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LaPresse
27 febbraio: è il giorno deliberato dal parlamentino dell'Anm per lo sciopero contro la riforma costituzionale della separazione delle carriere. La proposta lanciata da Stefano Celli di Magistratura democratica è stata accolta all'unanimità. L'obiettivo adesso è raccogliere tutte le forze per organizzare la giornata di astensione ad un mese esatto dell’elezione del nuovo Comitato direttivo centrale e con l’incertezza di aver già eletto anche il nuovo presidente. Un elemento non da poco dal punto di vista di chi dovrà spiegarlo e legittimarlo nelle sedi pubbliche e comunicative.
Anche tra chi ha votato a favore non si nasconde una certa perplessità: se c'era necessità di uscire uniti dalla riunione del parlamentino e rispettare il deliberato dell'assemblea del 15 dicembre scorso, c'è comunque chi, fuori dai microfoni, sostiene che la mossa di convocare lo sciopero così subito sia una scelta azzardata e fatta solo in chiave elettorale in vista delle elezioni del 26, 27, 28 gennaio.
Nella mozione approvata a fine giornata (nessun contrario e 5 astensioni) si è deciso anche di adottare alcune iniziative per l'inaugurazione dell'anno giudiziario il prossimo 25 gennaio nei 26 distretti di Corte di Appello. Sempre su iniziativa di Silvia Albano, presidente di Md, è stata approvata la proposta di abbandonare le Aule quando parlerà il ministro Nordio a Napoli e gli altri rappresentanti del Governo.
Su questo punto all'inizio della discussione il Cdc sembrava spaccato. Da una parte Magistratura democratica e Area pronti ad abbandonare le aule, Unicost, Magistratura indipendente e CentoUno più moderati nel proporre di indossare la toga, agitare la Costituzione o fogli con su scritto articoli della Carta o frasi dei padri costituenti. Alla fine è prevalsa l'unità: non si poteva uscire con un deliberato non unanime per non apparire divisi agli occhi della maggioranza e del governo.
Approvata infatti una mozione in cui si prevede, tra l'altro che i magistrati, prima dell’inizio della cerimonia, si raccolgano all’esterno, mostrando cartelli, sui quali saranno trascritte frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione, che saranno individuate dalla Gec e trasmesse successivamente alle Ges; che i presidenti delle Ges locali, che interverranno tutti alle cerimonie inaugurali prendendo la parola, daranno lettura di quelle stesse frasi all’inizio dei loro interventi programmati e ne spiegheranno pubblicamente in sintesi il senso, illustrando le ragioni della protesta e della presenza in toga.
Quella di oggi è stata l'ultima riunione dell'attuale Cdc e della presidenza di Giuseppe Santalucia.
L'unico della maggioranza a commentare al momento è stato il deputato di Forza Italia Enrico Costa: «Oggi abbiamo assistito ad un film già visto tante volte. Le correnti dell'Anm che si scagliano contro le decisioni del Parlamento per difendere i loro interessi corporativi e per non perdere il potere accumulato negli anni. Spaventano i cittadini inventando falsi effetti della riforma come il pm soggetto all’esecutivo o un freno alle inchieste nei confronti dei politici. È solo un assaggio degli attacchi che si riserveranno nei prossimi mesi. Quella di oggi peraltro è solo l’ultima delle innumerevoli levate di scudi dell'Anm che terrorizza sistematicamente l’opinione pubblica contro le scelte del Parlamento».
La giornata
«Non usiamo toni apocalittici» ma «ribadiamo che la riforma sulla separazione delle carriere è un pericolo per l'indipendenza e autonomia della magistratura» e «non migliora affatto il servizio giustizia». Così stamattina il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia ha risposto indirettamente durante il Cdc in corso in Cassazione alla premier Meloni che durante la conferenza stampa di qualche giorno fa si era detta «sorpresa dai toni apocalittici» usati dalla magistratura quando si propongono delle riforme che la riguarda.
Per Santalucia quella in corso «è una partita che si gioca da 30 anni tra politica e giurisdizione che non ha voluto allentare il controllo di legalità sulla politica e oggi ci fanno pagare il prezzo per questo». Per il leader del “sindacato” delle toghe «è inaccettabile aver blindato il testo». Ammette che per l'Anm «il testo è inemendabile» tuttavia «ciò non significa che il Parlamento non debba occuparsene».
«Siamo servitori dello Stato che servono secondo le funzioni che sono proprie. Documenti del Consiglio d'Europa richiamano i magistrati al diritto-dovere di prendere la parola su riforme che possono mettere in discussione la loro autonomia», ha poi risposto durante il punto stampa quando Il Dubbio gli ha chiesto come commentava le dichiarazioni del vice premier Tajani («non credo che un servitore dello Stato debba protestare nei confronti del Parlamento. È come se i Carabinieri abbandonassero il servizio»).
Infatti, al termine della giornata di oggi il “parlamentino” del sindacato delle toghe deciderà le modalità di protesta da mettere in atto durante le inaugurazioni dell'anno giudiziario contro la riforma della separazione delle carriere e quando fare uno sciopero. «Non c'è nessuna forma di ribellismo illegale o istituzionalmente incompatibile - ha spiegato ancora Santalucia - ma si tratta di rendere palese alla cittadinanza, e il giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario è importantissimo, le ragioni per cui riteniamo che questo ddl non vada nel segno di un miglioramento della giustizia e un rafforzamento delle garanzie di autonomia e indipendenza. Abbiamo il dovere di dirlo. Siamo assolutamente fedeli alla Repubblica ed è per questo - ha concluso - che facciamo ciò che ci accingiamo a fare, per fedeltà massima alla Repubblica».