PHOTO
«Nonostante le nostre dimensioni non ci sottraiamo alla nostra responsabilità». Il premier maltese, Joseph Muscat, non urla al complotto internazionale per l’arrivo di una petroliera, dirottata da un gruppo di naufraghi a largo delle coste libiche, con a bordo 108 persone. Cinque persone sono scese in manette dal natante ma Malta «seguirà adesso tutte le regole internazionali», assicura il primo ministro Muscat, dopo aver fatto attraccare l’imbarcazione scortata dai militari maltesi.
Dopo il soccorso dei naufraghi e il successivo dirottamento verso l’isola, messo a punto da un piccolo gruppo di migranti per impedire il ritorno della El Hiblu 1 a Tripoli, le forze speciali de La Valletta sono entrate in azione nella notte per controllare l’arrivo dell’imbarcazione in porto. Così, mentre un pattugliatore impediva al mercantile di entrare nelle acque territoriali maltesi, i militari sono saliti a bordo e hanno riconsegnato il comando della nave al capitano.
Appena sbarcate, cinque persone sono state arrestate, perché ritenute «responsabili» del dirottamento, e i membri dell’equipaggio interrogati. Il capitano ha più volte spiegato che alcuni dei migranti avrebbero minacciato lui e l’equipaggio obbligandoli cambiare la rotta: «Erano molto scossi e non volevano a nessun costo essere ricondotti in Libia».
Per l’Osservatore romano si tratta di «dirottatori per necessità», scrive in prima pagina il quotidiano della Santa sede. «Avevano dirottato la nave, pur di non essere riportati a Tripoli, e avevano navigato verso Malta», si legge. «Quella appena trascorsa nel Mediterraneo è stata una notte di forte tensione, dopo il ritiro dei mezzi dell’operazione Sophia, con Malta che ha schierato le sue navi militari a difesa delle acque territoriali, e una sola imbarcazione, della ong tedesca Sea eye presente nella zona», è l’accusa precisa che arriva dal giornale vaticano. «Tutto mentre i trafficanti hanno ripreso a mettere in mare, complici le buone condizioni meteorologiche, un gommone dietro l’altro». La nave, la El Hiblu 1, di proprietà di una compagnia turca ma battente la bandiera dello Stato oceanico di Palau, trasportava 77 sono uomini, 19 donne e 12 bambini. Tutte persone in fuga dalle coste libiche, che per l’Alto commissariato Onu per i rifugiati non rappresentano affatto un porto sicuro in cui far tornare i migranti soccorsi.
E mentre Malta avvia le procedure per verificare il diritto all’asilo di ogni singolo migrante giunto a bordo del mercantile, il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, si congratula con La Valletta per l’intervento militare. «È la dimostrazione che l’immigrazione è gestita da criminali e va bloccata con ogni mezzo lecito necessario», dice il capo della Lega, che dopo l’operazione nel Mediterraneo ha incontrato al Viminale l’ambasciatrice maltese. «L’occasione è ritenuta utile per aprire una nuova fase di collaborazione tra i due paesi», fanno sapere dal ministero dell’Interno. «A breve verranno elaborate proposte concrete per intervenire contro l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani nel Mediterraneo».
Eppure, secondo la Sea- Eye, l’Ong tedesca impegnata in una missione «di osservazione» davanti alle coste libiche, a segnalare alla petroliera la posizione dei naufraghi sarebbe stato un aereo militare europeo.