto tra l’incudine pentastellata e il martello battente di Renzi.